Anche se la premier Giorgia Meloni da Bruno Vespa prova a minimizzare (“la proposta non era nel programma di governo e non avrà conseguenze sull’esecutivo: c’è stata una discussione nella massima serenità, il nostro governo è il più stabile”) e anche Matteo Salvini dice che “è un errore, ma non c’è conseguenza per il governo”, il voto di ieri lascia una pessima scia nei rapporti tra Lega e FdI. Il capogruppo del Carroccio al Senato Massimiliano Romeo, poco prima del voto, fa capire che l’ordine è arrivato dal capo: “Andiamo avanti sul terzo mandato…” ripete a macchinetta. Dopo il voto in commissione, il leghista Stefano Tosato aggiunge: “Non è finita qui”. Replica il ministro dei Rapporti col Parlamento, Luca Ciriani: “Io questa mossa non l’ho capita, avevamo chiesto il ritiro dell’emendamento e non è successo: si poteva evitare…”. La prossima settimana in aula al Senato la Lega ripresenterà l’emendamento facendo scoppiare il caso politico, stavolta nel governo: in aula, infatti, ogni partito dovrebbe esporsi con una posizione precisa con tanto di dibattito e poi voto parlamentare. “L’aula è sovrana”, conferma Salvini.
Tensioni che si intrecciano con il voto di domenica in Sardegna. Il comizio congiunto di mercoledì a Cagliari non è servito per far ritrovare l’unità tra gli alleati di governo. Tant’è che Salvini sta facendo campagna in Sardegna per la lista della Lega, ma non per il candidato del centrodestra Paolo Truzzu. Spera nella sconfitta dell’attuale sindaco di Cagliari per poi rinfacciare alla premier che “non si sta così in coalizione”. Non è un caso che il leghista stia girando l’isola facendo campagna per la sua lista: il Partito Sardo d’Azione potrebbe fare voto disgiunto sostenendo Renato Soru. “Io e Salvini non ci siamo quasi mai incrociati – ammetteva mercoledì dopo il comizio proprio Truzzu – lui è qui perché i sondaggi danno la Lega molto bassa, intorno al 3%”. Un’ipotetica sconfitta permetterebbe a Salvini di rivendicare la centralità nella coalizione addossando tutte le colpe alla premier. Dall’altra parte Meloni sembra abbastanza convinta della vittoria: ieri nel mattinale Ore 11 auspicava che dal voto in Sardegna la premier e Schlein potessero “trarre qualche indicazione sulle future strategie politiche in vista delle Europee”.
Ma la partita del terzo mandato sta creando spaccature anche nella Lega. Luca Zaia ieri ha spiegato che “la partita è lunga” e la forzatura di Salvini potrebbe essere stata fatta proprio per far vedere al suo governatore di averci provato per poi convincerlo a candidarsi alle Europee (anche se potrebbe essere un boomerand per il leghista). Massimiliano Fedriga ha scritto una lettera al ministro Calderoli per chiedergli di affrontare la questione in Conferenza delle Regioni: se ne riparlerà. Anche nella Lega ci sono figure, come Fedriga e Romeo, che erano contrarie al muro contro muro con Chigi. E anche se Meloni è contraria al terzo mandato (“va inserito un limite di due per il premier”), la sottosegretaria Wanda Ferro di FdI ha ammesso che la sede per la discussione è un’altra, il Testo Unico Enti Locali che arriverà in Parlamento più avanti. Dopo le elezioni, quando i rapporti di forza nella Lega saranno più chiari.