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La proposta: un monitoraggio congiunto tra governo e operatori del sociale per arginare il fenomeno
«Troppi poveri in più, cambiamo approccio»
Il direttore Caritas, don Pagniello: «Da questa manovra il rischio di altre disuguaglianze»
Dal responsabile dell’organismo pastorale per la carità della Cei arriva un appello rivolto al governo Meloni: «Correggere il tiro oppure questa manovra farà crescere la povertà, si rischia di aumentare le disuguaglianze e l’ingresso di nuove fasce di popolazione nella povertà assoluta». La proposta: «Vigiliamo in modo comune per scongiurare peggioramenti di una situazione già molto grave». Nel mirino in particolare «l’assenza di una misura universale di sostegno »; altre criticità sono rappresentate dal mancato rifinanziamento del Fondo per il contrasto delle povertà educativa e dai tagli ai bilanci dei Comuni.
Intanto dall’Inps arriva la circolare che fa partire (dal 2 gennaio) le domande per l’assegno da 850 euro mensili per gli ultra80enni poveri e in condizioni gravissime. Stanziati 500 milioni, ma non basteranno se le istanze saranno più di 25mila.
Le emergenze del Paese
Il direttore della Caritas Italiana, don Marco Pagniello, lancia un appello al governo: vigiliamo insieme per scongiurare peggioramenti di una situazione già molto grave
«Correggere il tiro o con la manovra crescerà la povertà»
Altre criticità sono rappresentate dal mancato rifinanziamento del Fondo nazionale per il contrasto della povertà educativa e dai tagli alle risorse dei Comuni
Roma
«Con questa legge di Bilancio si rischia di aumentare le disuguaglianze e l’ingresso di nuove fasce della popolazione nell’area di povertà assoluta fra pensionati, famiglie numerose e lavoratori poveri». Il direttore di Caritas Italiana don Marco Pagniello manifesta la sua delusione, insieme al Terzo settore, dopo qualche segnale positivo che si era registrato. Ma il suo è anche un invito a tenere aperto il filo del dialogo: « Nessun governo può essere insensibile all’aumento della povertà. Proponiamo un’azione di monitoraggio comune fra governo e operatori del “sociale” per scongiurare o arginare il concretizzarsi di questi rischi».
Partiamo dagli aspetti positivi che avevate registrato.
Abbiamo interloquito bene e con una certa continuità con la viceministra del Lavoro e delle Politiche sociali Maria Teresa Bellucci, poi il governo aveva accolto la proposta di un tavolo di confronto sul sociale e il Terzo settore per la legge di Bilancio, che qualche risultato lo ha portato.
Ad esempio?
C’è stato l’aumento dei fondi per il Servizio civile universale, è stato inoltre scongiurato l’aumento dell’Iva agli enti e alle associazioni del Terzo settore, mantenendo un impegno che era stato preso proprio dalla viceministra Bellucci. C’è stata poi una leggera modifica per l’assegno di inclusione che ha comunque comportato un allargamento della platea. Sono state inoltre approvate alcune misure contro la denatalità.
Non sono aspetti positivi, questi?
Lo sono, ma prevalgono le ragioni per essere preoccupati. Manca, innanzitutto, una misura universale di contrasto alla povertà, che c’è in tutti i Paesi europei . C’è un affronto ancora troppo timido di questioni cruciali, penso alle facilitazioni nell’ingresso del mondo del lavoro e alle politiche contro la denatalità: mancano misure strutturali e coraggiose che segnino un cambio di passo reale.
Ma queste misure tutte insieme non dovrebbero comunque portare a una ridu- zione della povertà?
L’aumento delle bollette, degli affitti, l’assenza di misure contro il lavoro povero, e il contemporaneo aumento delle pensioni sociali di soli 8 euro, a fronte di un vertiginoso aumento dei prezzi dei generi di prima necessità, rischiano di far precipitare nella povertà assoluta un gran numero di persone fragili che già sono in una condizione di difficoltà.
Si tratta di effetti temuti, ancora da verificare.
Sono rischi concretissimi. Un attento monitoraggio in un tavolo comune potrà, però, ancora consentire di scongiurare gli effetti peggiori con nuove misure e nuovi stanziamenti. Anche attingendo, eventualmente, a fondi europei.
Ma vi siete dichiarati delusi anche su altri fronti.
Piuttosto grave ci appare soprattutto il mancato rifinanziamento del Fondo nazionale per il contrasto della povertà educativa minorile, e questo mancato investimento su una grande emergenza nazionale lascia ancora più sole le famiglie in difficoltà, penso soprattutto nelle aree periferiche delle grandi città e nelle zone interne. Resta fermo, inoltre, il dibattito sul una nuova legge per la disabilità. E un altro gravissimo motivo di preoccupazione deriva dai tagli alle risorse dei Comuni, che sono l’ente di prossimità sulle politiche sociali e di assistenza, che – già in difficoltà come sono – rischiano di non riuscire più a far fronte alle diverse e crescenti esigenze.
Qual è quindi la vostra proposta costruttiva?
Non tardiamo a mettere in campo questa verifica in corso d’opera degli stanziamenti di bilancio sia per quanto riguarda le politiche sociali, le politiche contro la povertà, ma anche la lotta alla denatalità. Su questo ultimo punto, conveniamo sulla necessità di favorire un’inversione di tendenza, ma non potrà certo scaturire dalle politiche dei bonus una tantum. Occorre anche su questo dar vita a un tavolo permanente di confronto, fra governo e rappresentanti delle associazioni familiari, che abbia il compito di elaborare proposte condivise, efficaci, e soprattutto, strutturali.