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da Sankt Moritz e Lugano (Svizzera) marco ostoni
Un territorio non è soltanto paesaggio fisico o luogo di transito e di vita, ma è anche e soprattutto cultura. E questo è particolarmente vero per l’area fra l’Engadina, nel Canton Grigioni, e il Ticino, lungo il versante svizzero delle Alpi. Qui hanno vissuto e operato intellettuali di valore, anche locali, e qui sono transitati, a partire dal Settecento, scrittori, poeti, filosofi. Fra loro non pochi rampolli dell’alta borghesia e della nobiltà europee protagonisti dei Grand Tour, diversi patrioti italiani del Risorgimento, esuli dal fascismo ed ebrei perseguitati dai nazisti. Spinti dalla necessità o richiamati dalla meraviglia dei luoghi — facilitati oltretutto dalla dimensione plurilingue della Confederazione — alcuni si sono fermati e sono morti qui, lasciando tracce nelle proprie opere e nella memoria delle comunità locali, che spesso hanno dedicato loro targhe-ricordo, sculture, case-museo.
«La Lettura» ha provato a ricostruire queste tracce, senza trascurare i nomi di quanti non possono vantare segni tangibili in loco ma il cui passaggio è documentato e ha prodotto frutti nei loro scritti.
Engadina, la «terra promessa»«Mi sento come se fossi nella terra promessa. […] Voglio restare qui a lungo». Così scriveva Friedrich Nietzsche (1844-1900) in una lettera del 1881 riferendosi a Sils Maria, magnifica località dell’Engadina a poca distanza da Sankt Moritz, dove il filosofo tedesco alloggiò a più riprese da quell’anno al 1888 nella casa che ha poi preso il suo nome, radunando all’interno un museo, una biblioteca, una galleria e una sede per conferenze. E per quanto poco appariscente possa essere la dimora in via da Marias 67, il suo fascino è rimasto intatto: qui, nell’atmosfera da cartolina di questo ineguagliabile scorcio delle Alpi svizzere, l’eredità nietzschiana si respira appieno e qui è custodita parte del suo lascito letterario. Ma non è, la casa, l’unico segno lasciato da Nietzsche: una pietra commemorativa collocata all’estremità sud della penisola di Chastè rammenta i luoghi dove l’intellettuale amava passeggiare, a due passi dal lago di Sils sulle cui placide acque remava in cerca di ispirazione e dove gli venne l’idea di Così parlò Zarathustra. Un evento ricordato da un blocco di granito piramidale, vicino alla cascata di Surlej, che porta il nome di Zarathustra-Stein, come ricordato nella«guida culturale dell’Engadina» , preziosa fonte per individuare il who’s who degli scrittori passati da queste parti (il numero 3 è sfogliabile on line su engadin.ch, disponibile solo in tedesco).
Thomas Mann e gli altriPoco distante da Sils Maria, a Celerina, sopra la gola dove nel 1901 trovò la morte per una caduta, una lapide ricorda Paul Rée (1849-1901), amico dello stesso Nietzsche, filosofo e medico di fama. Ma è nel non lontano Waldhaus Hotel dove ancora si può captare — pur in assenza di targhe o altro — l’eco di un passato glorioso. Fra gli intellettuali qui alloggiati, ricordiamo Carl Gustav Jung, Theodor Adorno, Alberto Moravia, Friedrich Dürrenmatt, Thomas Mann e Arthur Schnitzler. Quest’ultimo uso a soggiornare anche in un altro prestigioso albergo, il Castell di Zuoz, che pure accolse negli anni Venti lo scrittore e drammaturgo austriaco Stefan Zweig (1881-1942). Dell’Engadina scrisse anche Marcel Proust in Les Plaisirs et les Jours (1896), ricordandone i borghi dai nomi «di una dolcezza strana che ricorda l’Italia, Sils Maria, Silvaplana, Crestalta, Celerina».
