Tajani
È prudente, risposta dopo risposta.
Attento a preservare l’intesa con Giorgia Meloni e l’equilibrio instabile con gli alleati. Ma all’ennesima domanda sullo Ius scholae che FI vuole e la destra non sopporta, Antonio Tajani entra in un’altra dimensione: «Ma mica ho sentito Schlein per fare un inciucio. Né lavoro ad un accordo sottobanco con il Pd. È solo quello che pensiamo, da sempre. È quello di cui ha bisogno il nostro Paese. Ragazzi, l’Italia è cambiata! Abbiamo ricevuto in due anni 170 mila ucraini. È la nostra storia, l’impero romano accoglieva, in Sicilia è pieno di cognomi di origine araba. Abbiamo comunità arbereshe: ma sono italiani, eh! Il mio stesso cognome è di origine araba.
Negli Usa qualcuno pensa che non siano buoni americani gli italoamericani? Nancy Pelosi non è americana? Alain Delon aveva la nonna di Cassino. Sarà la mia educazione cristiana, ma per me non esistono differenze di colore o etnia.
Un buon italiano è chi crede nell’Italia, la conosce, la difende.
Quanti militari figli di stranieri ci sono nel nostro esercito? E poi gli atleti, le scuole in cui vanno i nostri figli. Il mondo cambia e continua a cambiare, svegliamoci».
Ministro Tajani, tutto giusto. Ma si prepari, Meloni e Salvini a settembre la bloccheranno dicendo: non è nel programma, addio Ius scholae.
«Primo: verissimo, non è nel programma, ma nei programmi di governo non sempre c’è tutto, si possono arricchire. Secondo: non è la nostra priorità, che sono altre: l’economia e l’emergenza carceri. E però non siamo un partito unico, ognuno ha le sue idee. Non c’è stata nessuna trasformazione di FI, loIus scholaelo voleva già Berlusconi.
Neanche Ursula era nel programma di governo: noi l’abbiamo votata, Meloni e Salvini legittimamente no.
Non è che cade il governo se abbiamo votato diversamente su von der Leyen o se portiamo avanti le nostre idee sulla cittadinanza».
Quali sono queste idee?
«Non basterà essere iscritti. Servirà un percorso di studi completo. E tutto questo non ha nulla a che vedere con l’immigrazione illegale: mica diamo la cittadinanza ai clandestini, né parliamo diIus soli .
Parliamo dei figli di ucraini fuggiti dalla guerra o di chi lavora regolarmente dopo essere arrivato, magari con il decreto flussi».
Meloni era per lo Ius scholae, oggi non più. Alla fine FdI segue la Lega negli snodi essenziali: Mes e Ursula. Siete la foglia di fico moderata in un governo di destra?
«Ma che c’entra destra e sinistra? Ieri ho letto che il più accreditato a fare il leader dei conservatori inglesi è Cleverly, sua madre è della SierraLeone. Sunak è per caso di sinistra?
Io comunque non faccio polemica, dico che è solo la nostra identità».
Quindi pronto in Parlamento a presentare la proposta? Centristi e grillini sono d’accordo, ci stesse il Pd la cosa si farebbe seria.
«Ripeto: nessun inciucio col Pd, nessun tradimento. Ma se il Pd si dice d’accordo con me, non posso essere io a cambiare idea. I sondaggi dicono che gli italiani sono a favore dello Ius scholae .Detto ciò, c’è tempo. Prima ne voglio parlare con i gruppi di FI. E sarebbe un’iniziativa dei nostri parlamentari, non del governo».
Visto che parliamo di diritti: il governo dovrebbe concederne di maggiori anche alle coppie Lgbtq?
«Adesso, ripeto, la priorità sono economia e carceri. Le ricordo che uno degli ultimi spot di Berlusconi fu proprio sulle carceri, che sono – queste sì – un’emergenza cruciale».
Quando Marina ha detto di essere in sintonia con la sinistra sui diritti, lei ha cambiato linea.
«Ma non è così! La famiglia Berlusconi non mi hai mai imposto niente. Non chiamano e non condizionano, esprimono singole posizioni, che tra l’altro coincidono con quelle del padre, e che io raccolgo come quelle di veri amici».
Pier Silvio l’ha criticata, Tajani.
