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20 Dicembre 2025UN GIUSTO PROCESSO A SINISTRA
Sintesi dell’articolo di Andrea Graziosi
L’articolo sostiene che la crisi della sinistra italiana e, più in generale, della politica nazionale non deriva solo da errori culturali o morali, ma da tre scelte “tecniche” compiute negli ultimi trent’anni che hanno finito per indebolire la liberaldemocrazia invece di rafforzarla.
La prima è l’abolizione delle preferenze. In nome del moralismo e dell’anticorruzione si è tolto potere agli elettori e autonomia ai parlamentari, rafforzando il controllo delle segreterie e trasformando i partiti in strutture verticali, dominate dai leader, con poco pluralismo e scarso dibattito interno.
La seconda è l’adozione del sistema maggioritario, importato come simbolo di “normalità” democratica. Secondo Graziosi, il maggioritario può funzionare solo in società omogenee e in crescita; applicarlo a un paese in declino demografico, economico e sociale ha prodotto esclusione, frustrazione e spazio per il populismo, invece di stabilità.
La terza è la nascita del Partito Democratico come partito unico del centrosinistra. L’unificazione di tradizioni diverse ha soffocato la dialettica interna, favorito la nascita di forze populiste e lasciato senza rappresentanza autonoma l’area liberaldemocratica e cattolico-riformista. Il centrosinistra si è così progressivamente irrigidito e spostato, perdendo la capacità di mediazione.
Il nodo teorico centrale dell’articolo è la distinzione tra democrazia e liberaldemocrazia: oggi non siamo di fronte a uno scontro tra democrazia e fascismo, ma a una crisi della liberaldemocrazia, minacciata da populismi che si richiamano al “popolo” ma mettono in discussione i principi costituzionali e il pluralismo.
La proposta finale è netta, anche se riconosciuta come difficile: tornare a un proporzionale con sbarramento, reintrodurre forme reali di scelta degli eletti, e far nascere accanto al Pd un nuovo partito liberaldemocratico, anche di ispirazione cattolica. Il tutto accompagnato da un invito a diffidare della parola “riformismo”, che presuppone di sapere già cosa fare in un tempo in cui la realtà è più complessa di qualsiasi ricetta preconfezionata.





