Il Punto 29/11/2022
1 Dicembre 2022La destra boccia tutti i «salari minimi». Carovita: zero tutele
1 Dicembre 2022
di Massimo Franco
Analizzare l’atteggiamento del M5S utilizzando il criterio della coerenza è, al solito, complicato. E le parole di fuoco usate ieri dall’ex premier Giuseppe Conte per l’approvazione della mozione sugli aiuti militari all’Ucraina, non deve sorprendere: è l’ennesima giravolta e non sarà l’ultima. Il criterio da applicare, dunque, è un altro. Si tratta del tentativo di presentarsi come unico referente non tanto del pacifismo ma dell’opposizione; dipingendo gli altri come pavidi o «guerrafondai», nel lessico di Conte.
Qualcuno aggiunge maliziosamente che da quando i Cinque stelle hanno perso Palazzo Chigi, nel febbraio del 2021, chiunque sieda lì viene immediatamente considerato un usurpatore. È successo con Mario Draghi e ora si replica con Giorgia Meloni. L’ambizione legittima di rubare ruolo e voti al Pd alimenta pulsioni estremiste e nostalgie struggenti. E sposta il M5S su una linea anti-atlantista e filorussa. La votazione compatta del centrodestra, con Lega e FI consci di non potersi smarcare, è un successo.
E il voto favorevole agli aiuti all’Ucraina venuto anche da Pd e Azione-Iv, rafforza l’immagine dell’Italia nel contesto internazionale. Ma lo schieramento euroatlantico emerso in Parlamento non dispiace ai grillini. I Cinque Stelle accarezzano l’isolamento come un’altra opportunità per accentuare la propria diversità; per sottrarsi a qualunque obbligo di responsabilità; e per rosicchiare consensi a sinistra, con la sponda delle frange anti-Usa.
Il ministro della Difesa, Guido Crosetto, di FdI, fa presente che l’esecutivo «sta dando esecuzione a cinque decreti presi dal precedente governo il cui principale esponente e partito era quello di Conte». È difficile, però, che queste obiezioni spostino di un millimetro la propaganda grillina. La convinzione del M5S è che ora «convenga» mostrarsi contro la guerra e per la pace, senza stare a sottilizzare sugli effetti di una tregua unilaterale: un favore oggettivo a Vladimir Putin. Confida nel sostegno più o meno esplicito di pezzi del Pd, e soprattutto sa di non perdere nulla.
Ha rinunciato al sogno di tornare al governo. Il problema, semmai, è dove porta un populismo che mescola confusamente pacifismo e difesa del reddito di cittadinanza. Evoca una «guerra contro i poveri» sulla quale soffia. con spregiudicatezza. I vertici del M5S si candidano prima ad aizzare, poi a sfruttare un malessere che non hanno intenzione di governare ma di esasperare. È un gioco ad alto rischio, in atto da mesi. D’altronde, è stato grazie a questa deriva e alle contraddizioni del Pd che il M5S ha recuperato più del previsto alle elezioni del 25 settembre. Per questo torna a accarezzare la bandiera del «tanto peggio tanto meglio».