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di Pierluigi Piccini
Un incidente sul lavoro ha scosso ieri lo stabilimento Beko di Siena. Una lavoratrice è rimasta ferita dopo essere rimasta incastrata con un piede in una rulliera della linea produttiva. L’intervento tempestivo dei soccorsi ha evitato conseguenze peggiori, ma l’episodio impone una riflessione che va oltre la singola dinamica.
Beko ha dichiarato di aver attivato immediatamente le procedure interne di emergenza, garantendo l’assistenza sanitaria e annunciando l’avvio di un’indagine interna. La direzione ha ribadito che la sicurezza dei lavoratori resta una priorità. Ma basta questo?
La RSU dello stabilimento ha proclamato uno sciopero di otto ore, denunciando un clima crescente di insicurezza e disagio tra le maestranze. Si parla apertamente di logoramento psicologico, ritardi nell’attuazione dell’accordo quadro e di una generale perdita di fiducia. Il rischio, oltre che fisico, è sociale: quando la dignità del lavoro vacilla, anche la coesione interna di un’azienda si indebolisce.
Questo infortunio non è un evento isolato: è il sintomo di una condizione che da tempo andava ascoltata. E che oggi chiede risposte non solo tecniche o procedurali, ma politiche. Serve un impegno collettivo – da parte dell’azienda, delle istituzioni, delle forze sindacali – per restituire sicurezza, rispetto e centralità a chi ogni giorno tiene in piedi la produzione.
Non si può più attendere.