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Lorenzo Cremonesi
KIEV Un attacco di routine sulle infrastrutture ucraine del Mar Nero, oppure una deliberata provocazione-minaccia contro chiunque sostenga l’Ucraina aggredita, o addirittura l’ennesimo tentativo di assassinare Volodymyr Zelensky, anche mettendo a rischio la vita di un leader europeo?
La domanda è legittima dopo avere ascoltato le cronache del bombardamento di missili russi ieri mattina nella zona portuale di Odessa, proprio pochi minuti prima che vi si tenesse l’incontro tra il presidente ucraino e il premier greco Kyriakos Mitsotakis. La stampa greca segnala che le deflagrazioni sono avvenute a circa 150 metri dalla delegazione. Fonti locali parlano invece di «500 o 800 metri» e negano vi sia stato un pericolo diretto per gli ospiti. Secondo la marina ucraina, i morti sarebbero almeno cinque: nessuno faceva parte della delegazione greca o si trovava con il gruppo degli ufficiali ucraini. Da Mosca un laconico comunicato del ministero della Difesa conferma di avere colpito «con successo» l’hangar di una fabbrica di droni marini.
Il viaggio segretoIl premier greco era arrivato in Ucraina in segreto, come è consuetudine per le visite dei dirigenti stranieri per evitare di essere presi di mira dai russi. Ma ci sono le eccezioni. Il 29 aprile 2022 il segretario generale dell’Onu, António Guterres, aveva dovuto scappare nei rifugi a Kiev. Il giorno prima aveva avuto un difficile colloquio con Vladimir Putin a Mosca, dove aveva espresso l’intenzione di recarsi subito da Zelensky. Le bombe russe erano apparse allora come un avvertimento violento e pericoloso a tutta la comunità internazionale: l’invasione russa non si sarebbe fermata prima di avere raggiunto l’obiettivo primario di asservire l’Ucraina. Il 24 febbraio dell’anno scorso, in occasione del primo anniversario della guerra, Joe Biden aveva preferito non correre rischi e infatti i capi della Cia avevano messo in guardia i colleghi russi sulle possibili conseguenze, se la visita del presidente Usa a Kiev fosse stata disturbata dai missili. Ieri Mitsotakis non ha nascosto la commozione. «È stata un’esperienza impressionante. Un fatto è sentire parlare della guerra e un altro sperimentarla in modo diretto, si sono udite le sirene dell’allarme, ma non abbiamo avuto il tempo di cercare un rifugio protetto», ha dichiarato. E ciò non ha fatto altro che rafforzare la sua determinazione. Infatti, ha aggiunto, dopo avere visitato con il presidente ucraino le strutture portuali danneggiate e i lavori di riparazione: «Tutta l’Europa deve sostenere la lotta dell’Ucraina per la libertà e l’indipendenza nazionale. Noi greci non possiamo tirarci indietro». A sua volta Zelensky ha ricordato i 12 morti, tra cui cinque bambini, di domenica scorsa, quando i droni russi hanno sventrato una palazzina residenziale di nove piani nel centro di Odessa. «Vedete con chi abbiamo a che fare? Ai russi non importa cosa colpiscono», ha detto, sottolineando la necessità di ottenere armi antiaeree e munizioni dagli alleati.
Gli aiuti dall’EuropaA fronte del blocco degli aiuti militari americani, i leader ucraini rivolgono al momento grande attenzione a ogni possibile aiuto europeo. In ogni caso, i massimi dirigenti della Ue hanno subito condannato con forza il bombardamento. «L’ennesimo segnale delle tattiche codarde di Mosca nella guerra di aggressione contro l’Ucraina, un fatto ripugnante e al di sotto delle stesse regole che il Cremlino si era dato», ha tuonato il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel. «Nessuno si lascia intimidire da questo nuovo attentato terroristico, certamente non i due leader sul campo e non il coraggioso popolo ucraino», ha aggiunto la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen.
A Kiev il portavoce della marina militare ucraina, Dmytro Platenchuk, ci ha spiegato che l’incremento degli attacchi russi contro la regione portuale di Odessa è da mettere in relazione diretta con le loro sconfitte in mare. «Grazie ai nostri droni, siamo riusciti ad affondare o danneggiare gravemente più di un terzo della flotta russa del Mar Nero. Avevano 80 unità, di queste ne abbiamo colate a picco 27, di cui 14 di grande tonnellaggio. Altre 15 sono in cantiere per riparazioni. Siamo riusciti a riaprire le rotte del grano», spiega. «Bombardano le coste perché hanno perso sull’acqua».