Salvini prepara la Pontida dei sovranisti
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2 Ottobre 2024Il caso Scontro alla Camera sul Ddl Lavoro: respinto l’emendamento delle opposizioni (Pd, 5S, Avs, Azione, +Europa, tranne Italia Viva) sul salario minimo. Pd: “Per il governo la povertà è una colpa”. Avs: “Siete allergici ai diritti, destra sociale a chiacchiere”. Cinque Stelle: “Non ci arrenderemo mai”
L’introduzione di un salario minimo a 9 euro lordi all’ora è stato bocciato dalla maggioranza di destra alla Camera nel corso della discussione su un emendamento presentato dalle opposizioni (Pd, 5S, Avs, Azione, +Europa, tranne Italia Viva) al disegno di legge «Lavoro» con 148 no, 111 sì e 6 astenuti.
Il rifiuto della proposta è la conferma di una convinzione politica e ideologica delle destre già emersa l’anno scorso quando il governo fece una manovra diversiva. Fu allora che il Cnel guidato da Renato Brunetta fu coinvolto dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni per dare un’apparente «oggettività» al rifiuto del salario minimo. Qualche mese dopo, a novembre, la Commissione Lavoro della Camera approvò un emendamento della maggioranza che di fatto ha cancellato la proposta delle opposizioni sul salario minimo. Allora fu data al governo una delega da esercitare entro sei mesi.
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«Non ci arrenderemo mai, abbiamo raccolto le firme e siamo forti del sostegno popolare: sappiate che anche molti elettori del centrodestra sono favorevoli a questa misura» ha detto Giuseppe Conte (Cinque Stelle) nel suo intervento durante le votazioni sull’emendamento. “Una destra sociale a chiacchiere ha respinto un proposta semplice come quella del salario minimo- Nicola Fratoianni di Alleanza Verdi Sinistra – Serve a costruire una protezione sociale contro una diseguaglianza che raggiunge livelli di disperazione in tanti settori . Anche per chi ha la fortuna di avere un Lavoro il rischio povertà è dietro l’angolo: lavorare ed essere poveri, due parole che non dovrebbero stare insieme».
La capogruppo Pd Chiara Braga e Cecilia Guerra hanno denunciato l’articolo 19 del Ddl lavoro come un tentativo di ripristinare «la pratica dei licenziamenti mascherati camuffati da dimissioni volontarie». L’esame del provvedimento prosegue la prossima settimana. Una volta approvato andrà al Senato.