Johannes Brahms – Symphony No.2 in D major, Op.7 – III. Allegretto grazioso, quazi andantino
23 Luglio 2023I riformisti incalzano la segretaria. Voto annuale tra gli iscritti per incidere sulla linea del partito
23 Luglio 2023di Franco Camarlinghi
Scripta manent , dicevano i latini, ma talora rimangono come testimonianza di quanto certi autori possano continuare a fregarsene della realtà. In cima a una loro possibile graduatoria chi scrive metterebbe gli estensori dei fogli con gli orari dei bus che (a Firenze come altrove, probabilmente) fanno bella mostra di sé ad ogni fermata una volta dell’Ataf, oggi di At. Un piccolo esempio, fra i tanti che i frequentatori dei disagi del servizio pubblico a Firenze fanno in maniera tanto costante, quanto inutile. Tutto ciò indurrebbe a prendere positivamente in considerazione l’attacco dell’assessore fiorentino Andrea Giorgi alla Regione e ad At per l’aumento del costo dei biglietti, previsto a suo tempo per il 2022 e poi rinviato a causa del Covid. Ripensandoci: ma davvero l’aumento da 1.50 a 1.70 euro, derivante peraltro da un contratto di servizio, può essere la causa di tanto affrontamento fra il Comune capoluogo e la Regione Toscana, rispetto a ben altre ragioni del disastro della mobilità fiorentina? Se l’opposizione può utilizzare qualsiasi problema, al fine di contrastare l’avversario che governa, non altrettanto è di normale comprensione per quest’ultimo. A forza di ripensarci viene il sospetto che il Pd toscano non sempre sia cosciente del fatto che nella sua regione ci sia una situazione politica leggermente diversa da quella nazionale. A Roma è opposizione, ma da Palazzo Strozzi Sacrati a Palazzo Vecchio, il partito di governo è quello la cui ultima sigla è Pd.
Ecco allora che il prode Giorgio, già titolare della campagna schleiniana per le primarie in Toscana, si erge a difensore del cittadino che usa il mezzo pubblico e attacca i suoi colleghi regionali, ma in realtà sullo sfondo appare la bonaria figura di Eugenio Giani che, senza offesa, definiremmo più che un presidente un onnipresente. L’onnipresente, già sostenitore di Bonaccini, ma rapidamente convertitosi alla nuova confessione, non fa velo di voler ripetere il 2020, quando però aveva vinto per mancanza di avversari. Ora, sempre senza offesa, il nostro Eugenio non ha titoli indiscutibili per rivendicare senza difficoltà la ripetizione del suo mandato nel 2025, ma neanche gli altri possibili competitori ne hanno, a parte uno: l’eventuale scelta preveggente del sostegno alla Schlein. È solo un esempio, ma tante cose si possono spiegare con lo stesso criterio, soprattutto di qui al primo appuntamento decisivo per tutti i partiti e in particolare per il Pd: le Europee del prossimo anno e insieme, per la Toscana, il rinnovo di amministrazioni comunali importanti, fra cui Firenze.
La vittoria di Elly Schlein alle primarie aperte, dopo la sconfitta a di partito, sta portando il Pd con sempre maggior chiarezza a navigare su due piani diversi. Sul piano nazionale, ma con ripetizione locale diffusa, secondo la nomenclatura centrale e quella aderente di periferia, basta e avanza l’elmo della segretaria in una sfida di slogan identitari e di principio, accompagnati da una ricerca di alleanze tutte a sinistra, inseguendo uno che con la sinistra ha deciso di riciclarsi da poco come Conte. Le sacche di resistenza, tipo quelle dell’irriducibile De Luca, vanno sbaragliate e comunque e dovunque va favorita una sovrintendenza che segua il condottiero, perlomeno fino alla prossima sconfitta. La sovrintendenza seguirà, diceva uno nella storia per chiara fama, ma ci vorranno anche i posti e quelli ci si giocano all’interno come sempre: qualcuno si libera (vedi Nardella), qualcuno va liberato… E i contenuti? Un po’ di proclami e tante occasioni quotidiane da cogliere. Così come si staccano i biglietti per un bus verso il Firenze, magari senza accorgersi che alcune linee non ci vanno più.
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