Giovanni Soldini: «Lasciano fare al mare il lavoro sporco»
10 Agosto 2023You’re So Vain
10 Agosto 2023L’odissea degli ultimi
L’ennesima tragedia annunciata poteva essere evitata. Quarantuno vite perse nel mare, quando l’allarme era stato lanciato da cinque giorni. Venerdì scorso, infatti, un Sos era arrivato dalle Ong che attraversano il Mediterraneo in lungo e in largo per salvare i migranti. I profughi che hanno perso la vita, 41 in tutto (fra loro anche 3 bambini) erano probabilmente su uno dei 20 barchini partiti dal Nord Africa in viaggio verso l’Europa in pieno maltempo, con onde alte quattro metri e mare mosso. La richiesta di soccorso urgente era stata fatta da Alarm Phone e dalle altre Ong.
I cadaveri? Non avvistati
Il barchino era partito da Sfax, in Tunisia, giovedì scorso ed è affondato durante la navigazione nel Canale di Sicilia.. A raccontare l’ennesima tragedia sono stati i quattro sopravvissuti, due ragazzi e una ragazza minorenni e non accompagnati e un uomo adulto provenienti da Guinea e Costa d’Avorio, che sono stati salvati dalla motonave “Rimona” la quale, ieri mattina, li ha trasbordati sulla motovedetta Cp327 della Guardia costiera. I quattro naufraghi hanno raccontato di essere partiti dalla cittadina tunisina in 45 alle 10 di giovedì. Dopo circa 6 ore di navigazione, il mezzo in metallo di 7 metri si è capovolto a causa di una grande onda. Tutti i migranti – stando a quanto riferito dai superstiti – sono finiti in mare. Solo in 15 avevano un salvagente, ma sono annegati lo stesso.
Né la nave battente bandiera maltese, la “Rimona” che li ha salvati, né le motovedette della Guardia costiera hanno avvistato cadaveri. E questo perché i quattro sono stati soccorsi ieri, dopo più giorni dal naufragio e a una distanza importante da dove si è consumata la tragedia.
«Li abbiamo visti sparire»
«Ci siamo aggrappati alle camere d’aria, lo hanno fatto anche tanti altri dopo che il barchino s’è capovolto a causa di una violentissima onda. Ma con il passare del tempo, abbiamo visto i nostri compagni di viaggio prima allontanarsi, trasportati dalle forti correnti del mare, e poi sparire. Alcuni li abbiamo visti venire inghiottiti dalle onde». I quattro superstiti dell’ennesimo naufragio sono ancora impauriti e sotto choc. Al momento le autorità italiane cercano riscontri e, soprattutto, le versioni fornite non convincono del tutto diversi soccorritori, che ritengono che le condizioni dei sopravvissuti siano incompatibili con giorni in acqua senza cibo. Ad ascoltarli, con l’assistenza e il supporto degli operatori della Croce Rossa italiana che si occupa della gestione del centro di primissima accoglienza di contrada Imbriacola a Lampedusa, sono i poliziotti della squadra mobile della Questura di Agrigento. Agenti che nei prossimi giorni – passato lo choc – li sentiranno di nuovo: i loro racconti sono infatti confusi e pieni di lacune ed è evidente che i quattro hanno paura di parlare.
Dopo diverse ore passate in acqua aggrappati alle camere d’aria, hanno spiegato ancora i quattro sopravvissuti, «abbiamo visto una barca di ferro vuota e l’abbiamo raggiunta. Eravamo in dieci». Qui nasce un interrogativo: che fine hanno fatto gli altri sei migranti che sarebbero saliti sul barchino trovato alla deriva e senza motore? I naufraghi non sono stati in grado finora di spiegarlo. Amnesie, secondo chi ha raccolto le testimonianze, che potrebbero essere dettate dai timori nei confronti di chi ha organizzato e gestito la traversata.
«Salvateli»: zero risposte
«Salviamoli prima che sia troppo tardi» aveva scritto Alarm Phone, sul suo profilo Twitter, venerdì scorso, 4 agosto, informando di aver allertato tutte le istituzioni sulla presenza in mare di una
ventina di piccole imbarcazioni in pericolo a causa dell’imminente maltempo. Erano infatti previste raffiche di vento fino a 40 nodi con onde alte fino a tre metri. «Il tempo peggiorerà: le autorità dell’Ue devono avviare vaste operazioni Sar (di ricerca e soccorso, ndr) ! – è il testo del tweet –. Temiamo che altrimenti molti non sopravviveranno alla notte!». «Il nostro aereo da ricognizione “Seabird” li ha avvistati (i naufraghi, ndr) mentre venivano soccorsi dal mercantile “Rimona” – informa la Ong Sea Watch – Il naufragio è stato causato dal maltempo di questi giorni. Un maltempo ampiamente previsto e che le autorità europee hanno ignorato, lasciando al loro destino decine di barchini». Ad avvistare i naufraghi, martedì, era stato anche l’assetto aereo di Frontex, Eagle2, che ha fatto scattare i soccorsi. «I numeri di oggi aggravano il bilancio delle vittime dei naufragi nel Mediterraneo centrale – sottolineano in una nota congiunta di cordoglio per le vittime, Oim, Unhcr e Unicef – Secondo il Missing Migrants Project dell’Oim sono già oltre 1.800 le persone morte e disperse lungo la rotta». Le tre organizzazioni delle Nazioni Unite ribadiscono la necessità di meccanismi coordinati di ricerca e soccorso.
Pd e società civile all’attacco
« L’ennesima tragedia. Nonostante tutti i proclami e i buoni auspici dell’Europa, nel Mediterraneo le persone continuano a morire e lo fanno quasi nell’indifferenza delle Istituzioni» accusa Filippo Mannino, sindaco di Lampedusa. Ma è la politica nazionale a rilanciare la polemica, dopo la s celta del governo di intervenire con la Tunisia attraverso un memorandum che ha coinvolto anche l’Europa. Nessun risultato, per ora. Il Pd, con Sandro Ruotolo della segreteria nazionale, chiede «l’istituzione di una flotta europea di soccorso. Il resto sono chiacchiere», mentre Italia Viva sollecita Bruxelles e Roma a intervenire. Cgil e società civile evocano l’inefficacia del decreto Cutro, ricordando l’altra drammatica tragedia di inizio anno. Per il governo, invece, dopo una giornata di silenzi, interviene in serata in tv la ministra dell’Università Anna Maria Bernini. «Occorre fermare i mercanti di morte» spiega.
La doppia inchiesta
Non solo la Procura di Agrigento, ma anche quella di Sfax, in Tunisia, intanto hanno aperto un’inchiesta sul naufragio. Per la Procura di Agrigento, dopo i racconti dei naufraghi, c’è l’ipotesi di reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e morte quale conseguenza di altro reato. Anche la procura presso il Tribunale di Sfax ha annunciato l’apertura di un’indagine dopo aver appreso del naufragio. Secondo il portavoce del Tribunale i capi di imputazione contestati sono: favoreggiamento dell’immigrazione irregolare, associazione a delinquere finalizzata all’immigrazione irregolare e tratta di esseri umani.