Il Punto 28/07/2023
29 Luglio 2023In comune tra Pd e 5S due milioni di voti. È sfida Schlein-Conte
29 Luglio 2023
di Massimo Franco
La soddisfazione del governo è comprensibile. E si mescola al sollievo per avere evitato un ritardo che avrebbe acuito le tensioni e le polemiche: non solo con le opposizioni ma con la Commissione Ue. La sospirata terza rata del Piano per la ripresa di 18 miliardi e mezzo di euro sta arrivando, ha spiegato ieri il commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni. Gentiloni parla di «due importanti passi avanti». Il secondo è «la valutazione positiva» che viene da Bruxelles sulle modifiche legate alla richiesta della quarta rata dopo l’estate. Il rimbalzo a Roma è immediato. Fa parlare la premier Giorgia Meloni di «grande risultato» e di «forte sinergia con la Commissione Ue». Per questo il ringraziamento alla presidente, Ursula von der Leyen non è solo formale. Semmai, stona con il raggiungimento di questo traguardo il commento di alcuni esponenti della maggioranza, gonfi di senso di rivalsa. Evocare un «lutto a sinistra» e parlare di «batosta per le sinistre del malaugurio» suona come un di più superfluo. Per una coalizione vincente, infierire su minoranze che pure hanno scelto uno scontro sterile non serve a migliorare i rapporti parlamentari ma solo a incattivirli. In più, il plauso di Gentiloni e il riferimento della premier alle «sinergie» dovrebbe far riflettere chi ha attaccato il commissario Ue quando invitò l’esecutivo italiano a presentare al più presto le modifiche. Anche perché avere ottenuto quanto l’Europa era pronta a offrire è avvenuto dopo un negoziato a dir poco tormentato, condotto dal ministro Raffaele Fitto. Né i fondi in arrivo mettono del tutto al riparo da inciampi futuri. Il malumore di regioni e comuni che si sentono impoveriti dallo spostamento di una parte dei finanziamenti su altri progetti è palpabile. Non basta a placarlo il fatto che siano in gran parte governati da maggioranze di destra. Lo stesso numero uno di FI e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha riunito i suoi dirigenti locali per rassicurarli. E Antonio Decaro, sindaco di Bari, esponente del Pd e presidente dell’Anci, dà voce a una protesta trasversale dei sindaci. Chiede «garanzie scritte al governo» sugli stanziamenti perduti e quelli che dovrebbero sostituirli, per garantire la copertura di progetti già avviati. Per questo, limitarsi a celebrare il superamento dell’ostacolo della terza rata appare azzardato: per quanto sia giustificato dal pericolo scampato di perderli. La partita con l’Europa fa registrare un altro progresso ma non è chiusa. E sebbene i sondaggi mostrino una premier tuttora forte e senza alternative, confortata dall’esito del viaggio a Washington e del colloquio col presidente Joe Biden, la ripresa a settembre potrebbe riservare qualche sorpresa.