Sconcerto nelle tre università toscane per la scelta del governo. Il rettore di Pisa: “ Aumentare le tasse? È l’ultima ratio, comunque non basterebbe”
di Azzurra Giorgi
L’aumento delle tasse agli studenti è « l’ultima ratio » . Prima ancora, per far fronte ai tagli arrivati dal Ministero, toccherà a servizi, didattica, ricerca. È un binario stretto quello in cui si muovono le università, ora allo studio di un modo per sopperire alle minori entrate. Una sforbiciata, messa nero su bianco in questi giorni, che riguarda il fondo di finanziamento ordinario in cui ricadono, ad esempio, gli stipendi: una fetta ampissima che non può — e non sarà — ritoccata verso il basso. Così per far quadrare i conti si deve guardare altrove.
A Pisa le tabelle ministeriali segnano — 6,68 milioni di euro (- 2,93%), ma « in realtà è superiore perché in quel calcolo sono stati inglobati i piani straordinari per le assunzioni, gli adeguamenti stipendiali: confrontando gli elementi giusti sono circa 16 milioni » spiega il rettore Riccardo Zucchi. Discorso analogo per l’università di Siena (- 3,15% per il ministero, cioè 3,6 milioni), di Firenze (- 6,9 milioni, ossia il — 2,7% ma l’Università calcola un — 7%), per l’università per stranieri di Siena (- 0,41%). « In passato la quota base era il 33% del Ffo, ora siamo al 25%, nel 2025 sarà il 23%.
A crescere è la parte premiale, ma non c’è una compensazione — continua il rettore dell’università di Siena Roberto Di Pietra — . E poi c’è un effetto di perequazione: prima non si poteva perdere più del 2%, ora il 4% » . Tra i rettori serpeggia sconforto. « I margini di manovra iniziano a essere seriamente difficili » dice Di Pietra, mentre Zucchi rilancia l’allarme della conferenza dei rettori: «La Crui aveva detto che quest’impostazione mette a rischio la sopravvivenza dell’università pubblica, ed è vero. Se non c’è una sterzata è a rischio un patrimonio di questo Paese. Da anni il finanziamento alle università, in rapporto al Pil, è nettamente inferiore alla media europea, in uncontesto in cui si stanziano miliardi per le spese militari. La classe politica non valuta in maniera adeguata il valore strategico di università, ricerca e, quindi, del futuro delle giovani generazioni». Che fare, però, adesso? L’aumento delle tasse «è l’ultima ratio» spiega Zucchi, convinto che in ogni caso nemmeno questo basterebbe. «E dipenderà da quanto sarà difficile fare in altra misura » continua Di Pietra. L’”altra misura” riguarda servizi, didattica, ricerca, si potrebbe anche ricorrere a qualche risorsa accantonata « ma ci andiamo avanti per poco » spiega il rettore di Pisa. A Firenze la copertura dei costi, si spiega dall’Università, potrà avvenire solo con un’utilizzazione delle risorse del piano straordinario per le assunzioni diversa da quella originaria. In particolare, si spiega, le minori risorse avranno un impatto sulla possibilità di garantire lo stesso livello dei servizi eun adeguato piano di assunzioni. Anche gli studenti sono in fermento. « Non sappiamo cosa verrà tagliato, sarà difficile anche solo mantenere quel che abbiamo ora» racconta Riccardo Pisoni, senatore accademico dell’Udu. Per il 15 novembre è già prevista una manifestazione, nazionale e locale. Anche contro i tagli. E da Palazzo Vecchio protesta l’assessore Danti: «Scelte scellerate del governo».