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25 Agosto 2024Piantata quest’anno da Rossana Suh, è la più alta della Toscana. Le varietà? Segrete
A.F.
C’è un nuovo vigneto a 1.100 metri in Toscana che batte ogni record nella regione e sfiora i primati europei. È stato piantato quest’anno. Siamo sull’Amiata, nel versante di Santa Fiora, quello Sud-Ovest per intendersi. Lo si vede anche dalla strada che scende verso Piancastagnaio o Santa Fiora appunto. Un vigneto di due ettari e altri tre che saranno piantati a breve. In tempi diversi si sarebbe gridato alla follia.
Chi è il matto che ha piantato vigne a 1.100 metri sull’Amiata? Si chiederà qualche agronomo. A portare avanti il progetto è Amiata Bio, una realtà già ben nota nella zona dell’ex vulcano per la produzione di mirtilli. Si tratta di un’azienda giovane, nata nel 2019 per volere di una coppia. Lui è di Montalcino, lei di famiglia paraguaiana e coreana. «Amiata Bio è il frutto della passione per l’agricoltura e la biodiversità. Siamo nel cuore del Monte Amiata, ci dedichiamo alla coltivazione sostenibile e alla valorizzazione del territorio toscano. Il nostro obiettivo è creare un modello agricolo che integri innovazione e rispetto per l’ambiente, producendo cibi di alta qualità e sostenibili» spiega Rossana Suh.
Dalla produzione dei mirtilli è arrivato l’impianto della vigna «eroica». La definizione non è esagerata. Sopra i 500 metri la coltivazione della vite è ufficialmente già considerata di montagna. In questi ultimi anni la famiglia Angelini ad esempio da Montalcino (Caparzo, Altesino) sta piantando proprio sull’Amiata uve bianche a 800 metri di altitudine. In Garfagnana c’era il precedente vigneto da Guinness toscano, perché la Maestà della formica ha piantato vigne da 300 a 1.050 metri. «Alla massima altitudine coltivo Riesling renano, ma il grosso della produzione è tra 300 e 700 dove abbiamo recuperato vecchie vigne e qualche nuovo impianto» ha spiegato il titolare Andrea Elmi.
Adesso arriva il progetto di Amiata Bio che sposta l’asticella dell’altitudine in Toscana, avvicinando a vigneti sperimentali piantati per esempio da Franz Haas in Alto Adige sopra mille metri e sull’Etna, dove con i bianchi si arriva ai 1.200 metri anche se in questi casi fuori dalla Doc omonima del vulcano.
Molti produttori stanno andando in alto per contrastare il cambiamento climatico e trovare clima più fresco. Ovviamente anche i rischi sono elevati. Pericolo di fallanze nell’impianto se la primavera non è calda, rischio di gelate primaverili molto più alto, rischio di vera e propria morte della vite per temperature troppo rigide in inverno. Ultimo ma non ultimo, c’è da considerare lo stile, più snello rispetto a vini corposi di zone più basse della Maremma. Il vantaggio però è eleganza e soprattutto alcol più bassi, uno dei mantra oggi nel mondo del vino. Rossana Suh è entusiasta del progetto. «Il vigneto di 3 ettari che pianteremo il prossimo anno si vedrà anche dalla vetta dell’Amiata» spiega. Le varietà sono top secret, «le riveleremo con la prima bottiglia». Si immaginano bianche nordiche, le uniche che resistono a queste altitudini. Appuntamento con la prima vendemmia nel 2025. Le attese sono, è il caso di dirlo, elevate.
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