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Il Pd senese si ripiega su sé stesso
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Ai senesi, le vicende interne del Partito Democratico interessano sempre meno. Non per disinteresse verso la politica, ma perché da tempo vedono un partito chiuso in dinamiche autoreferenziali, lontano dalle priorità della città. Il cambio imminente della capogruppo in Consiglio comunale – con l’estromissione di una giovane consigliera in crescita, Giulia Mazzarelli, a favore di Anna Ferretti, figura già candidata e sconfitta alle ultime elezioni – è percepito non come un rinnovamento, ma come un regolamento di conti interno.
La sensazione è che il congresso cittadino appena concluso non abbia prodotto alcuna svolta: gli equilibri di potere sono rimasti invariati, le fratture irrisolte, le logiche di corrente più vive che mai. Un partito che cambia i volti ma non affronta i nodi politici finisce per allontanarsi ancora di più da una città che chiede ascolto, visione, presenza.
In questo contesto si rafforza la figura di un personaggio arcinoto, ben radicato a Poggibonsi, che da tempo lavora per diventare il punto di riferimento dell’intero PD senese. La sua ascesa non è improvvisa, ma si innesta su una debolezza strutturale ormai cronica della federazione senese, sempre meno influente nelle dinamiche del partito regionale e sempre più ai margini dei processi decisionali. Una Siena politicamente debole fa comodo a molti: consente di spostare il baricentro decisionale altrove, facilita assetti precostituiti, permette di governare le alleanze in vista delle elezioni regionali di ottobre senza che la voce del capoluogo pesi davvero.
Ma le responsabilità vanno distinte. Da un lato, la segretaria comunale Rossana Salluce si trincera dietro l’autonomia del gruppo consiliare per sottrarsi al confronto e alla responsabilità politica.
Un principio valido solo sulla carta, piegato ogni volta alle esigenze tattiche di chi preferisce evitare il confronto politico.
Dall’altro, i sostenitori di Mazzarelli si sono rifugiati in una postura difensiva, chiudendosi in un recinto autoreferenziale che ha impedito loro di costruire alleanze o visioni più larghe. Due facce di una stessa miopia.
Il risultato è un partito che non definisce una visione, non investe nella costruzione di nuova leadership, e ha smarrito la capacità di intercettare i bisogni reali e il linguaggio della città.
E Siena resta senza un’opposizione forte, senza una proposta politica all’altezza delle sue sfide.
In queste condizioni, alle prossime amministrative l’unica possibilità per vincere sarà evitare il ballottaggio.
E questo è un tema che riguarda tutti gli schieramenti, nessuno escluso: sarà decisivo individuare figure capaci di parlare all’intera città, con proposte credibili, concrete e costruite sul confronto reale con i bisogni dei cittadini. Non bastano più simboli, equilibri interni o candidature di bandiera.