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2 Marzo 2025Francesco Frati, presidente di Fondazione Tls da quattro mesi, offre nell’intervista una visione ottimistica ma ancora poco concreta sul futuro dell’ente. Da un lato, descrive una realtà scientificamente vivace, con 50 aziende incubate, circa 600 occupati e un centinaio di dipendenti diretti. Dall’altro, ammette le difficoltà finanziarie degli ultimi due anni, gestite con un piano di rientro previsto nel bilancio 2024, senza però fornire dettagli sull’ammontare complessivo dell’indebitamento. Questa mancanza di trasparenza lascia dubbi sulla reale solidità economica di Tls.
Frati suggerisce un ritorno alla missione originaria di Tls come incubatore per start-up e PMI, scelta che appare razionale con l’arrivo del Biotecnopolo, focalizzato sulla ricerca. Tuttavia, il rischio è che questa strategia ridimensioni le ambizioni di Tls, affidandosi troppo a una collaborazione con il Biotecnopolo ancora tutta da definire. La mancata inclusione di Tls tra i soci fondatori del nuovo centro rafforza l’impressione di una marginalizzazione che Frati minimizza ma non chiarisce.
Anche la questione della causa da 23 milioni con Menarini viene liquidata con troppa sicurezza, senza spiegazioni dettagliate sui rischi effettivi. Sul tema della politicizzazione, Frati afferma che Tls collabora con tutte le istituzioni indipendentemente dal colore politico, ma questa dichiarazione appare più come un’intenzione che una reale garanzia.
In sintesi, l’intervista mostra un Tls in fase di transizione ma con molte incognite aperte. La mancanza di trasparenza sui conti, sui rischi legali e sui rapporti con il Biotecnopolo solleva dubbi sulla solidità della strategia proposta.
Le nuove sfide di Tls Frati: «Ridefiniremo il confine delle attività Ma la struttura è sana»
Il nuovo presidente traccia la rotta a quattri mesi dall’insediamento «Collaborazioni nelle rispettive autonomie con il Biotecnopolo Con il bilancio 2024 contiamo di rispettare il piano di rientro»
di Orlando Pacchiani
Da quattro mesi è il presidente di Fondazione Tls, troppo poco per aver cambiato volto all’ente dopo l’ultimo periodo travagliato, abbastanza per averne inquadrato problemi e virtù, delineando così le strategie di intervento a immediato e medio raggio. Francesco Frati, professore di zoologia ed ex rettore dell’Università degli studi, smessi panni di Magnifico oltre a reimmergersi a tempo pieno nei suoi amati studi ha assunto due presidenze: la prima è legata alla passione di una vita, la Mens Sana Basket, la seconda è quella di Tls in un momento difficile, dopo il salvataggio guidato dalla Fondazione Mps e sostenuto dagli istituti di credito. Presidente Frati, come sta oggi Tls? «Complessivamente bene e, come tutto il comparto delle scienze della vita, sta attraversando un momento di transizione legato all’insediamento del Biotecnopolo. È normale che l’arrivo di una realtà di questa importanza sul territorio condizioni tutte le realtà del settore». Ma Tls come è arrivata a questo appuntamento? «Ho trovato una realtà sana da un punto di vista scientifico, con start up e aziende vivaci come produzione scientifica e raccolta dei finanziamenti, con numeri positivi per l’occupazione: parliamo di seicento occupati che lavorano nelle cinquanta aziende incubate in Tls. E a questi si aggiungono un centinaio di nostri dipendenti diretti». L’ultimo bilancio però era in grave sofferenza, come si sta muovendo? «Negli ultimi due anni si sono registrate criticità finanziarie che hanno determinato interventi straordinari, incluso un piano di rientro che con il bilancio 2024 contiamo di riuscire a rispettare». Tra le voci critiche non c’è stata una crescita sproporzionata del numero dei dipendenti? «Non sono nelle condizioni di dire se il numero fosse cresciuto troppo oppure no. Penso però che nei prossimi mesi e anni quello che cambierà sarà il confine delle attività di Tls». Come immagina che potrà essere ridefinito? «Tls è nata come incubatore di start up, spin off, piccole e medie imprese, facendo bene il proprio mestiere e facendo crescere queste realtà. Poi ha accresciuto le proprie attività investendo in piattaforme tecnologiche e aggiungendo ulteriori servizi anche sulla proprietà intellettuale, anche qui con ottimi risultati e collaborazioni importanti con le realtà del territorio. Negli ultimi anni ha aggiunto il filone della ricerca pura, ospitando progetti importanti. In questo contesto è arrivato il Biotecnopolo, che ha come missione quello di fare ricerca e sviluppo. Questo impone un ripensamento». Quindi pensa a un ritorno alla missione originaria? «In una realtà dove a fare ricerca ci sono già l’Università degli studi e arriva il Biotecnopolo, è normale pensare che, con i tempi, i modi e i passaggi dovuti, Tls torni gradualmente a concentrarsi su ciò che ha sempre fatto bene, cioè incubazione di aziende e fornitura di servizi, anche esplorando modalità innovative». Questo garantirà un orizzonte più stabile e concreto alla Fondazione Tls? «Sì e più coerente con l’intero ecosistema senese delle scienze della vita, dove ognuno è specializzato in una certa area e cerca di fare al meglio ciò in cui è preparato, collaborando con gli altri e non facendosi concorrenza». Però non negherà che tra Biotecnopolo e Tls c’è stata una cesura, a partire dalla vostra esclusione dal novero dei soci fondatori. «Io in prospettiva vedo Tls e Biotecnopolo come due soggetti importanti che avranno numerose possibilità di collaborazione, ognuno forte delle proprie competenze, una relazione tra soggetti autonomi a seconda delle esigenze. E magari Tls potrà essere l’incubazione di start up e spin off che saranno generate dal Biotecnopolo». Andrà avanti la convivenza nell’immobile al Petriccio? «Non spetta a me influenzare le scelte del Biotecnopolo. Per il momento Tls si è limitata ad agevolarne l’insediamento, anche attraverso l’ospitalità in alcuni nostri spazi». Ma in vista per Tls ci sono possibili novità di collocazione? «Credo che Tls continuerà a restare dove è adesso, tra il centro ricerche e nella collinetta di viale Sclavo nel perimetro Gsk». È sempre pendente la causa da 23 milioni di Menarini, la preoccupa? «I nostri legali sostengono che la Fondazione Tls non ha nulla da temere e che la vertenza riguarda Tls sviluppo. Fidandomi in pieno del parere, non credo che abbiamo da temere nulla di particolare come Fondazione Tls». Se guarda al sistema delle scienze della vita senese, che giudizio può fare oggi? «È un mondo molto dinamico, con aziende in crescita che negli ultimi anni hanno portato avanti investimenti importanti e registrato una forte crescita occupazionale. È un sistema diversificato perché va dalle start up alle multinazionali, ma che nel complesso ha generato risultati molto rilevanti e una positiva reazione a catena che ha, per esempio, determinato la nascita di progetti all’interno dell’Università. Una vivacità che potrà crescere ancora grazie al Biotecnopolo, rafforzando il proprio storico posizionamento di rilievo nazionale e internazionale». Qualche polemica ha riguardato anche il possibile posizionamento politico di Tls, lei cosa risponde? «Tls lavora con ogni istituzione indipendentemente dal colore politico. Ha un ruolo di primo piano in Toscana, grazie intanto al rapporto con tutte le Università, un legame costruttivo con tutta la regione che si traduce in risultati concreti. E sono convinto che possa continuare a svolgerlo, con riferimento alla città, al territorio, alla regione».