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11 Dicembre 2022di Pierluigi Piccini
La reazione scomposta del neo deputato sta a dimostrare che Pacciani nella conferenza stampa ha colpito nel segno. E si comprende anche la contraddizione nella quale si trova Michelotti che non può che rivendicare il lavoro fatto (gulp!), altrimenti dovrebbe autosfiduciarsi, ma nello stesso tempo i cinque anni del De Mossi non sono sufficienti per la sua riconferma. Qualcosa non torna.
Comunque ci sono alcune cose che non mi tornano nella vicenda della mancata ricandidatura di De Mossi. La prima è la consegna del documento firmato dai rappresentanti del centrodestra locale da parte di Michelotti a Bellandi e Tacconi. Perché l’ex assessore ha sentito il bisogno di legittimare i soggetti che più di altri hanno creato criticità nel rapporto tra il primo cittadino e la città? Tutti sanno che Michelotti ha usufruito (anche) del loro appoggio durante la campagna elettorale di settembre: questa potrebbe essere una ragione. Ma forse c’è qualcosa di più: il deputato di Poggibonsi ha voluto probabilmente rassicurarli, come per dare garanzie per il coinvolgimento nei passaggi elettorali delle prossime amministrative. E tramite loro, estendendo questo messaggio ad altri: Tafani ad esempio. Insomma, il tentativo è di ripetere la coalizione del 2018, possibilmente allargandola. Ma per farlo hanno bisogno di un candidato sindaco che sia disponibile a farsi carico di tutto il pacchetto. Più dei nomi, quello che conta è l’alleanza che lo sosterrà, tenendo presente che dopo cinque anni le mirabolanti “novità”, annunciate a suo tempo, si sono perdute per strada.
Seconda considerazione: durante la conferenza stampa De Mossi non ha mai citato i partiti che lo hanno sorretto durante il mandato amministrativo, e con lui responsabili del fallimento amministrativo. Fallimento certificato dalla mancata ricandidatura del primo cittadino, al termine il primo mandato. E la scusa di essere un “civico” non regge. Chissà se per il futuro avremo un candidato che si spaccia per “civico” e magari ha una tessera di partito in tasca. Eppure il comportamento tenuto dai vari Corsi, Francesconi e Tucci non è – come dire? – fra i più teneri. Ma il sindaco è rimasto in silenzio. È vero che in quell’io messo in primo piano nei confronti della stampa si riconosce tutta la personalità dell’avvocato, ma proprio per questo è un atteggiamento incomprensibile. A pensare male si potrebbe concludere che ci sia un accordo. Questo lo sapremo vivendo. Presumibilmente un patto tra i cesaricidi, De Mossi e i suoi più stretti collaboratori dovrebbe rimanere, cambiando soltanto alcuni ruoli, nella reciproca opportunità . Ultima considerazione. Tra i desideri e la realtà c’è di mezzo il tempo trascorso, quasi sempre galantuomo, che aiuta a smascherare le finzioni e ridare senso alla realtà dei fatti. Per questo, sarà difficile ingannare due volte lo stesso elettorato che negli incontri di “Strada per Strada” non dimostra nessun entusiasmo per il lavoro svolto da questa amministrazione e tanto rivendicato dall’ex assessore all’urbanistica.