Meloni è furiosa per l’imboscata leghista. Il ragionamento che si fa a Palazzo Chigi è che in questo modo si rischia di mettere in discussione la credibilità dell’Italia all’estero. Una trappola che rovina il premier time alla Camera, piazzato nel giorno in cui si parla di una possibile visita di Meloni a Kiev nelle prossime settimane. Il ministro della Difesa Guido Crosetto è ancora più irritato: nel suo ordine del giorno, Romeo ha utilizzato alcuni passaggi delle sue comunicazioni alle Camere del 10 gennaio per argomentare le sue tesi. Ma estrapolando solo alcuni passaggi, estromettendo quelli più atlantisti. Così il ministro, a casa malato, ordina ai suoi sottosegretari Matteo Perego e Isabella Rauti di non arrivare a votare quel testo. Inizia un lungo lavoro di limatura che coinvolge Crosetto, il ministro dei Rapporti col Parlamento Luca Ciriani e la Lega per modificare l’ordine del giorno. Il capogruppo Romeo conferma che nella maggioranza “ci sono sensibilità differenti”. Il documento viene riscritto. E stravolto. L’impegno a cercare una “soluzione diplomatica” resta lo stesso, le premesse vengono modificate quasi in toto: saltano tutti i riferimenti alle parole di Crosetto, alla contrarietà degli italiani sull’invio di altre armi a Kiev, alla “postura isolazionistica” degli Usa e ovviamente alla impossibile vittoria. Sparisce anche il riferimento a Zelensky più conciliante e si parla solo di evitare una “soluzione esclusivamente militare” ma specificando che la Russia “non è in grado di invadere l’Ucraina”. Inoltre il concetto di pace viene molto edulcorato. Tolto il riferimento alla “rapida” soluzione del conflitto e l’auspicio per la soluzione pacifica resta ma “nel ripristino del diritto internazionale”. Il concetto più volte espresso da Meloni e Mattarella.
Fuori dall’aula, Romeo fa vedere la nuova formulazione a Patuanelli che però non la voterà. Poi ammette: “Porto a casa quello che posso, non dipende da me”. In aula la Lega mette in atto la ritirata. Romeo alla fine, pur ammettendo che non c’è “nessun disimpegno” dell’Italia, conferma la volontà della soluzione pacifista “e politica”: “Il governo è unito – dice tra il serio e il faceto – Forse si vuole mettere a tacere qualche voce dissonante…”, spiega prima di leggere i passaggi delle parole di Crosetto cancellati dal testo. Il documento passa con 110 sì e nessun contrario (i 5S non votano). Ma la Lega un segnale lo ha mandato a Meloni: da qui alle Europee sulla guerra si farà sentire.