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26 Gennaio 2024GOVERNO
Approvato il ridisegno dell’assistenza ai cittadini della Terza età non autosufficienti La sperimentazione del bonus per gli 80enni malati gravi e poveri tagliata da 1.000 a 850 euro Meloni: orgogliosi di questo primo passo
Il Governo ha approvato, come anticipato ieri, il decreto legislativo sugli anziani che stanzia 1 miliardo in due anni per la riforma dell’assistenza e l’invecchiamento attivo, ma ha dovuto già ridimensionarne alcune voci. «Un provvedimento estremamente innovativo che punta a costruire un nuovo modello di welfare e che permetterà di dare risposte concrete ai bisogni dei nostri oltre 14 milioni di anziani, di cui 3,8 non autosufficienti», ha spiegato la viceministra del Lavoro Maria Teresa Bellucci (Fdi), che ha coordinato la stesura del Dlgs di attuazione della Legge delega, 33/2023 con gli altri ministeri coinvolti. Il capitolo più innovativo è quello che riguarda la Prestazione universale, che prevede una sperimentazione in vista del ridisegno dell’attuale Indennità
di accompagnamento in una prestazione universale per la non autosufficienza. Le risorse limitate e la scelta di non rivoluzionare per il momento l’intero assetto non permettono di realizzare subito l’introduzione di tre fasce di importi diversi e comunque superiori alle attuali 531,76 euro come previsto nella Legge delega. Ma, nel Dlgs approvato, viene prevista la sperimentazione dal 1° gennaio 2025 al 31 dicembre 2026 di una quota aggiuntiva che inizialmente era prevista di 1.000 euro, oltre l’indennità di accompagnamento, spendibile solo in servizi (certificati) alla persona. Nella riunione del Consiglio dei ministri, però, su richiesta della Ragioneria generale dello Stato, la cifra è stata ridotta a 850 euro. «Si passerà da un assegno di accompagnamento oggi pari a 531,76 euro a 1.380 euro, da poter spendere per servizi, cura e assistenza», ha confermato la viceministra del Lavoro Maria Teresa Bellucci. La misura sperimentale riguarderà comunque dall’anno prossimo solo gli ultra 80enni considerati gravissimi e con un reddito Isee di non oltre 6.000 euro.
Per questa misura lo stanziamento previsto sarà di 300 milioni nel 2025 e altrettanti nel 2026. Si stimava dunque, ipotizzando gli inziali 1.000 euro, una platea di beneficiari di massimo 25mila persone, il 2,5% circa degli ultra 80enni che ricevono l’indennità di accompagnamento, lo 0,18% degli ultra 65enni che godono dell’accompagnamento. Ridimensionata a 850 euro la quota aggiuntiva, la platea può crescere di qualche migliaio di persone. Occorre tenere conto poi come nel decreto si preveda, nel caso le domande fossero superiori, che saranno i singoli importi mensili a diminuire ulteriormente. Si tratta di una scelta molto parziale rispetto
all’obiettivo complessivo di ridisegno dell’indennità di accompagnamento così come prevista dalla Legge delega approvata nel marzo dello scorso anno, ma probabilmente non si poteva fare di più. Si vedranno i risultati della sperimentazione che dovrebbe portare anche, grazie all’incentivazione della spesa in servizi certificati, all’emersione del lavoro nero (oggi più della metà di badanti e personale domestico lavora in nero). In ogni caso, difficilmente la quota aggiuntiva potrà essere in futuro garantita a tutti gli anziani non autosufficienti, altrimenti la spesa aumenterebbe di 16,8 miliardi l’anno. È probabile dunque che in futuro questa possa essere la soglia massima solo per la porzione di popolazione non autosufficiente più anziana e con grado di invalidità più grave. Un altro segnale che sembra emergere è la volontà di lasciare l’indennità di accompagnamento in cifra fissa uguale per tutti (e senza vincoli di utilizzo) e graduare e legare all’utilizzo per i servizi solo la quota aggiuntiva. Quest’ultima è revocabile (e da restituire) se non utilizzata per contratti regolare di lavoro di personale domestico o di imprese specializzate nell’assistenza. «Siamo orgogliosi della riforma ha detto la premier Meloni -. Come promesso abbiamo approvato un decreto legislativo attuativo del Patto per la Terza Età: è una riforma che l’Italia aspettava da più di 20 anni, tappa di un percorso che continuerà».