Truffa diamanti: Bankitalia caccia il whistleblower
25 Luglio 2022News, press
25 Luglio 2022di Maurizio Bianchini
Manca ancora pochissimo e ce l’abbiamo fatta.
Si perché quello che abbiamo visto a luglio in piazza del Campo è stato uno spettacolo al quale si doveva prima o poi arrivare.
Forse qualcuno ha iniziato a rendersi conto che a forza di lasciar perdere, a forza di esaltare, di parlare, di invitare, nei talk show nostrani, esperti provenienti da “titolati” e tradizionali eventi ippici, o “equestri” come ha catalogato La7 programmando la diretta del Palio inserendola alla voce “equitazione” l’omologazione con tutte le altre “sagre” d’Italia è quasi giunta al compimento.
Proprio in questi giorni su certi “media “ nostrani che si chiamano “La Gazzetta di Siena” o siti dall’altisonante nome “La voce del Palio” si dava grandissimo risalto al Palio di Bientina, con tanto di intervistona al fantino vittorioso e dando grande risalto al cavallo vittorioso che risulta essere “udite udite” al protocollo dei cavalli al Palio di Siena.
E per fortuna che ci siamo noi a ricordare che c’è stato il Palio a Bientina e per fortuna siamo noi a parlarne sui nostri social e i nostri giornali perché altrimenti nessuno ne parlerebbe, tantomeno loro stessi.
Un tempo, neppure troppo lontano si facevano corse di cavalli ad Asciano, Poggibonsi, Castelfiorentino, Abbadia S.Salvatore, Piancasctagnaio, Acquapendente, Montalcino, Abbadia di Montepulciano e la lista potrebbe estendersi a tutti quei luoghi dove, in occasione delle “fiere” o delle feste Patronali si organizzavano corse di cavalli per puro divertimento o come occasione per andare a mangiare un panino magari dopo un giro al mercato.
Qualcuna di queste manifestazioni non esiste più ma quelle che ancora si tengono, per lo più in piste ricavate in campi sportivi, sono salite di rango e si sono autoproclamate “Palio” . Ed il Palio non è solo quello dei cavalli ma ormai si sono dati l’appellativo di Palio una miriade di manifestazioni che vanno dal palio dei Somari di Torrita, a quello delle rane di Paganico o il Palio delle botti di San Gusmè.
E noi? ? Per anni ci siamo compiaciuti del fatto di essere copiati, abbiamo assistito inermi a questo “scimmiottamento scomposto” becero, senza riferimenti culturali, abbiamo consentito , anzi spesso imbeccando il rappresentante di turno ad usare nomi e definizioni assolutamente fuori contesto quali “barbaresco” Capitano” “mangino” fino al guardafantino abbiamo insegnato le nostre canzoni ed esportato l’uso – emblema del fazzoletto, della cena propiziatrice fino alla benedizione del cavallo aggiungendo tecnicismi laddove non avrebbero dovuto esserci e esaltando le gesta di ragazzotti che, non me ne vogliano, se non ci fosse stato il Palio un lavoro se lo sarebbero dovuto inventare.
I cavalli poi! Ormai viene riconsciuta a Siena un’attenzione unica per la prevenzione degli infortuni ai cavalli.
Detto questo non possiamo ritenerci esenti da eventuali incidenti che possono e potranno sempre avvenire come in qualsiasi manifestazione. Di questo dobbiamo essere consapevoli e non possiamo nasconderci dietro fantasmi di “nemici” evocando sicurezze che non potranno mai esserci.
Già abbiamo consentito ai fantini di indossare, eludendo norme regolamentari, giubbetti protettivi (la tartaruga) ma in tutti gli sport ed in tutte le discipline, anche quelle a livello amatoriale, chi partecipa si assume delle personali responsabilità dichiarandosi consapevole che quel tipo di attività può comportare dei rischi anche gravi. Altrimenti si vanno a fare altre manifestazioni meno pericolose e dove le curve sono in piano, non si corre il rischio di battere nel canape e l’uso del “frustino” è consentito solo per incitare il cavallo e non per nerbare il fantino avversario financo a scavallarlo.
Quello che abbiamo visto a Luglio non è degno di Siena, della sua tradizione e dell’amore che la maggior parte dei Senesi (non ho scritto tutti volutamente) portano per la loro città, per le sue tradizioni e per la propria Contrada.
Occorre, a mio avviso, riappropriarci dei nostri valori, a tutti i livelli, facendo anche un esame attento dei livelli di responsabilità che tutti, dal regista, gli attori e le comparse di questo grande spettacolo possano e debbano assumersi.
Torniamo ad essere più intransigenti, a calibrare le parole, i giudizi, a non tollerare interferenze da parte di chi non sa e fa finta di sapere e soprattutto a non seguire un copione ingannevole scritto da incompetenti inadeguati.