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Dopo il tanto discusso Madre! del 2017, Darren Aronofsky, regista di Requiem for a Dream (2000), The Wrestler (2008) e Il Cigno nero (2010), torna nelle sale cinematografiche con The Whale, con un gigantesco, sia per mole che per livello di interpretazione, Brendan Fraser.
Il film racconta la storia di Charlie, insegnante di letteratura che, a causa della prematura scomparsa del compagno, cade in un turbine di depressione che lo porta a ingrassare in maniera spropositata fino a diventare smodatamente obeso. La performance di Fraser è la chiave del film. Aiutato da una tuta prostetica che gli ha «donato» una impressionante quantità di adipe, riesce a trasmettere la sofferenza e la disperazione del suo personaggio in maniera autentica, senza cadere in un facile overacting.
Eppure, se la prova di Brendan Fraser ha messo d’accordo più o meno tutti, non altrettanto si può dire per la pellicola nel suo complesso, che accanto alle recensioni positive ha collezionato diversi pareri assai più «freddi» e un’ampia dose di stroncature. Stroncature che, in generale, convergono su determinati elementi di The Whale e sul modo in cui Darren Aronofsky porta in primissimo piano la dimensione tragica di Charlie.
Il racconto segue uno schema lineare che da un inizio turbolento porta alla redenzione del personaggio principale. Nessun colpo di scena particolare degno di nota, che purtroppo appiattisce tutto il film. Tanti sono i temi toccati dalla pellicola, ma praticamente nessuno di questi viene veramente approfondito. Il vero punto di forza non sono quindi i contenuti, ma la prova degli interpreti. Tuttavia è difficile sedersi in sala per vedere The Whale, assistere impassibili alla proiezione e alzarsi dalla poltroncina senza avvertire la sensazione di avere vissuto un’esperienza umana devastante e indimenticabile.
Nel discorso di ringraziamento ai Critics Choice Awards Brendan Fraser ha detto: «Se anche voi, come il ragazzo di nome Charlie che ho interpretato in questo film, in qualche modo lottate contro l’obesità o vi sentite in un mare oscuro, voglio che sappiate che se potrete avere la forza di alzarvi in piedi e andare verso la luce, le cose belle accadranno». Charlie è convinto che non potranno mai esistere «persone incapaci di non amare», ha fiducia in quel bene biblico che si incarna metaforicamente nella figura del predicatore della New Life.
Accanto alla Bibbia, c’è nel film la presenza di Moby Dick. Sin dalla prima scena, si sente leggere più volte un saggio sul capolavoro di Melville, in cui si fa riferimento alla tristezza dei lunghi capitoli in cui l’autore descrive l’enormità della balena. Sono capitoli che tuttavia lo scrittore del saggio trova necessari. Ed è proprio questa lettura che sarà salvifica per Charlie.
The Whale è una storia di umanità e redenzione, con un significato biblico oscuro e carezzevole, che fa commuovere e riflettere.
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