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Macron avrebbe scelto un giorno simbolico per l’eventuale annuncio, il 6 giugno, in occasione della cerimonia a Omaha Beach per gli 80 anni dello sbarco alleato in Normandia, a cui saranno presenti proprio Zelensky e Biden (in viaggio di Stato in Francia fino all’8 giugno), mentre, la Russia, secondo la Reuters che cita fonti diplomatiche, e a differenza di quanto sostenuto dagli organizzatori, non sarebbe invitata. Finora, comunque, circa 52 mila militari ucraini sarebbero già stati formati nei Paesi Nato dall’autunno 2022, nell’ambito del programma Eumam, la missione di assistenza militare a sostegno dell’Ucraina. Le rivelazioni di Le Monde confermano quanto si era fatto sfuggire alcuni giorni fa il capo delle forze armate di Kiev, Alexander Syrsky, annunciando “l’arrivo degli istruttori francesi” in Ucraina, prima che Kiev facesse marcia indietro, alcune ore dopo, precisando che la questione era “ancora in fase di discussione” con la Francia. Parigi non aveva smentito. A fine febbraio, Macron aveva ipotizzato l’invio di truppe occidentali in Ucraina, da allora evocato più volte, sollevando le reazioni controverse degli alleati. Stéphane Séjourné, il ministro degli Esteri, aveva abbassato il tiro precisando che l’eventuale futura presenza di militari in Ucraina avrebbe riguardato azioni specifiche come lo sminamento e la cyber-difesa, senza “oltrepassare la soglia della belligeranza”. Ma in tre mesi il contesto è cambiato. Il segretario generale Nato, Jens Stoltenberg, sta insistendo per dare a Kiev il via libera per colpire bersagli militari oltre i confini dell’Ucraina, in Russia e nei territori occupati, inclusa la Crimea. Un’escalation nel conflitto a cui Parigi si è allineata. Stando alle recenti dichiarazioni, Finlandia, Svezia, Paesi Baltici, Polonia, Repubblica Ceca, Danimarca, Olanda, oltre che Regno Unito, Norvegia e Canada, sarebbero favorevoli.
Dal fronte pacifista è intervenuto il segretario di Stato vaticano, Pietro Parolin: “Potrebbe comportare un’escalation che nessuno potrà più controllare: è una prospettiva davvero inquietante. Siamo impegnati sul piano umanitario, soprattutto sulla questione del ritorno dei bambini ucraini in patria, un meccanismo che è stato avviato con la visita del cardinal Zuppi a Kiev e a Mosca, che sta portando dei frutti”.
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