Sindacati ed esperti spiegano quali sprechi bisognerebbe evitare e dove razionalizzare il sistema. Pareri diversi sul ruolo dei piccoli ospedali
di Michele Bocci
La Rete ospedaliera. Proprio una delle cose che il presidente Eugenio Giani giura da sempre che non cambierà ( ma lo aveva detto anche per le tasse) secondo molti esperti dovrebbe essere rivista. In Toscana ci sono tanti ospedali, alcuni molto piccoli, andrebbero almeno riconvertiti per risparmiare ma anche migliorare l’assistenza.
Con l’approvazione del bilancio i conti vengono messi al sicuro per quest’anno ma nel prossimo ci sarà comunque da fronteggiare il deficit strutturale da 500 milioni che potrebbe essere alleggerito solo se arriva almeno un pezzo del tanto agognato payback dei dispositivi. Giani continua a parlare di una task force che studi interventi per migliorare i conti. Non è noto quanti potrebbero essere i membri, se fossero tanti il gruppo si rivelerebbe inutile. E del resto fino ad ora l’assessorato alla Salute e la presidenza non sono stati in grado di disegnare una riforma in tre anni. Pure quella del 118, ormai vecchiotta, è ferma. Tra l’altro si va avanti con più centrali dell’emergenza,quando ne basterebbe una per tutta la Regione.
Comunque sia, se ne facesse parte, Carlo Palermo, segretario nazionale di Anaao, il principale sindacato degli ospedalieri ed ex segretario regionale toscano, saprebbe come fare. Le sue idee non sono diverse da quelle diffuse dall’Intersindacale medica, cioè da tutte le sigle dei camici bianchi, proprio ieri. « Innanzitutto bisogna intervenire sulla rete ospedaliera — dice — Bisogna trasformare i piccoli ospedali in presidi territoriali, come poliambulatori o appunto ospedali di comunità. Possono comunque restare un punto di riferimento di una zona ma senza fare attività di alta specialità, che invece vanno centralizzate » . Secondo Palermo « bisogna far capire alle realtà locali che non si può dare tutto a tutti perché i costi sono quelli che sono » . Poi c’è da fare attenzione agli sprechi. Caso eclatante quello dei robot chirurgici. «La Toscana ne ha quanti l’intera Francia » , dice Palermo: « Bisogna fare attenzione a un utilizzo delle tecnologie disordinato » . Difficile pensare che tutti questi strumenti, molto costosi, vengano usati al 100 percento delle loro possibilità. Di recente sarebbe arrivato il via libera all’acquisto di due robot per la Asl Nord- Ovest, che sarebbero messi a Livornoe al Versilia. Questo anche se all’ospedale di Pisa ce ne sono già ben quattro.
Uno dei punti sui quali intervenire è il pronto soccorso. « Manca il filtro territoriale e ci sono tantissimi accessi impropri, che consumano risorse — dice Palermo — I codici bianchi devono trovare risposta in luoghi diversi, che abbiano un costo più basso » . Degli accessi impropri al pronto soccorso parla anche Niccolò Biancalani, che è il segretario regionale della Fimmg, il principale sindacato dei medici di famiglia. « Il 60% dei casi che arrivano al pronto soccorso sono inappropriati. Dovrebbero pagare un ticket che però non viene quasi mai riscosso a causa delle esenzioni. Ma se una persona è cardiopatica e si presenta con una storta, quindi niente di grave, dovrebbe pagare. Ci vorrebbero sistemi territoriali per ridurre l’accesso al pronto soccorso. Quasi sempre chi ci va e non ha niente di grave prima non ha interpellato il suo medico di famiglia». Anche secondo Biancalani bisogna razionalizzare la spesa per certi piccoli ospedali, dove magari ci sono punti nascita piccolissimi.
Sugli ospedali la vede in modo un po’ diverso Valtere Giovannini, che è stato direttore dell’assessorato alla Salute oltre che dei policlinici di Careggi e Siena. Secondo lui andrebbe fatta una cosa diversa, che ai medici tradizionalmente non piace molto. « Dovrebbero essere i professionisti, ad esempio i chirurghi, a spostarsi in équipe da una struttura all’altra per fare gli interventi in elezione. Così a parità di risorse si aumenta la produttività. In più si tengono nei luoghi di residenza le persone e si evita l’impoverimento sanitario di certe zone » . Sempre secondo Giovannini bisognerebbe dare maggiori responsabilità agli infermieri, cosa che permetterebbe di utilizzare meno medici. « Gli infermieri sono professionisti laureati, che possono prendersi responsabilità, ad esempio ripetere prescrizioni di farmaci per i pazienti cronici. Dobbiamo sfruttare il più possibile le loro competenze, molto maggiori di un tempo » . Infine, Giovannini è convinto che « sia necessario prenotare visite ed esami specialistici direttamente dove vengono prescritti. Bisogna uscire dallo studio del medico con l’appuntamento preso. Ovviamente se ne dovrebbe occupare chi fa segreteria. In questo modo i pazienti avrebbero molte meno difficoltà e si ridurrebbe pure l’inappropriatezza» . Paola Galgani, delegata alla sanità nella segreteria Cgil Toscana, premette che il risparmio non deve far peggiorare la risposta ai cittadini. « Però ci sono semplificazioni che si possono fare, cosa che migliorerebbe la vita delle persone. I presidi sanitari dovrebbero essere riorganizzati, dando funzioni specifiche e non raddoppiare certi servizi, magari in strutture che si trovano a pochi chilometri di distanza uno dall’altro. Negli ospedali dobbiamo mantenere le eccellenze ma anche ragionare su quali funzioni possono avere le varie strutture. Il tutto senza diminuire il personale, ma utilizzandolo al meglio » .