A Sils Maria, infine, ha avuto casa la scrittrice romana Rosetta Loy (1931-2022), che vi ha ambientato il romanzo Cioccolata da Hanselmann (1995) e che così scriveva del lago di Sils e degli engadinesi: «In realtà i laghi erano tre, divisi da vaste distese di prati disseminati qua e là da vecchie case di contadini dai grandi fienili di legno. Ma per loro “il lago” era uno, e uno solo, quello che si allungava fino al Maloja, ora azzurro, ora colore del ferro, un lago che sembrava allungarsi all’infinito e quasi afferrare le montagne, perdersi nel cielo nelle luci del crepuscolo. […] un luogo dove l’inverno, quando il lago ghiacciava e si ricopriva di neve, era possibile andare nelle notti di luna e accendere dei falò».
Quel che non ti aspetti di trovare, a queste latitudini, fa capolino poco distante, tra i pini: è la Scultura del vento dell’artista Paul Gugelmann, omaggio ad Anne Frank (1929-1945), eretta nel 1997 fuori da Villa Laret, dove Anne trascorse le vacanze estive con la famiglia nel 1935-1936. L’installazione, in metallo, emette suoni simili alle note di uno xilofono, che sembrano dialogare con il vento, quasi a voler incontrare l’anima della giovanissima autrice ebrea del Diario, morta di tifo nel campo di concentramento di Bergen-Belsen.
Scendendo dove si parla italianoAltre due tracce letterarie, intercettate con l’aiuto della Guida letteraria della Svizzera italiana (curata dall’Osservatorio culturale del Canton Ticino e costantemente aggiornata on line al sito guidaletteraria.ti.ch), si incontrano appena più a sud. Nel primo caso si tratta della targa che ricorda, a Sils Baselgi, la figura della fotoreporter e scrittrice elvetica Annemarie Schwarzenbach (1911-1994), che così descriveva la zona: «È una valle di montagna fresca e pura, di […] un equilibrio interiore […], calmante e grandiosa allo stesso tempo: […] le montagne non sono insormontabili, non un rigido muro di ghiaccio, conducono ad altre terre benedette».
La seconda traccia si trova nel paesino di Soglio, nell’ormai italofona val Bregaglia, ed è un’ex dimora patrizia del Seicento trasformata in albergo nel 1876; qui alloggiò nel 1919 il poeta austriaco di origine boema Rainer Maria Rilke (1875-1926), poi fermatosi anche in Ticino, alla pensione Villa Muralto di Locarno. A lui è tuttora dedicata una camera con alcuni scritti originali.
Goethe nell’Alto TicinoIl Ticino, ex baliato di lingua italiana elevato al rango di cantone nel 1803 grazie a Napoleone Bonaparte, è senza dubbio l’area in cui sono rimaste le tracce più profonde del passaggio di tanti intellettuali. Muovendo da nord, la prima sosta non può che essere il Gottardo, con il suo Ospizio che tanti pellegrini ha accolto nei secoli. Tra questi l’unico scrittore di cui si serba una traccia fisica è Johann Wolfgang von Goethe (1749-1832), con una targa posizionata appena sotto il valico, lungo il tracciato della Tremola (la tortuosa strada cantonale).
La letteratura e le guide certificano poi i transiti nella vecchia Sosta, divenuta sede del Museo nazionale del Gottardo, di altri grandi nomi delle lettere, fra cui i francesi Arthur Rimbaud e Honoré de Balzac. Le valli Leventina, Bedretto, Maggia e Onsernone rivelano i passaggi e talora le permanenze di non pochi intellettuali: dai nativi locali (e cugini) Giovanni (1928-2016) e Giorgio Orelli (1921-2013) — quest’ultimo poeta, critico e traduttore cui è stata di recente dedicata una via a Bellinzona — fino all’americana Patricia Hisghsmith (1921-1995), che visse a Tegna e riposa nel minuscolo cimitero del paese, non lontano dalla casa privata in cui abitò e morì, a Berzona, lo scrittore e architetto zurighese Max Frisch (1911-1991). «Era ed è — scriveva l’autrice de Il talento di Mr Ripley, nel 1988 — un paese di montagne che bloccano il sole, una terra di graniti sporgenti e di alberi che si aggrappano a pendii scoscesi riuscendo comunque a crescere dritti. Qui, gli uomini come la vegetazione devono andare alla ricerca di un pezzo di terra che li nutra».
