Le truppe di Mosca stanno arrivando in forze nella regione di Kursk e tentano di frenare l’offensiva penetrata da cinque giorni nel cuore del territorio russo. Lo schieramento però avviene in una grande zona grigia dove le imboscate delle avanguardie di Kiev sono micidiali. Un convoglio di quindici camion pieni di soldati è stato distrutto nel giro di pochi minuti mentre era in viaggio nella notte nei dintorni di Rylsk: i filmati mostrano veicoli inceneriti e cataste di cadaveri, tanto da far ipotizzare almeno duecento tra morti e feriti. Si tratta di uno degli agguati più sanguinosi in assoluto dell’intero conflitto. I blogger russi sostengono che sia opera dei razzi americani Himars, ma al momento Washington non permette l’uso delle sue armi a lungo raggio aldilà del confine.
La preoccupazione più alta riguarda la centrale nucleare di Kursk: ieri pomeriggio c’è stata un’esplosione nel cielo e poco dopo la corrente elettrica è stata interrotta in tutta l’area. Il governatore Alexei Smirnov ha detto che il black out «è stato provocato dai resti di un drone nemico abbattuto che hanno causato un incendio dei cavi». Circolano video che mostrano il rogo di un cabina di smistamento dell’energia, forse colpita da un raid. Non è chiaro quanto l’emergenza possa influire sulla sicurezza dell’impianto, che è considerato molto vecchio. Gli ucraini hanno fatto avanzare cannoni semoventi da 155 millimetri, in grado di sparare a quaranta chilometri. Il timore è che possano aprire il fuoco contro la centrale: giovedì sera sono state segnalate autoblindo più o meno a quella distanza, ma probabilmente si trattava di una missione d’esplorazione.
Per fermare i rinforzi che continuano a varcare la frontiera, l’aviazione russa ha iniziato a bombardare il distretto ucraino di Sumy, dove si trovano le basi dell’assalto. Le autorità hanno ordinato il trasferimento di ventimila abitanti: non viene esclusa l’eventualità che il Cremlino possa scatenare nei prossimigiorni una rappresaglia in quella provincia, aprendo un altro fronte di guerra. Al momento però i generali di Putin faticano a contrastare l’avanzata dei nemici.
La mappa degli scontri è confusa. I russi stanno concentrando la reazione sulle tre località che marcano le direttrici principali dell’offensiva. A Sud, manovrano su Suzda, anche per liberare due battaglioni di reclute e della milizia Rosvgardia circondati alle porte della cittadina: gli scontri più intensi avvengono a Plekhovo. Lì sono entrati in azione pure i commandos ceceni del gruppo Aida assieme ai reduci della Wagner: uno dei loro ufficialiha dichiarato che «l’operazione richiede tempo». Al centro, la battaglia più intensa viene registrata a Malaya Lokhna, nei pressi dell’autostrada per il capoluogo. A Nord invece si combatte per il controllo di Korenovo: quattro carri armati ucraini hanno cercato di irrompere nella periferia, ma sarebbero stati respinti.
Le perdite paiono consistenti per entrambi gli eserciti. Numerosi blindati ucraini sono stati distrutti o abbandonati per problemi tecnici: il comando punta soprattutto sulla rapidità e vuole spingersi quanto più in profondità. Allo stesso tempo centinaia di fanti di Mosca sono stati catturati: la maggioranza sono ragazzi di leva, dislocati in patria perché da marzo 2022 non è permessa la loro partecipazione alle operazioni in Ucraina, affidate solo ai volontari.
Il quartiere generale di Mosca da mercoledì ha fatto intervenire unità prelevate dal fronte di Kharkiv, il più vicino e il meno strategico, che stanno venendo raggiunte da brigate di stanza nella capitale o a San Pietroburgo. Finora non è stato indebolito il rullo compressore russo nel Donbass, dove la situazione resta critica per le difese ucraine. Un altro villaggio è caduto ieri e ora gli invasori sono a quindici chilometri da Pokrovsk, rendendo sempre più complicata la protezione dell’autostrada che rifornisce la prima linea nel Donetsk. Ci sono dozzine di assalti ogni giorno, sostenuti da tank, aerei e missili: un cruise ha raso al suolo un supermercato a Kostiantynivka, nelle retrovie, uccidendo quattordici civili e ferendone 40.
Kiev non può mandare aiuti militari: il comandante Syrsky ha impegnato tutte le riserve nell’offensiva in Russia. Cerca però di mettere in difficoltà i nemici in altre zone con blitz condotti dall’intelligence. Due ondate di droni si sono abbattute sull’aeroporto di Lipeck, a quattrocento chilometri dal confine, e hanno fatto saltare in aria i depositi di bombe plananti usate dai cacciabombardieri. Gli incursori della Marina sono sbarcati sulla Striscia di Kinburn, un lembo di costa alla foce del fiume Dnipro: Mosca sostiene di averli sconfitti, ci sono foto però della bandiera ucraina rimasta ancora sulla spiaggia ieri pomeriggio.
Il governo Zelensky con l’avanzata su Kursk non vuole solo alleggerire la pressione sul Donbass: mira anche a un risultato politico, legato agli scenari di trattativa. Lo ha esplicitato ieri Myhailo Podolyak, uno dei consiglieri del presidente: «La Russia comincia a capire che la guerra sta lentamente arrivando sul suo territorio. Quando sarà possibile condurre un negoziato che permetta di ottenere qualcosa da loro? Soltanto quando il conflitto non starà procedendo secondo i loro piani».