Il Veneto leghista dà lo sfratto a Salvini “O va via con le buone o lo cacciamo noi”
29 Febbraio 2024Le proteste dei ragazzi che cambiano il mondo
29 Febbraio 2024
di Massimo Franco
Ci sono tre indizi a indicare il tentativo del M5S di usare il risultato in Sardegna come premessa della propria centralità. Il primo: niente «campo largo» del Pd, ma un «campo giusto» che riduce a prassi spregiudicata il progetto di un’alleanza organica. Il secondo: se Carlo Calenda vuole parlare con Giuseppe Conte, «il mio numero è sempre lo stesso, però lo faccia una volta per tutte». Il terzo: «In ogni regione che conquisteremo, rafforzeremo il reddito di cittadinanza». Quanto a Elly Schlein, che chiede senso di responsabilità, Conte replica: «Ne ho tanto».
C’è anche un quarto punto, in realtà. E sfiora il tema più dirimente e divisivo: la politica estera. L’accenno ironico che il capo grillino ha fatto al leader ucraino Volodymyr Zelensky perché indossa sempre abiti militari, è stato registrato con allarme. E come conferma di una linea che promette di riproporre tutti i sospetti sul «pacifismo» grillino: un termine che dovrebbe nobilitare il «no» agli aiuti militari all’Ucraina proprio nel momento di massima pressione della Russia. E marca un distinguo dalla strategia dell’Ue e della Nato, imbarazzante per il Pd.
Ma la vittoria in Sardegna ha accentuato la sicurezza di Conte. E, al di là delle ambizioni di replicare il successo in Abruzzo, lascia intendere che la vera strategia è quella di dettare l’agenda a tutti. Se anche il Pd ha avuto il doppio dei voti grillini, ha vinto la candidata del M5S Alessandra Todde: segno di una leadership che ne pretenderà altre nelle regioni al voto nei prossimi mesi. E chissà, magari dopo le Europee lo schema potrà prendere corpo per le Politiche, sognando sempre Palazzo Chigi.
Le condizioni che Conte ritiene di poter dettare a Calenda sembrano fatte o per piegarlo a un programma grillino, o per escluderlo da qualunque intesa. «Gli elettori chiedono serietà e responsabilità», gli dice. «Sappia che da noi si passa non per rapporti personali ma per convergenza». Sono paletti fissati per lui, ma implicitamente anche per il Pd. Recriminare su quanti, nel partito di Schlein, avrebbero congiurato contro il M5S prima delle elezioni del 2022, serve ad alzare il prezzo della collaborazione.
Quando Conte ricorda che i grillini fautori di un’alleanza con la sinistra sono usciti con l’ex ministro Luigi Di Maio, chiede di negoziare su nuove basi; e sfruttando la posizione di rendita che il risultato sardo gli offre. Senza il Pd non esiste un’alternativa al governo e alla maggioranza di destra. Ma il M5S, sembra ammonire Conte, è strategico perché con la sua trasversalità è in grado di offrire candidature vincenti più della sinistra. È la sfida sulla quale Pd e M5S si contenderanno la leadership politica, più che numerica. Contesa apertissima, appesa anche ma non solo al risultato delle Europee.