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Meloni: è il libero mercato. Il governo tedesco si divide. L’apertura di Lindner. Bruxelles: «Fusioni utili»
Andrea Rinaldi ,Marco Galluzzo
Il blitz di Unicredit su Commerzbank si è cristallizzato in caso politico. Dopo la chiusura del cancelliere Olaf Scholz («Acquisizioni ostili non positive per le banche») di fronte alla salita al 21% nella banca tedesca, ieri il ministro delle Finanze, Christian Lindner, ha gettato di nuovo la palla nella metà campo degli oppositori al takeover italiano. Mentre il consiglio di sorveglianza di Commerz ha accelerato la successione del ceo Manfred Knof, nominando al suo posto la pugnace direttrice finanziaria Bettina Orlopp (l’elezione però avverrà nel prossimo futuro) .
«Il governo federale ha sempre chiarito che Commerzbank deve essere privatizzata. Ci sono ragioni di politica pubblica per questo: lo Stato non può essere azionista di un’istituzione competitiva a lungo», ha chiarito Lindner. Un’eventuale aggregazione con Unicredit, ha precisato il ministro, è questione che riguarda il consiglio di gestione e di sorveglianza della banca (riunito da ieri). «Lo stile dell’approccio di Unicredit ha sconvolto molti azionisti in Germania ed è per questo che il governo ha deciso di non vendere ulteriori azioni».
Se il primo a commentare le dichiarazioni di Scholz nel governo è stato lunedì il ministro degli Esteri Antonio Tajani, appellandosi alle regole europee di mercato, ieri è stata proprio Giorgia Meloni a dettare la linea: «La vicenda Commerzbank non riguarda il governo», ha tagliato corto la premier, «nell’Unione europea c’è il libero mercato». Aggiungendo: «Vediamo se si possono “coadiuvare” soluzioni ma è un tema che non riguarda l’esecutivo». Tradotto: i governi, come osservano anche autorevoli politici tedeschi, possono fare ben poco. In secondo luogo però dai vertici dell’esecutivo viene fatto filtrare anche un messaggio ulteriore: «Capiamo lo spiazzamento della Cancelleria, diciamo che se l’operazione fosse amichevole sarebbe meglio per tutti gli attori…».
In sostanza emerge una velata critica, anche nostrana, al modo di muoversi di Unicredit, che ha come principali azionisti fondi americani e inglesi, pur essendo basata in Italia. E insieme a questa arriva una sorta di auspicio, da fonti molto vicine alla presidente del Consiglio: «Sarebbe bene che le parti si parlino, il muro contro muro non serve a nessuno…». Un invito rivolto dunque anche a Unicredit, vedremo se sarà raccolto. Intanto ieri Bruxelles ha fatto sapere che eventuali misure a difesa di Commerz «non possono essere giustificate per motivi puramente economici». La portavoce della Commissione europea Veerle Nuyts ha precisato che ci devono essere «motivi di sicurezza pubblica o ordine pubblico o motivi imperativi di interesse generale come la giustizia». I sindacati tedeschi però non sentono ragioni. Stefan Wittmann, membro del consiglio di sorveglianza di Commerzbank e sindacalista dei Ver.Di, ha auspicato di «poter evitare» un’acquisizione ostile.