LA VITTORIA DELL’ELMETTO LA VERA SFIDA ALLE EUROPEE
11 Marzo 2024La solitudine di Kiev e i rischi in Europa
11 Marzo 2024
di Lorenzo Cremonesi
Da Varsavia a Kiev, no alle parole di Francesco. Nel 2022 Biden pronto all’atomica russa
«Se oggi ci fosse papa Wojtyla non sentiremmo tanta propaganda filorussa dal Vaticano», dicevano già due anni fa i dirigenti ucraini. Erano le prime settimane dell’invasione voluta da Putin e già a Kiev si criticavano i silenzi di papa Francesco, insieme ai suoi tentativi di contatto con il patriarca della Chiesa ortodossa di Mosca: lo stesso Kirill che benediceva i carnefici di Bucha e predicava l’ideologia imperiale della «Grande Russia» volta a cancellare qualsiasi legittimità di indipendenza ucraina.
Agli inizi del maggio 2022 la nostalgia per «il Papa polacco» si era fatta ancora più acuta, quando il suo successore argentino aveva parlato delle «responsabilità della Nato che abbaia ai confini russi». Un argomentare che sposava la propaganda di Mosca e aveva visibilmente scosso anche un diplomatico compassato come il ministro degli Esteri Dmytro Kuleba. «Suggerisco al Santo Padre di rileggere la storia delle nostre regioni e torno a invitarlo a Kiev per sentire i nostri argomenti», ci aveva detto.
Ieri all’Angelus il Papa si è limitato a pregare per la pace in Ucraina e in Terra Santa. «La nostra bandiera è gialla e blu. Questa è la bandiera per la quale viviamo, moriamo e vinciamo. Non innalzeremo nessun’altra bandiera», ha replicato Kuleba eri mattina sui social. Tre i suoi argomenti centrali: le attuali difficoltà militari non significano affatto che la sconfitta ucraina sia vicina; la lotta continua sino alla vittoria; se Putin si ritirasse, la guerra finirebbe subito. E Kuleba consiglia al Papa di ascoltare le «giuste ragioni» delle vittime, non sostenere quelle degli invasori. «Il più forte è colui che nella lotta tra il bene e il male si schiera col bene, piuttosto che metterli sullo stesso piano con i negoziati», scrive. «Ringrazio ogni cappellano ucraino che è nell’esercito. Sono in prima linea, sostenendo con la preghiera, il dialogo e le azioni, ha affermato il presidente Zelensky. «Questo è ciò che è la Chiesa: sta insieme alle persone, non da qualche parte, a duemilacinquecento chilometri di distanza, mediando virtualmente tra qualcuno che vuole vivere e qualcuno che vuole distruggerti».
Netta anche la risposta della Chiesa greco-cattolica locale: «Gli ucraini sono stanchi, ma non spezzati». Toni che echeggiano dal ministero degli Esteri polacco e dalla presidenza lettone: «Il Papa incoraggi Putin a ritirarsi e la guerra finirebbe subito. Non si deve capitolare al male».
Gli ambienti diplomatici occidentali a Kiev sottolineano che comunque i tentativi di mediazione vaticani e le loro cautele con la Russia sino ad ora «hanno sortito zero risultati»: le missioni di pace del cardinale Zuppi sono rimaste lettera morta. Quanto invece agli sforzi per liberare i bambini ucraini deportati in Russia: «Ne hanno recuperati pochissimi, hanno avuto molto più successo i qatarini che non la Santa Sede».
Da Mosca colgono la palla al balzo per ribadire le vittorie delle loro offensive militari e puntare il dito contro la Nato. Afferma Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri: «Il Papa non parla a Kiev, bensì all’Occidente, che strumentalizza l’Ucraina per le sue ambizioni».
Maria Zakharova
Il Papa chiede all’Occidente di ammettere che si è sbagliato
Gli stessi toni indispettiti erano riapparsi nell’agosto 2023 sentendo le parole del Papa che, magnificando il passato della «grande madre Russia», aveva esaltato figure come Pietro il Grande e Caterina II: due personaggi che per gli ucraini rappresentano l’incarnazione dell’espansionismo di Mosca. Le recenti rivelazioni dagli Stati Uniti, per cui Biden nell’autunno 2022 si stava preparando a reagire in modo convenzionale all’utilizzo di una «bomba atomica sporca» russa, confermano i timori ucraini.
Alexandra Valkenburg
La Russia può porre fine alla guerra rispettando la sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina
In questo crescendo di attriti s’inserisce la nuova crisi col Vaticano. A Kiev non sono andate a genio le parole del Papa alla Radiotelevisione svizzera per cui, dato che l’Ucraina a suo parere starebbe perdendo la guerra, dovrebbe «alzare bandiera bianca» e negoziare la pace con Mosca. Vero che poi i portavoce vaticani hanno chiarito che la formula della «bandiera bianca» era suggerita dall’intervistatore e il Santo Padre non faceva altro che il suo mestiere, invitando a negoziare invece che sparare, però il risentimento è tangibile e diventa occasione per ribadire la propria determinazione a resistere con le armi in mano.
Radoslaw Sikorski
Per equilibrio, che ne dite di incoraggiare Putin a ritirarsi?
La pace si realizzerebbe immediatamente