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18 Giugno 2025Tarquinio: «Il no riarmo sarà un pilastro dell’alternativa»
Marco Tarquinio, europarlamentare eletto col Pd, ex direttore di Avvenire. Lei è uno dei pochi dem che ha già confermato la partecipazione alla piazza «no riarmo» del 21 a Roma.
Quella è casa mia, ci sono le persone e le associazioni con cui condivido da anni un cammino di pace. A promuoverla è una rete associativa imponente, che fa azioni di pace, non solo parole. Il 21 sarà il culmine di una serie di manifestazioni che hanno consentito a molti di noi di trovarsi spalla a spalla, controcorrente, rendendo visibile il popolo della pace oltre l’ostracismo che domina il circuito mediatico, con poche eccezioni. Dopo il successo della manifestazione per Gaza è ancora più necessario che ci si faccia sentire e vedere. Perché stiamo vivendo un terribile processo di rilegittimazione della guerra come strumento di risoluzione dei conflitti e ridisegno dei confini.
Schlein non ci sarà, ancora non è chiaro chi rappresenterà il partito. Un’adesione molto meno convinta di quella alla piazza per Gaza.
Il 7 giugno i partiti erano i promotori, questa volta sono ospiti. Schlein sarà in Olanda al congresso dei rossoverdi, ma credo che sarebbe stata perfettamente a suo agio in piazza perché le sue parole contro il piano Rearm Eu sono e restano molto chiare. Non la considero un’adesione meno convinta.
Dopo la Palestina ora c’è l’Iran. Una spirale che sembra inarrestabile.
Tutte le guerre in corso sono connesse, è una catena. E Netanyahu sta raggiungendo e superando Putin nell’escalation dell’orrore. Temo che il probabile convolgimento diretto degli Usa alzi ancora di più il livello dello scontro. In questo quadro l’Europa non solo non è in grado di fare da argine, ma è a sua volta sempre più risucchiata in una logica di guerra. Giusto dunque manifestare ancora, e mi fa piacere che in Italia ci sia la punta più avanzata dei movimenti pacifisti: la nostra opinione pubblica resiste meglio di altre al clima da arruolamento. Le piazze devono incalzare le forze progressiste, chiedere uno scatto politico per investire questa deriva.
Tra i progressisti, in Europa, non c’è stato un reale freno al riarmo.
Ci sono divisioni non solo dentro i Socialisti e Democratici, ma anche nei gruppi Left e Verdi. Il Parlamento Ue non è stato un argine alla bellicizzazione della politica, i numeri sono schiaccianti. La situazione italiana è promettente: Pd, M5S e Avs si stanno muovendo finalmente insieme, devono andare avanti. Le politiche di pace saranno uno degli assi portanti dell’alternativa di governo. Bisogna che ci siano alcuni grandi paesi, come l’Italia, che indichino una direzione diversa.
Difficile costruire l’alternativa sul no al riarmo. Il Pd è diviso, e una volta tornato al governo avrebbe pochi margini rispetto alle alleanze internazionali, Nato in primis.
La linea di Schlein è molto chiara: un secco no al piano che prevede di aumentare le spese militari dei singoli stati. E un sì alla difesa comune che serve per razionalizzare, fare economie di scala, al dunque per spendere meno in armi. Il Pd, che non può essere certo accusato di essere anti-occidentale, può svolgere un ruolo importante nel progettare un’Europa come occidente “altro” rispetto all’America di Trump. Quanto alla postura se i dem dovessero tornare al governo, vedo tutte le difficoltà, ma sono convinto che si possa trovare una strada che, pur senza sconvolgere il quadro di alleanze, consenta all’Italia di essere capofila in Europa dei paesi che non vogliono la difesa militare come investimento prioritario che condiziona e penalizza tutto il resto, in una sorta di economia di guerra non dichiarata. Anche Meloni ha parecchie difficoltà nel rispettare gli obiettivi sempre più alti della Nato, e questo deve valere ancora di più per noi: la sicurezza deve essere innanzitutto sociale.
Quando si sono votati a Strasburgo documenti sul piano di riarmo Ue, il Pd si è spinto solo all’astensione sui paragrafi più bellicisti, contestata da mezzo gruppo che ha votato sì. Votando poi tutti a favore del testo finale delle risoluzioni (tranne lei e Cecilia Strada).
C’è un dibattito aperto nel gruppo socialista, non solo nel Pd. Noto che le sensibilità pacifiste stanno crescendo, c’è un lavoro politici che inizia a dare frutti. Io apprezzo le scelte di Schlein, la sua è una linea riconoscibile, e le contestazioni che riceve confermano che queste sue posizioni disturbano i manovratori dei progetti di riarmo, che sono anche nel Pd.
Molti suoi colleghi eurodeputati sono per il riarmo. Pina Picierno sostiene che l’adesione alla piazza del 21 mina la credibilità del Pd e lo isola.
Penso l’esatto contrario. La credibilità del Pd e la sua capacità di rappresentanza sono minate da quella parte del gruppo dirigente che ci vuole allontanare dal sentire del popolo della sinistra democratica, di cui il movimento pacifista è parte fondamentale. Il nostro compito è non rassegnarci all’idea di un’Europa come grande fabbrica di armi. Domani (oggi, ndr) voteremo a Strasburgo una relazione sull’attuazione del Pnrr in cui sono stati infilati dei paragrafi sulla spese militari che collegano al Rearm Eu. È solo una delle tante tappe di uno slittamento dell’Ue a destra e verso la guerra. Io ovviamente voterò contro, il partito di Meloni a favore. Mi auguro che anche gli altri del Pd siano contrari.