Sono davvero grandi la tristezza e il dolore per la scomparsa di Vincenzo Siniscalchi, personalità di assoluto rilievo nella città di Napoli e stimata da tante persone anche a livello nazionale. Si è sentito male all’improvviso, mentre parlava in un teatro ad una manifestazione dell’Anpi. Si è accasciato sul palco, ha perso conoscenza e malgrado il pronto intervento dei sanitari si è spento. Mi hanno chiamato diversi compagni e amici che erano lì ad ascoltarlo ed è stato del tutto naturale essere presi dall’emozione e dalla commozione. Su un palco, ed il pensiero è subito andato ad Enrico Berlinguer, al palco di Padova.
Siniscalchi è stato innanzitutto un grande avvocato, un Maestro di intere generazioni e la sua forte cultura giuridica e garantista si è espressa in diverse ed importanti sedi: nell’attività professionale e nei tribunali, nel Parlamento della Repubblica per tre legislature, nel Consiglio Superiore della Magistratura.
Sono tanti i ricordi che si affollano nella mente in queste ore. Ricordi politici ed istituzionali, in primo luogo. Assieme abbiamo condotto tante battaglie. Vincenzo è stato al mio fianco quando sono stato candidato e poi eletto sindaco di Napoli in quelle prime elezioni dirette del novembre-dicembre 1993. Sono stato io al suo fianco quando è stato candidato al Parlamento in un collegio difficile ed ha vinto grazie alla stima che raccoglieva anche in ambienti diversi dalla sinistra.
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Da Maradona a Fellini, Vincenzo Siniscalchi: maestro di dirittoÈ per i suoi interessi verso il cinema, il teatro, l’arte nelle sue molteplici forme che riusciva a dialogare con tanti mondi ed in particolare con le nuove generazioni. Ancora in questi ultimi tempi e pure l’altra sera in quel teatro sapeva rivolgersi a giovani di diversa condizione sociale perché a 92 anni era giovane di testa e questa sua dote suscitava simpatia. Così come destava ammirazione il suo rapporto con Maradona. Siniscalchi non era soltanto il suo avvocato, era un suo amico caro nei momenti belli ed ancora di più in quelli difficili. Per Diego era come un padre che gli voleva bene e che sapeva essere un affettuoso punto di riferimento.
Ricordi personali, anche e soprattutto. Gli incontri per discutere e riflettere sulla politica napoletana e nazionale, le cene del dopo teatro per commentare lo spettacolo appena visto, le confidenze che ci scambiavamo. Ma le immagini e le memorie più belle riguardano il comune amore per quelle singolari ed affascinanti montagne che sono le Dolomiti. Ogni estate in agosto, e fino ad appena qualche anno fa, andavo a trovarlo all’Armentarola e assieme facevamo tante camminate, felici di raggiungere questa è quella cima. È da lui oltre che da Bruno Trentin, che ho imparato a fare le ferrate e percorsi impegnativi. Poi quando eravamo in vetta ci scambiavamo un sorriso e guardavamo l’infinito. Grazie di tutto quello che ci hai dato, caro Enzo, ed un abbraccio fraterno a tua moglie Marinella e alle tue figlie Alessia e Francesca.