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20 Dicembre 2023Niente soldi da Roma,Giani annuncial’aumento dell’Irpef«Chi fa da sé fa per tre»
Circa 470 mila toscani pagheranno in media 424 euro in più
In Consiglio regionale Italia Viva contraria, Pd appeso a due voti
Giulio Gori
Una settimana fa un appuntamento annullato, ieri una telefonata che non è mai arrivata. Così, il governatore Eugenio Giani ha dovuto ufficializzare quel che appariva scontato da giorni: senza una risposta da parte del governo, in particolare dal ministro della Salute Orazio Schillaci, la Toscana dovrà aumentare l’addizionale Irpef per ripianare il disavanzo del bilancio sanitario. Con una stangata che, secondo la bozza di emendamento ancora da ufficializzare, dovrebbe arrivare a sfiorare i 330 euro per i redditi sotto i 50 mila euro e addirittura 1.200 euro per quelli superiori a 100 mila, con l’esenzione solo per i redditi sotto i 28 mila euro (lordi). Un piano contro cui Italia Viva ha già detto di no, e che, malgrado le trattative che andranno avanti nelle prossime ore, dovrebbe arrivare venerdì al voto col solo sostegno del solo Pd.
Tutto nasce dal fatto che, malgrado una legge dello Stato riconosca alle Regioni il diritto al payback (un rimborso da parte delle aziende che producono dispositivi medici), il Tar del Lazio ha rinviato l’esame della norma alla Consulta, di fatto congelandola, e lasciando molte Regioni a chiedersi come coprire quel buco. Per la Toscana, secondo Giani, la stima era di 420 milioni di euro di crediti. Se il governo Meloni, lo scorso anno, di fronte ai contenziosi aperti dalle aziende, aveva deciso di garantire alle Regioni metà della cifra (per la Toscana, 195 milioni su 390), quest’anno non ci sono state risposte. E ieri gli uffici di Giani hanno continuato a chiamare inutilmente quelli del ministero della Salute (mentre col ministero dell’Economia non c’è stato in questi giorni alcun contatto). Secondo il presidente toscano, per chiudere in pari i conti della sanità servono almeno 200 milioni, che saranno quindi recuperati con le tasse.
«Chi fa da sé fa per tre — dice Giani, per fare buon viso a cattivo gioco — Noi abbiamo un credito nei confronti degli imprenditori dei dispositivi medici di 420 milioni di euro, che devono alla Regione nell’arco di quattro annualità (2019-2022, ndr ). Il governo non ha avuto la forza o la voglia perché questo credito potesse arrivare. In più, mancano 40 milioni di euro dallo Stato per la sanità degli immigrati. Noi siamo costretti a dover prendere atto che questi soldi non ci saranno versati, quindi una tantum noi dovremo far quadrare il bilancio della sanità con un’addizionale Irpef, che non toccherà i redditi inferiori ai 28 mila euro, per garantire i servizi». «Sono arrivato a questa decisione vedendo che non arrivavano segnali da Roma — ha aggiunto — È una cosa che ho voluto scongiurare fino all’ultimo, ho fatto tanti viaggi per parlare con ministri e funzionari».
«Il regalo di Natale che la premier Giorgia Meloni ci fa è una nuova tassa», è il commento del Pd toscano ricordando le risorse «insufficienti» destinate al Fondo sanitario nazionale. Il Pd spiega inoltre che il 72,8% dei contribuenti, avendo un Isee sotto i 28 mila euro lordi, non pagherà nulla. Il che significa che i rimanenti 471 mila toscani sosterranno in media 424 euro, secondo scaglioni progressivi. Un provvedimento che peserà molto su dipendenti e pensionati, visto che la Regione ha scelto di non toccare l’Irap (già molto alta), né il bollo auto.
«Per certa sinistra l’aumento delle tasse è un elemento di grande fascino — dice Nicola Danti, coordinatore toscano di Iv — Pensiamo che i toscani, come tutti gli italiani, paghino troppe tasse. Per questo è inammissibile ogni aumento». Col veto di Iv, che se voterà no all’emendamento dovrà interrogarsi se poi dare via libera o meno al bilancio (pur annunciando di voler restare in maggioranza, anche se Giani lo ritiene un punto dirimente), i numeri per il Pd sono limitati, 22 voti su 40. In caso di defezioni e di emendamento saltato, la sanità toscana rischierebbe il piano di rientro, con le aliquote al massimo e il blocco del turn over. La pressione, su Giani, è forte: oltre a opposizioni e Iv, dall’esterno anche Cisl e Uil dicono di no, mentre sostegno arriva da Sinistra Italiana .
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