Adrien Candiard La vocazione a 9 anni
27 Settembre 2022La Jugoslavia, il basket e un telecronista di Sergio Tavčar
27 Settembre 2022NEW YORK -— Il filosofo di Princeton Michael Walzer non vede alternative: «Essere a favore dell’Ucraina ma contro la Ue è una contraddizione insanabile. Giorgia Meloni dovrà diventare più europea di quanto non pensasse, se vuole davvero fermare Putin».
Come giudica il risultato delle elezioni italiane?
«Uno shock, per chi come me è cresciuto con le lezioni di Bobbio e i fratelli Rosselli. Mi rincuora che la coalizione di destra sia spaccata sulla politica estera. Meloni sostiene di favorire l’Ucraina, e spero sia vero, ma ci sono profonde divisioni».
Lei crede, quando dice che il fascismo appartiene al passato?
«Non c’è dubbio che alcuni suoi sostenitori discendano da quella storia. Vedremo come governerà».
Potrà restare ferma sull’Ucraina, se Salvini e Berlusconi chiederanno di cambiare linea, e le difficoltà economiche mobiliteranno la gente contro le sanzioni?
«Spero non faccia compromessi. Mi auguro sia abbastanza forte e coraggiosa, ma Salvini e Berlusconi hanno posizioni diverse e questo è un problema».
Perché è così vitale che l’Italia non cambi linea?
«Quello che accade in Ucraina è importante come la Guerra civile spagnola. È un momento di prova. Se le persone decenti resteranno unite si può sconfiggere l’aggressione russa, ma richiede resistenza, determinazione politica e morale da parte dell’Occidente. Negli anni Trenta fallimmo, con le conseguenze che sappiamo. Spero che non succeda ancora».
Meloni può essere a favore dell’Ucraina ma contro la Ue?
«È una contraddizione insanabile.
Spero che l’Italia non segua l’esempio dell’Ungheria. Se Meloni sostiene davvero il fronte unito contro Putin dovrà diventare più europea di quanto non pensi di essere.
Sull’immigrazione ci saranno restrizioni, ma dividere la Ue compromette il fronte occidentale contro le autocrazie».
Sul piano economico l’Italia può fare a meno della Ue?
«Molti problemi attuali di Londra derivano dalla Brexit, non credo che l’Italia possa prosperare con l’autarchia. La pressione economica e delle imprese italiane sarà pro Ue».
I diritti rischiano di diventare un fronte di scontro con gli Usa?
«È difficile interpretare Meloni sull’aborto. I Paesi europei hanno seguito un processo legislativo che non abbiamo avuto negli Usa, pertrovare compromessi. L’accesso all’aborto è facile, ma non illimitato.
Sarà difficile cancellare questi compromessi».
Vede una reazione coordinata tra i conservatori sui diritti?
«Certo, sta accadendo. Stiamo ricombattendo battaglie combattute e vinte tanto tempo fa. C’è una rinascita della destra estrema, aiutata qui dal sostegno della classe lavoratrice per Trump».
Il peccato originale della sinistra diventata elitaria?
«Sì. E questo populismo ha forme di destra e sinistra».
È l’errore che ha favorito la vittoria di Meloni?
«Le politiche neoliberiste sono state un disastro per la sinistra. Clinton e Obama hanno abbandonato la classe lavoratrice. Hanno osservato il declino dei sindacati e la deindustrializzazione dell’America senza alcuna risposta per mantenere una connessione con la classe lavoratrice. La gente che si sente abbandonata dalle elite ha ragione.
Biden lo ha capito e il piano Build Back Better era la risposta, ma non ha trovato sostegno in Congresso».
È lo stesso motivo della rimonta dei 5 stelle?
«Quel 15% è una sorpresa, ed è stato preso a sinistra. Ci vorrebbe una colazione tra Pd e 5 stelle. Il fronte unito contro Meloni avrebbe vinto, ma la sinistra è sempre divisa».
La vittoria di Fdi affonda le radici nelle cause che avevano già aiutato il populismo, o c’è altro?
«Disuguaglianza, immigrazione, risentimento verso le elite. Quando Trump ne parlava non si riferiva all’1% dei super capitalisti, ma ai professionisti istruiti, quel 10 o 20% della popolazione contro cui gli americani ordinari sono risentiti».
La nostalgia del fascismo non c’entra?
«Non so. Forse in Italia la gente ordinaria ha il senso che un tempo era forte e aveva un leader che credeva in lei. Forse c’è questo desiderio di un leader forte».
Vede rischi di antisemitismo?
«Certo, in forma adattata ai tempi. Gli ebrei fanno parte dei professionisti, le persone istruite, e diventano facili bersagli quando attacchi le elite. Lo vediamo e siamo preoccupati».
Il segretario di Stato Blinken ha detto che è pronto a lavorare col nuovo governo su Ucraina, diritti umani ed economia.
«Gli Usa seguiranno un approccio pragmatico. Sui diritti però siamo stati critici con l’Ungheria, e lo saremo con l’Italia, se avverranno attacchi simili».