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22 Ottobre 2022Nel 1946 Ernest Hemingway fece visita a New York alla redazione del quotidiano comunista Daily Worker. Il famoso e imponente autore si avvicinò all’addetto alla reception e gli chiese di parlare con un editorialista che in quel momento si trovava fuori. «Ok – disse – Dì a Mike Gold che Ernest Hemingway dice che dovrebbe andare a farsi fottere».
Lo scrittore, commentatore e critico proletario Mike Gold è stato, a un certo punto, uno degli scrittori radicali statunitensi più famosi del suo tempo. Autore del romanzo bestseller del 1930 Ebrei senza denaro, Gold era noto a scrittori e artisti di tutto il mondo come un campione della cultura proletaria. Hemingway, solo un decennio prima del suo messaggio combattivo, aveva firmato una raccomandazione affinché Gold ricevesse il Guggenheim: «Conosco Mike Gold personalmente dal 1928… [e] sono stato un ammiratore del suo lavoro per molti anni», scrisse. Ma la storia era cambiata e Gold iniziò a criticare pesantemente gli scrittori di classe media che avevano abbandonato le loro posizioni un tempo radicali. Il conflitto Hemingway-Gold era, per molti versi, una rappresentazione di un divario politico che nei decenni successivi sarebbe cresciuto molto: chi si era ritirato nel liberalismo avrebbe trovato riparo dalle epurazioni del Comitato per le attività antiamericane della Camera (Huac) mentre i comunisti furono condannati al carcere, alla deportazione e alla povertà.
La coraggiosa letteratura proletaria di Gold gli fece guadagnare dapprima fama e notorietà e in seguito infamia e rovina. Lui, insieme a molti altri con posizioni radicali, venne sepolto dall’era di McCarthy. Solo negli ultimi anni la sua eredità è stata accuratamente ripescata dalle profondità oscure delle liste nere, operazione che si basa su decenni di studi accademici censurati. La storia di Mike Gold, lo scrittore statunitense più famoso di cui non hai mai sentito parlare, è una cronaca dolorosamente americana di povertà, fama, autoritarismo e lotta per un futuro socialista.
Nato Itzok Isaac Granich da genitori ebrei immigrati nel 1894 nei bassifondi del Lower East Side di Manhattan, Gold veniva dalla crudele indigenza delle case popolari di Christie Street. La piccola attività di reggicalze di suo padre fallì, lui si ammalò, e il dodicenne Gold fu costretto a macabri lavori in fabbrica in cui «ragazze ebree e italiane immergevano mantelli in serbatoi di sostanze chimiche. I ragazzi stavano davanti a una serie di forni in cui ardevano sessanta getti di gas».
Gold venne indirizzato ai movimenti radicali dalla repressione della polizia e dala fame. Dopo essere stato picchiato a sangue in una protesta contro la disoccupazione, iniziò a scrivere, inviando poesie e articoli alla rivista socialista The Masses, e scrivendo opere teatrali con i Provincetown Players, un collettivo di artisti che includeva Eugene O’Neill e Susan Glaspell.
Gold divenne uno degli scrittori più famosi degli anni Trenta, contribuendo a innescare un movimento di cultura proletaria negli Stati uniti che da allora non ha avuto eguali. Il suo libro del 1930, Ebrei senza denaro, fu ristampato venticinque volte nel 1950, tradotto in sedici lingue e diffuso clandestinamente in tutta la Germania nazista per combattere la propaganda antisemita. Il romanzo si concentra sull’infanzia estenuante di Gold nel Lower East Side, esponendo le dure realtà di quella fase del capitalismo nell’America dell’inizio del ventesimo secolo e il razzismo, la fame e la morte che l’hanno accompagnata. Il libro viene considerato l’apripista della scrittura della vita nei ghetti americani. E la sua rubrica quotidiana, «Change the World» sul Daily Worker (che si dedicava ad argomenti culturali, politici e personali), ha ispirato una generazione di figure culturali radicali. Il lavoro di Gold era incentrato sulle narrazioni della working class, il suo vocabolario era modesto, le sue storie pensate per essere leggibili. Il suo lavoro era, in ogni caso, da e per la classe operaia.
Gold ha influenzato personaggi come Woody Guthrie, Pete Seeger, lo sceneggiatore comunista Albert Maltz, lo scrittore Richard Wright e innumerevoli altri. Sinclair Lewis ha elogiato Gold nel suo discorso di accettazione del Premio Nobel come uno dei pochi giovani scrittori che hanno guidato la letteratura americana fuori «dal soffocamento di un provincialismo sicuro, sano e incredibilmente noioso». Nel 1941, 3.500 persone affollarono il Manhattan Center per celebrare i venticinque anni di attività rivoluzionaria di Gold. Tra i relatori c’erano la famosa sindacalista Elizabeth Gurley Flynn, Wright e Benjamin Davis, l’avvocato comunista che fu poi eletto al Consiglio di New York. Maltz domandò: «Esiste uno scrittore progressista in America che non è stato influenzato da Mike Gold?»
