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17 Giugno 2024Perché papa Francesco usa di nuovo il termine «frociaggine»
Il pontefice ha parlato in un incontro a porte chiuse con i sacerdoti all’Università Salesiana: quel termine utilizzato per definire un atteggiamento «ostentato e lobbistico»
Il Papa dice di nuovo la parola «frociaggine», ma questa volta la faccenda è un po’ diversa rispetto a quando ne parlò durante un incontro a porte chiuse con i vescovi italiani, a maggio, con relative polemiche e le scuse di Francesco. E getta anche una luce nuova sull’uso di una parola così volgare.
Francesco stava parlando ieri pomeriggio ai sacerdoti romani nell’università salesiana, anche in questo caso l’incontro era a porte chiuse e l’uso del termine è stato rivelato all’esterno da alcuni presenti. Solo che il contesto, spiegano al Corriere, era quello di una frase riportata dal Papa: «È venuto un monsignore e mi ha detto: “Qui in Vaticano c’è troppa frociaggine”», ha raccontato Francesco. «Non è facile aiutare questa corrente…».
Lo scandalo «Vatileaks» aveva funestato gli ultimi anni del pontificato di Benedetto XVI, erano stati sottratti documenti riservati dal suo studio. Ci fu un processo, venne condannato il maggiordomo. Ma il «corvo» aveva cominciato a rubare carte dal 2006, era evidente che tanti lo avessero usato. Per fare chiarezza, Benedetto XVI nominò una commissione di tre cardinali ultraottantenni che per mesi condusse decine di «audizioni» ad altri porporati, monsignori e laici. La relazione segreta che indicava manovre e responsabilità fu poi consegnata a Benedetto XVI.
Il resto è storia: Ratzinger che dice di non avere più le forze e si dimette, l’elezione di Francesco e l’incontro tra i «due papi» a Castel Gandolfo, il 23 marzo 2013: tra di loro, sul tavolino, uno scatolone bianco con due grandi buste posate sopra, come un passaggio di consegne. Allora si vociferò che la relazione segreta denunciasse anche il ruolo di una «lobby gay» interna. Quattro mesi più tardi, di ritorno dalla Gmg di Rio de Janeiro, i giornalisti lo chiesero al Papa. Francesco fu un po’ evasivo, «mah, si scrive tanto della lobby gay…», ma poi diede una risposta rimasta celebre: «Si deve distinguere il fatto di essere una persona gay dal fatto di fare una lobby, perché le lobby, tutte, non sono buone. Se invece una persona è gay e cerca il Signore e ha buona volontà, ma chi sono io per giudicarla?».
Dopo l’assemblea della Cei e le polemiche, il portavoce Matteo Bruni aveva riportato le scuse del Papa: «Non ha mai inteso offendere o esprimersi in termini omofobi, e rivolge le sue scuse a coloro che si sono sentiti offesi per l’uso di un termine, riferito da altri». Stavolta, la nota ufficiale informa che il Papa «ha parlato del pericolo delle ideologie nella Chiesa ed è tornato sul tema dell’ammissione nei seminari di persone con tendenze omosessuali, ribadendo la necessità di accoglierle e accompagnarle nella Chiesa e l’indicazione prudenziale circa il loro ingresso in seminario».
La posizione già nota: prudenza di fronte alle «tendenze radicate» di chi non è in grado di rispettare il celibato. Con l’aggiunta di quella frase del «monsignore»: un problema interno non ancora risolto.