Dopo aver fatto interviste a tutto campo sui quotidiani di ieri, Toti nel pomeriggio ha incontrato i componenti della lista Toti a Genova, al Nh Marina al Porto Antico. Poi, si è presentato davanti alla stampa, nella sala Mediterranea. Spavaldo, pronto a non arretrare su nulla, si è presentato come il “vero” paladino della politica. E non ha mancato di ironizzare sui suoi domiciliari, che non sono stati Le mie prigioni di Silvio Pellico (forse riferendosi al titolo del Fatto). “Non c’è stato nessun isolamento politico, ci sono stati politici che per loro vocazione, attitudine, spirito, carattere sono stati evidentemente più vicini, e ho ringraziato Salvini, Crosetto, ringrazierò il ministro di Giustizia che ha detto parole importanti su quello che è successo. Non c’è stata una lontananza semmai una timidezza della politica ad affrontare quel crinale delicato tra il mondo della politica e il mondo della giustizia”. Perché, e lo ripete più volte, “l’inchiesta fa riflettere”. Secondo lui, quella dipinta come una storia criminale è “una storia politica di successo”, che “l’opposizione ha voluto riscrivere”. Ma “per la prima volta si è scritto nero su bianco che la possibilità di reiterare un reato dipendeva dalla funzione esercitata da un eletto dai cittadini, su questo il Parlamento si dovrà interrogare”. E poi, affonda: “Quest’inchiesta corre lungo un crinale tra politica e giustizia che mette insieme tante cose. La politica non può non interrogarsi sui limiti al finanziamento e all’azione politica rispetto ai suoi finanziatori, e il controllo di legittimità sugli atti non può eccedere i limiti della politica di decidere in autonomia”. E ancora: “Noi non abbiamo prodotto atti illegittimi, finanziamenti illegittimi, io sono contrario al finanziamento pubblico e sono per il finanziamento privato, ma gli stakeholder devono avere rapporti con la politica, questa roba qua va normata altrimenti avremo accuse di asservimento di funzione, gli imprenditori fuggiranno ogni volta che dovranno chiedere un aiuto, quello di cui è accusato il presidente Toti”, conclude. E rimanda la palla al giudizio degli elettori. Tanto che non manca qualche frecciatina al Pd. Perché che David Ermini sia nella holding Spinelli, secondo lui, è cosa buona e giusta, di cui il Pd dovrebbe essere “onorato”. Perché non esita a dire che si tratta di un partito che non ha le idee chiare. Non manca di chiarire la sua posizione sul rigassificatore: “La politica ligure si aggroviglia molto, ma incide molto poco”. Perché “si tratta di un piano nazionale di governo dell’energia”, fatto dal governo Draghi. Ma “io sono della parte politica che questo piano lo sostiene, che lo considera un ottimo piano energetico”.
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Infine, la parte più prettamente politica: Toti ribadisce che non correrà né come presidente, né come consigliere regionale. Ma che – appunto – è pronto a dare il suo nome a una lista. In questi giorni come candidata si è fatto il nome di Ilaria Cavo, ex giornalista Mediaset, considerata una creatura politica totiana, lambita dalle carte dell’inchiesta come presunta beneficiaria dei pacchetti di voti chiesti alla comunità riesina del quartiere di Certosa. Quel che è certo è che Toti ribadisce l’importanza e la centralità del civismo in Liguria. Una mossa che mette in difficoltà anche il centrosinistra. Un modo per dare uno stop non tanto al leghista Edoardo Rixi che di correre non ha molta voglia, ma anche a eventuali mire di Giorgia Meloni per Fratelli d’Italia. D’altra parte, tra i ringraziati, l’ex presidente la premier non la cita mai.