Ma come la maggior parte degli scrittori radicali che vivevano negli Stati uniti, la sua fama non poteva andare oltre. Alla fine degli anni Trenta, di fronte alla notizia dei processi in Urss e del suo patto di non aggressione con la Germania nazista, molti comunisti e simpatizzanti si sentirono smarriti, abbandonando l’ideologia e il Partito comunista. Gold vide alcuni dei più famosi scrittori radicali dell’epoca, un tempo grandi amici del Partito o iscritti, tornare al liberalismo e al cinismo. Nella sua rubrica, apostrofò questi individui, molti dei quali erano stati amici o conoscenti personali. «Gli Hemingway stanno scappando da qualcosa, non andando verso qualcosa», scrisse. Gold sostenne, in modo piuttosto convincente anche se controverso, che «le strade liberali e opportuniste sembrano più lastricate e giuste, ma non portano da nessuna parte».
Alcune delle sue critiche erano un po’ fuori misura, ma la maggior parte si basava su analisi valide. Gold non ha mai affermato che Hemingway fosse un pessimo scrittore – anzi disse che era uno dei più grandi – ma vedeva anche Hemingway come uno scrittore ideologicamente vuoto. Ad esempio, Hemingway era altrettanto, se non di più, critico nei confronti dei combattenti della resistenza repubblicana in Spagna quanto lo era dei fascisti. Non era del tutto insolito prendere in giro gli autori di classe media che flirtavano con i radicali quando era di moda, per poi fuggire quando il vento cambiava. Gold ha anche opportunamente criticato Theodore Dreiser dopo aver reso note le sue opinioni antisemite negli anni Trenta e, successivamente, il razzismo di William Faulkner dopo che questi nel 1956 aveva difeso la segregazione. Tuttavia, gli attacchi occasionalmente feroci di Gold lo allontanarono da alcuni dei suoi lettori e da altre figure letterarie.
Quando Gold e la sua famiglia tornarono da un breve soggiorno in Francia nel 1950, l’impatto della lista nera, i giuramenti di fedeltà e gli arresti dei leader del Partito comunista avevano completamente trasformato l’atmosfera del paese. All’improvviso, i bambini a scuola non parlavano ai ragazzi di Gold delle sue rubriche, scrittori e artisti temevano l’arresto e decine di milioni di cittadini di ogni livello sono stati spiati dall’Fbi, mentre molti sindacati e organizzatori di partito sono stati presi e imprigionati (che, a causa delle condizioni carcerarie, potrebbe equivalere a una condanna a morte). «È evidentemente pericoloso pensare», rifletteva Gold dell’era McCarthy. Fu l’apice del terrore repressivo, ma solo l’inizio di un’epurazione storica.
A causa della tirannia di questo periodo, Gold rimase disoccupato per gran parte del resto della sua vita. Il fatto che un tempo fosse considerato un’importante figura letteraria è stato cancellato dalla paura e dalla repressione anticomuniste. Lo scrittore proletario un tempo famoso, a un certo punto paragonato a Walt Whitman, era stato epurato dalla storia della letteraratura. Nel corso dei decenni, i tentativi di scrivere biografie e dissertazioni su Gold sono stati bloccati dal mondo accademico e dagli editori, mentre la sua eredità ha continuato a essere calunniata. Eminenti accademici anticomunisti lo hanno etichettato come un «megalomane», uno «zar letterario» settario e un «non molto brillante [. . .] propagandista politico nel mondo dei sogni». La sua eredità non è stata semplicemente cancellata, è stata ricostruita. Il nome «Mike Gold», se proprio doveva essere menzionato, era sinonimo di tutti i mali legati alla parola «comunista».
Nel suo pezzo controverso intitolato «Renegades» Gold ha osservato che gli scrittori avevano fatto una scelta «non tra due partiti politici, ma tra comunismo e cinismo». Quest’ultimo aveva vinto nel ventesimo secolo, ma recentemente c’è stato un cambiamento poiché la sinistra anticomunista, i liberali e l’estrema destra hanno finalmente mollato la presa sull’eredità di Gold.
Nel 2020, Suny Press ha pubblicato una biografia di Mike Gold di Patrick Chura, interrompendo decenni di revisionismo storico e purificazione ideologica. In una recensione della biografia su The Nation, J. Hoberman chiede: «È ora di liberare Michael Gold dal suo gulag individuale per vagare libero nelle terre della letteratura americana del ventesimo secolo?». È una domanda aperta, ma il fatto che venga posta mostra che la battaglia tra comunismo e cinismo sta volgendo, per quanto leggermente, dal lato del primo. La censura su Gold è stata fatta a pezzi e ora c’è un lento movimento per svelare la storia di Michael Gold, per dire a quelli che si sono messi in fila per eliminare Mike Gold di andare a farsi fottere.
*Taylor Dorrell vive a Columbus, Ohio. Collaborato con la Cleveland Review of Books e fa il reporter per la Columbus Free Press oltre che il fotografo freelance. Questo articolo è uscito su JacobinMag. La traduzione è a cura della redazione.