Iran-Gaza, doppia escalation
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3 Aprile 2024BUONGIORNO
di Mattia Feltri
Alle elezioni amministrative di domenica, l’autocrazia o democrazia illiberale di Recep Tayyip Erdo?an s’è presa una bella botta, e la scrittrice Elif Shafak, sul Corriere della Sera, individua le cause nell’andamento dell’economia (l’inflazione è al 67 per cento) e concede meriti ai giovani. Me lo conferma Mariano Giustino (Radio radicale) da Istanbul: un milione e centomila diciottenni sono andati per la prima volta a votare e l’impressione è che siano andati numerosi per indicare un’alternativa a Erdo?an e riprendersi la speranza della democrazia. È incredibile, mi dice Giustino, visto quello che succede qua. I dissidenti finiscono in carcere, la sproporzione di mezzi economici arricchisce la propaganda di Erdo?an e impoverisce quella delle opposizioni, i giornali stanno tutti col governo, eppure la dittatura non è ancora compiuta e nel varco rimasto aperto si infilano in tanti, soprattutto i ragazzi. Per i loro coetanei iraniani il varco è ormai meno di un pertugio, e alle elezioni del primo marzo non sono andati a votare per non riconoscere legittimità all’esercizio plebiscitario di un regime teocratico che imprigiona, tortura e spesso ammazza i ragazzi, esausti della legge di Dio e delle sue imposizioni patibolari. Poi ci sono i ragazzi italiani. Meno della metà degli under trenta va a votare, e non ci va perché non gli interessa, non gli sembra importante, ma non voglio dire bene degli altri e male dei nostri. Soltanto che la libertà, come la salute, si trascura quando c’è, e ce ne si preoccupa soltanto quando si fa precaria, e spesso è troppo tardi. Non è una colpa, è una maledizione.