L’ultima modifica allo statuto di Forza Italia (dopo la morte di B. è stato già cambiato tre volte) pubblicata l’altro giorno in Gazzetta Ufficiale blinda il nuovo assetto grazie a un codicillo che impone una decantazione di almeno 48 mesi ai nuovi iscritti. “Il diritto di elettorato attivo e il diritto di elettorato passivo per gli Organi nazionali e territoriali sono esercitati dai soci che abbiano compiuto il diciottesimo anno di età e si acquisiscono con tesseramento di almeno due anni consecutivi in corso di validità”. Una regola decisamente diversa da quella precedente che, grazie a una formula sapientemente lasca, prevedeva l’acquisto del diritto di voto decorsi i pochi giorni necessari all’accoglimento della domanda di adesione. Ora invece si cambia: il nuovo assetto nei fatti impedisce a tutti i livelli la scalata al cielo da parte di “Papi” stranieri capaci magari di conquistarsi pezzi di potere attraverso il gioco del tesseramento.
Ecco, allora, il nuovo statuto costringe alla prova del pedigree della fedeltà biennale. “Tajani dice di volere un partito aperto invece lo chiude. Ma nel frattempo ha già premiato con incarichi di prestigio chi aveva tradito il partito o chi un tempo era ostile” sussurra qualcuno riferendosi ai figliol prodighi riaccolti con tutti gli onori e non solo. A partire da Letizia Moratti, che si era accasata con il Terzo polo di Renzi e Calenda, abbandonato dopo il flop delle Regionali in Lombardia e poi tornata in Forza Italia a ottobre, subito con un ruolo da protagonista. Molto prima di lei era toccato ad Alessandro Sorte che nel 2019 era stato tra i fondatori di Cambiamo!, la creatura politica con cui Giovanni Toti si era messo in proprio. Ora Sorte, dopo aver giubilato Licia Ronzulli, è coordinatore della Lombardia. Incarico di assoluto prestigio, come quello di Stefano Benigni: tornato pure lui a casa dopo l’avventura totiana e oggi vice di Tajani.
Discorso a parte, ma fino a un certo punto, merita lo scouting forzista in casa Lega: da quando è entrato in Forza Italia nel 2020, l’ex presidente della Regione Piemonte Roberto Cota è stato trattato con i guanti bianchi e ora pure in rampa di lancio per le elezioni europee come l’altro ex bossiano Marco Reguzzoni. Per tacere di Flavio Tosi: nel 2022 Tajani gli ha consegnato con la spilletta di Forza Italia anche la guida del partito in Veneto dove aspira a scalzare Luca Zaia. E la vecchia guardia azzurra muta.