Nella vicina località di Comologno è vissuta invece la scrittrice, psicoanalista e pianista Aline Valangin (1889-1986), che nella residenza estiva denominata La Barca ospitò con il marito numerosi emigranti, fra i quali lo scrittore abruzzese Ignazio Silone.
Lungo le rive dei laghiA ridosso dello spicchio svizzero del lago Maggiore il passato risuona soprattutto attorno alle due perle turistiche di Locarno e Ascona (quest’ultima definita «la Capri nordica» da Eugenio Montale). Una stele dedicata a Erich Fromm (1900-1980) si trova seminascosta a Muralto, all’esterno della casa dove lo psicoanalista e filosofo tedesco visse gli ultimi dieci anni di vita, divenendone cittadino onorario nel 1979, un anno prima di spegnersi. Poco più in là, nella collina sopra Ascona, sorge il piccolo borgo di Ronco, dove Erich Maria Remarque (1898-1970), l’autore di Niente di nuovo sul fronte occidentale, scelse di vivere al rientro dall’esilio americano e dove sposò la star hollywoodiana Paulette Goddard (1910-1990), già musa e compagna di Charlie Chaplin, che oggi riposa accanto a lui nel locale camposanto con splendida vista lago.
La zona di Locarno porta anche le tracce del Clarismo, movimento culturale e religioso promotore dell’emancipazione di donne e omosessuali, fondato dall’estone Elisàr von Kupffer e dal russo Eduard von Mayer, compagni di vita che dopo aver viaggiato in mezza Europa, si trasferirono in Ticino nel 1915 per fondarvi il Sanctuarium Artis Elisarion a Minusio, con l’obiettivo di irradiare il loro credo. Anche l’altro lago ticinese, il Ceresio, riverbera delle luci di numerose stelle del firmamento letterario otto-novecentesco, partendo da quella del premio Nobel 1946 Herman Hesse (1877-1962) che scelse le colline di Lugano per vivere e morirci. Scriveva nel 1918 l’autore di Siddharta che «ogni curva del sentiero mi è famigliare, percorro l’antica scala dell’eremita, la pavida pioggia primaverile gocciola soave, nel vento fresco luccicano fronde di betulla, la roccia umida riverbera riflessi brunastri». La casa in cui Hesse trascorse molti anni, nel quartiere Montagnola-Collina d’Oro, è oggi un museo (con annessa passeggiata-ricordo dei suoi luoghi prediletti) e a pochi passi di distanza, nel cimitero di Sant’Abbondio, è possibile individuarne la tomba tuttora meta di schiere di fedelissimi lettori.
Da citare, poi, Alessandro Manzoni (1785-1873), che studiò dai Padri Somaschi di Lugano, e Carlo Cattaneo (1801-1869), che insegnò filosofia nel liceo della cittadina sul lago, lavorò a svariati progetti in tutto il Ticino (fra cui la bonifica del piano di Magadino) e di cui rimane un busto nella casa di Castagnola dove visse. Lugano serba traccia anche del passaggio di Franz Kafka (1883-1924) nel 1911, con una targa posta sul lungolago, proprio di fronte al moderno edificio del Lac. Di Giuseppe Prezzolini (1882-1982), a lungo domiciliato in via Motta al 36, rimane invece l’archivio privato, depositato dal 1978 presso la Biblioteca cantonale.
Quasi al confineUn ultimo cenno merita la figura di Piero Chiara (1913-1986), di Luino (Varese) ma a lungo ospite del Mendrisiotto — l’area più meridionale del Cantone, magnificata anche da Samuel Butler (1835-1902) — nelle stanze di Villa Turconi, a Castel San Pietro. Chiara in Ticino pubblicò la sua prima opera, la raccolta di poesie Incantavi (1945) e alle parole del suo Diario svizzero lasciamo il sigillo di questa scampagnata letteraria: «Passato il Ceneri il treno è in discesa su Lugano. Beviamo il paesaggio che è simile e così vicino a quello della mia infanzia. Si percorrono le falde del Monte Tamaro e del Lema, si fila lungo acque fredde che vanno per greti aridi tra la rada boscaglia denudata. Ai paeselli rivive la terra, suona lenta la campana delle stazioni e appaiono le facciate bianche delle chiese».





