Il Mondo Nuovo
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di marcello sorgi
Occorrerà che la nube sollevata in tutto il mondo dalla vittoria di Trump si diradi, per valutarne le vere conseguenze. E in questo senso, aspettarsi una schiarita dal vertice di Budapest era un’illusione. Meloni non ha avuto bisogno di attenderne le conclusioni, per comprenderlo. La premier aveva fatto le sue valutazioni già prima dei risultati delle elezioni Usa, mettendo in conto che, paradossalmente, la vittoria di Trump, imprevedibile in queste dimensioni, avrebbe creato più problemi in Europa che non la continuità Harris-Biden.
Nel quadro europeo, tuttavia, l’Italia è quella che sta messa meglio. Almeno rispetto alla Germania, in cui il Cancelliere Scholz ha aperto una crisi di governo che con ogni probabilità lo porterà a elezioni anticipate, dall’esito assai incerto per i socialdemocratici. E alla Francia, da cui Macron s’è mosso subito per avviare un contatto con il Presidente Usa neoeletto, come fece otto anni fa, ma senza riflettere, appunto, sul fatto di non essere più lo stesso di otto anni fa. E di trovarsi alla guida di un Paese dove presto, a sinistra, l’ala più radicale potrebbe avere la meglio e dar vita a una nuova stagione di contestazioni di piazza contro la politica di rigore economico avviata dal primo ministro Barnier.
In questo quadro la premier italiana si accinge a un paio di necessarie valutazioni. La prima riguarda l’area sovranista europea, molto ringalluzzita come s’è visto dalle prime uscite di Salvini, e meno disponibile ad accettare una mediazione meloniana con la Commissione di Von der Leyen. La seconda, non certo in ordine di importanza, è legata all’Ucraina: l’ipotesi che Trump, per tener fede alle promesse elettorali, intenda imporre, tramite il blocco delle forniture di armi a Zelenski, una pace sbilanciata a favore di Putin, è quanto meno superficiale. Quando metterà mano seriamente al problema – il che non avverrà prima dell’insediamento, a gennaio – anche Trump dovrà rendersi conto che la situazione è più complessa, e un conto sarà spingere per il cessate il fuoco e un altro avviare una negoziazione tra le parti. La volontà manifestata da Salvini di fermare gli aiuti in armi si rivelerà dunque troppo frettolosa. E se non altro, Meloni avrà tempo per riflettere sul da farsi, senza inutili corse in avanti.