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Nel secondo giorno del viaggio un cordiale incontro tra il presidente della Cei e inviato papale con il patriarca ortodosso russo Nel suo saluto all’ospite, l’auspicio che «le Chiese possano lavorare insieme per servire la causa della pace e della giustizia»
C’è stato l’atteso incontro con il patriarca Kirill. E anche quello con Maria Lvova-Belova, la commissaria russa per i diritti dei bambini. E non era scontato che ci fossero. Perciò la seconda giornata piena del cardinale Matteo Zuppi a Mosca e l’intera parte russa della sua missione, quale inviato del Papa, può ritenersi chiusa con un bilancio positivo, che comprende anche la bella celebrazione della messa nella Cattedrale cattolica della capitale russa, insieme con i vescovi della locale Conferenza episcopale. Perché in questi casi, come si dice, la forma è sostanza. E la forma cordiale dei due incontri, come testimoniano le immagini diffuse, fanno ben sperare in vista di un dialogo che deve ora cominciare davvero. Al di là del fatto che, come è stato sottolineato da parte delle autorità civili russe, «nessun accordo è stato raggiunto».
A ragionare in termini realistici, infatti, non si poteva aspettare che una qualunque intesa fosse raggiunta in così poco tempo. In questi casi la diplomazia fa rima con pazienza e con la politica dei piccoli passi, come del resto il cardinale Zuppi aveva fatto intendere già prima di partire per Kiev il 5 e 6 giugno scorsi.
A maggior ragione la regola deve valere per questa seconda parte della missione. E sono estremamente incoraggianti in questo senso le frasi con cui Kirill ha accolto il porporato ieri pomeriggio. «Eminenza, sono molto contento che sia arrivato a Mosca accompagnato da fratelli che conosco bene». Zuppi, infatti, era accompagnato dal nunzio apostolico in Russia, l’arcivescovo Giovanni D’Aniello. «È importante che tutte le forze del mondo – ha aggiunto Kirill – si uniscano per prevenire un grande conflitto armato.
Le Chiese possono lavorare insieme per servire la causa della pace e della giustizia». Il presidente della Cei ha ricambiato, come riferisce l’agenzia Ria Novosti, invitando il patriarca a visitare Bologna dove c’è una comunità russo-ortodossa e «il suo vescovo Ambrozie, rispettato e amato in tutta la nostra diocesi». Più tardi, alla fine della Messa nella Cattedrale, ha detto: «Ringraziamo papa Francesco per la sua perseveranza nel chiedere la pace e per questa missione che, ne sono certo, darà i suoi frutti» (Papa che nel dopo Angelus di ieri ha invitato a non stancarsi «di pregare per la pace, specialmente per il popolo ucraino, che è ogni giorno nel mio cuore»). In sostanza il lavoro è solo all’inizio e probabilmente sono all’orizzonte altre tappe. Zuppi partirà per l’Italia nel pomeriggio di oggi.
Per il momento resta la cronaca di una giornata intensa e proficua. Dell’incontro con il patriarca sono state diffuse anche alcune fotografie come quella con le due delegazioni sorridenti che posano per l’occasione.
Ugualmente cordiale è apparso l’incontro in mattinata con Maria Lvova-Belova, la commissaria russa per i diritti dei bambini, (contro la quale, come è noto, la Corte penale internazionale ha emesso nel marzo scorso un ordine di arresto con l’accusa appunto di deportazione illegale di bambini ucraini). La stessa Lvova Belova ha pubblicato su Telegram una foto in cui stringe la mano al cardinale Zuppi e una breve dichiarazione: «Svolgiamo il nostro lavoro in modo aperto e coerente. Sono sicura che l’amore è la misericordia cristiani aiuteranno nel dialogo e nella comprensione reciproca».
Tuttavia, il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, citato dall’agenzia Interfax, ha tenuto a precisare ieri che «nessun accordo specifico è stato raggiunto».
Ma, ha aggiunto, «il dialogo continuerà se sarà necessario ». E non è una notazione da poco, dato che lascia certamente una porta aperta. «È stato uno scambio di vedute e informazioni su questioni umanitarie nel contesto della situazione ucraina», ha spiegato ancora Peskov.
Infine, molto partecipata è stata la Messa nella Cattedrale, nella quale si è pregato per la pace. Zuppi ha celebrato in latino, ha pronunciato le prime frasi dell’omelia in russoe ha lasciato poi che fosse monsignor Paolo Pezzi, arcivescovo cattolico di Mosca, a leggere il resto in russo. «Come una madre,- era scritto tra l’altro – la Chiesa invoca in maniera incessante il dono della pace, cercandola instancabilmente perché il dolore di ogni persona è il suo dolore». Ecco anche «l’unico motivo della missione che viviamo in questi giorni, voluta dal successore di Pietro che non si rassegna e fa di tutto perché l’attesa di pace che sale dalla terra trovi presto compimento. Mercoledì ho affidato questa missione alla Madre di Vladimir (l’icona russa, ndr), perché la sua tenerezza per l’umanità ferita e sofferente ci aiuti a cercare con intelligenza e coraggio la via della pace, con creatività e fiducia. Tenerezza che inizia dai bambini, vittime innocenti di una violenza ingiusta. Non è un sogno ingenuo, ma un impegno e un dovere umano e cristiano indispensabile perché ci sia il futuro».