La fine del doppio gioco
13 Settembre 2024Piove sul campo largo, ma l’unità è sui contenuti
13 Settembre 2024
Alla festa di Avs scintille Conte-Magi sull’Ucraina. La platea fischia il nome di Boschi
Adriana Logroscino
ROMA Corrucciato, Giuseppe Conte, nonostante gli incoraggiamenti e gli applausi della platea, più distesa Elly Schlein, accolta come una di casa. Almeno fino a quando non tocca a lei provare a placare gli spettatori che si infervorano fischiando alla sola evocazione di Maria Elena Boschi (da parte della moderatrice Serena Bortone). I due leader fanno il loro ingresso insieme alla prima festa nazionale di Alleanza verdi e sinistra in corso a Roma, su invito di Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni. E già lo chiamano il patto della birra, per il brindisi finale che include anche Riccardo Magi.
La serata, per la prima volta dalla piazza contro l’autonomia lo scorso giugno, mette sul palco buona parte del campo largo che si vorrebbe costruire, con la vistosa eccezione di Matteo Renzi e Carlo Calenda, non invitati. L’acquazzone trasforma rapidamente la pineta in un pantano. Ma né militanti né organizzatori si fanno intimidire: «Senza pioggia sarebbe stato troppo facile».
Se le preoccupazioni logistiche sulla tenuta della tensostruttura si affrontano con una certa baldanza, è il tema politico, appunto quello dell’alleanza larga — «alleanza progressista, meglio» corregge Schlein — la cui gestazione sembra complicarsi, che richiede particolare prudenza. Con la segretaria Pd che da settimane ripete il suo «no ai veti» e dal palco di Avs cerca ancora una volta di tirare la volata al progetto, ricordando i successi raggiunti «tutti insieme» nei Comuni: «Gli elettori si aspettano un’alternativa coerente e credibile che butti giù questo pessimo governo. L’alternativa su cui lavorare già c’è sia in Parlamento sia nel Paese. Ed è sano che sia tra forze diverse. Il nucleo è su questo palco, partiamo da qui». I padroni di casa Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli, prudenti, marcano (anche tra loro) i distinguo: «Non si tratta di definire un perimetro geometrico ma di allargare il consenso. Vorremmo fosse quella su questo palco, l’anima dell’alternativa a chi ci sgoverna», la formula comune. Mentre Conte fa la sfinge, guardandosi bene dal toccare l’argomento del perimetro di una futura alleanza, ma è nota la sua indisponibilità nei confronti di Renzi. È Riccardo Magi, il segretario di +Europa, quinto leader sul palco, a tirare fuori il coniglio dal cilindro: «Apriamo un tavolo permanente di confronto, ci state?» Il sì è unanime. La proposta è generica, da definire, nata, assicura Magi, «qui ora». Almeno l’impasse iniziale della serata è superata.
Ma il dibattito è lungo e qualche scossa è inevitabile. Come quando Schlein, tradendo qualche disagio per i fischi all’indirizzo di Iv, avverte Conte: «Non dirò mai sì a rifare il Jobs act ma mai direi sì nemmeno ai decreti sicurezza». O quando Magi litiga con Conte e lo attacca su Stati Uniti e Ucraina, temi che più divaricano +Europa e M5S. «Non ho compreso se la difesa del diritto internazionale, Conte spera di trovarla in Trump». La platea però lo fischia.