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La banca italiana aumenta la posizione nel gruppo tedesco e chiede di salire ancora, scatenando la reazione del cancelliere Scholz Sui mercati entrambi i titoli arretrano nettamente
Anche dai sindacati è arrivato un no all’operazione, ma per l’istituto guidato da Andrea Orcel «c’è un significativo potenziale di creazione di valore»
Milano
Unicredit non lascia la presa e rilancia su Commerzbank, aumentando la sua partecipazione nell’istituto bancario tecesco da circa il 9% al 21%, una mossa che sembra segnare una forte escalation nelle tensioni tra la banca italiana e il governo di Berlino. A dichiarare la contrarietà dell’esecutivo ci ha pensato direttamente il cancelliere Olaf Scholz che ha definito, questo, un «attacco ostile», non positivo per le banche.
Nonostante il no dei sindacati dei bancari e l’opposizione del governo tedesco, l’istituto di piazza Gae Aulenti ha mosso un’ulteriore pedina e ha annunciato di avere sottoscritto uno strumento finanziario che le consente di aumentare le sua partecipazione al 21 per cento del capitale sociale della banca tedesca. La nota comunica anche di aver chiesto alla Bce l’autorizzazione a superare il 10% del capitale e salire fino al 29,9%. Alla Borsa di Milano la notizia è stata accolta con un incremento degli ordini di vendita per le azioni Unicredit, che sono arretrate ieri del 3,24% a quota 36,76 euro. Peggio ancora, dopo le dichiarazioni di Scholz, è andata al titolo Commerzbank alla Borsa di Francoforte, con un tonfo del 5,68%, a quota 14,785 per azione. « Le acquisizioni ostili non sono positive per le banche, per questo il governo tedesco si è chiaramente schierato in questa direzione», l’attacco del cancelliere tedesco riguardo alle mosse dell’istituto bancario italiano. UniCredit ritiene che «ci sia un significativo potenziale di creazione di valore che possa essere estratto in Commerzbank, sia in uno scenario stand-alone che in UniCredit, a beneficio dell’intera Germania e di tutti i suoi stakeholders », si legge in una nota con cui la banca italiana ha annunciato la sottoscrizione di un derivato che le consente, in caso di autorizzazione della Bce, a superare il 10 per cento del capitale e di arrivare fino al 21 per cento di Commerzbank. «Ciononostante, come avvenuto per UniCredit stessa, lo sviluppo di tale potenziale richiede l’adozione di azioni concrete. In linea con quanto evidenziato nel recente rapporto della Commissione Europea – si legge ancora nella nota –, UniCredit condivide la convinzione che una forte unione bancaria in Europa possa svolgere un ruolo cruciale per il successo economico dell’intero continente e, attraverso quest’ultimo, di ciascun Paese. Inoltre, la crescita e la competitività del sistema bancario tedesco sono fondamentali sia per l’economia tedesca che per l’Europa nel suo complesso».
Unicredit sottolinea inoltre che «in ciascuno dei 12 mercati in cui è presente in Europa » ha sempre «dimostrato di essere un operatore di mercato responsabile, impegnato e serio. Con riferimento in particolare alla Germania, il gruppo è presente nel Paese da quasi 20 anni, fornendo supporto ai propri dipendenti e servendo i propri clienti con una gamma di prodotti completa e competitiva».
Venerdì scorso il governo tedesco ha annunciato che non cederà ulteriori azioni di Commerzbank, di cui è ancora primo azionista con il 12,6 per cento del capitale, una mossa che complica le ambizioni di Unicredit e un’apparente inversione di rotta rispetto al piano stabilito all’inizio del mese di ridurre gradualmente la sua quota. « La strategia della banca è orientata all’indipendenza » e «il governo federale la accompagnerà fino a nuovo avviso mantenendo la sua partecipazione azionaria», ha evidenziato l’Agenzia federale delle finanze.
L’ipotesi Opa è stata esclusa in modo esplicito da Unicredit, in quanto «sarebbe un atto aggressivo », ha chiarito nei giorni scorsi il ceo Andrea Orcel, confidando magari nell’azione di moral suasion della Bce, favorevole alla creazione di “campioni del credito” a livello continentale. L’attacco della cancelleria tedesca va incontro alle richieste del sindacato dei Verdi, che chiedevano di non vendere e di preservare l’indipendenza dell’istituto. Così come rassicura i dipendenti preoccupati per le ricadute occupazionali. «Temiamo che per i due terzi ci possano essere licenziamenti, come è avvenuto per HVb», è stato l’allarme lanciato dal presidente del coordinamento sindacale aziendale Uwe Tschaege che è anche vice presidente del Consiglio di sorveglianza della banca.