Confalonieri ha fatto un casting per rinnovare i volti di FI. Dica la verità: con il 10 % delle Europee, si aspettava maggiore gratitudine?
«Non mi è arrivata alcuna critica».
Sono dichiarazioni pubbliche.
«Guardi, io sono amico dei fratelli Berlusconi da quarant’anni. Da loro ho solo giudizi positivi. Non posso leggerle gli sms privati, ma mi creda: è così. Poi c’è chi è preoccupato dall’eccessiva crescita di FI e chi vuole delegittimarci come fossimoun partito padronale, ma ripeto: stima e amicizia. Pier Silvio ha solo detto pubblicamente che FI deve andare avanti, io sono d’accordo e in piena sintonia».
Sarà unautunno di casse vuote e con una manovra di austerità. Tempi difficili?
«La manovra non sarà di austerità o “lacrime e sangue”, ma certo non sarà facile.
Bisognerà essere prudenti. Abbiamo delle priorità: il taglio del cuneo fiscale, la decontribuzione per madri lavoratrici con più di due figli, l’aumento delle pensioni minime. Il 30 agosto con Meloni e Salvini avvieremo il confronto».
Salvini già parla di cambiare quota 41. Pessimo segnale per l’Europa che ci ha messo sotto procedura per deficit, non le pare?
«Comincia un confronto, anche noi guardiamo ai pensionati, valuteremo. Si tratta di collaborare, senza imporre o accettare diktat. Noi porteremo avanti le nostre idee.
Penso ai giovani, con il rilancio del fondo per studenti meritevoli da trenta milioni di euro. E con 300 milioni di garanzie dello Stato per i mutui prima casa per le giovani coppie under 36. Infine, le privatizzazioni: per esempio quelladel Monte Paschi e di alcuni servizi dei porti».
Potreste raccogliere risorse anche con gli extraprofitti delle banche? L’anno scorso questa idea fece infuriare i Berlusconi.
«Non è quello il modo di fare cassa.
Tutti, anche le banche, collaborano pagando le tasse, ma non servono blitz. Colpire le banche di credito cooperativo significa colpire famiglie e start up. Ora semmai serve una riduzione del costo del denaro per liberare credito e aiutare la crescita.
Per questo dico che la Bce dovrebbe imitare la Fed e tagliare i tassi».
È soddisfatto della scelta di von der Leyen alla guida della Commissione? Lei temeva instabilità sui mercati per l’Italia, senza un accordo in Europa.
«Ora le istituzioni sono solide. Anche il governo è stabile. Si possono avere idee diverse, ma noi siamo leali e rispettiamo i patti. Però tutti nella coalizione devono capire che essere attivi significa occupare uno spazio politico: il nostro è al centro, diciamo tra Meloni e Schlein. Non vedo il problema, anzi: allarghiamo i confini della coalizione».
Parliamo di Arianna Meloni e del Giornale: le sembra normale che una premier denunci un complotto senza fare nomi? Detenete il potere e avreste una responsabilità.
«Con Berlusconi è successo, è un nervo scoperto. Non posso escludere quello che ha detto Sallusti, è un giornalista serio. Se ha scritto quello che ha scritto, avrà avuto le sue informazioni. In Italia cose simili sono già accadute».
Ma sono accuse lanciate nella mischia. Lei sa qualcosa?
«Non ho notizie, dico solo che è verosimile. Onestamente poi non ho mai visto Arianna Meloni partecipare a incontri sulle nomine».
C’entra lo scontro sulla separazione delle carriere?
«Purtroppo c’è una parte minoritaria della magistratura che è attestata su posizioni conservatrici, ma molti magistrati sono a favore».
L’Anm è contro, veramente.
«Non è che se il sindacato è contrario, non possano esserci tanti giudici a favore».
Infine, uno sguardo ai conflitti.
Lei resta contrario all’uso delle armi italiane nel Kursk?
«Non siamo in guerra con la Russia e non siamo per l’utilizzo delle nostre armi in territorio russo. Detto ciò, Gli ucraini si stanno difendendo.
Bisogna evitare l’escalation, ma c’è sempre un aggredito e un aggressore».
Su Gaza crede davvero in un accordo di pace, questa volta?
«Conosco bene Blinken, parlo con il governo egiziano e con tutti gli altri attori: c’è la volontà di raggiungere la pace. Un’escalation non conviene a nessuno».