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Oggi e domani l’asta dei diritti inoptati Oltre al Mef sottoscritto un altro 10% dei titoli, si riduce il rischio per le banche del consorzio
MILANO — L’aumento di capitale Mps alla fine è “quasi” andato. Ieri si è concluso il periodo di sottoscrizione delle azioni, con il 74% dei titoli piazzati. La parte del leone l’ha fatta il Mef, che con il suo 64% ha versato nelle casse della tribolata banca 1,6 miliardi di mezzi freschi. Un altro 10% – 250 milioni – lo hanno sottoscritto i vecchi soci e i soggetti che hanno comprato i diritti nei giorni scorsi (probabilmente molto pochi). Resta da collocare ancora il 26% dell’aumento di capitale ma di questo il grosso, il 19% (pari a 475 milioni) è già “prenotato”, con impegni di acquisto vincolanti, i cosiddetti contratti di sub-underwriting.
La ragione per cui questi soggetti – dalle Fondazioni bancarie a qualche cassa previdenziale – non hanno ancora sottoscritto le nuove azioni è tecnica: fino a ieri infatti solo i vecchi azionisti (o chi aveva comprato i diritti) potevano sottoscrivere i titoli. Oggi e domani invece si terrà l’asta dei diritti inoptati – a prezzi probabilmente simbolici – e i soggetti che hanno sottoscritto impegni di acquisto si faranno avanti.
Alla fine quindi il rischio per il consorzio di garanzia delle otto banche si riduce al 7% dell’aumento e potrebbe persino essere minore: innanzitutto ieri un altro soggetto istituzionale pare abbia rotto gli indugi, annunciando di voler sottoscrivere titoli per 20 milioni; poi, comunque, c’è l’asta dei diritti e può darsi che ci siano anche soggetti disponibili a fare una scommessa sulla “start up” più vecchia del mondo, Mps. Fanno parte invece di quel plotoncino del 19% tra gli altri Axa, Anima e le Fondazioni bancarie che «hanno partecipato in modo convinto partendo da un progetto di banca », ha spiegato ieri Francesco Profumo, presidente di Acri e della Compagnia di San Paolo. Merito di Luigi Lovaglio, ad della banca, ma anche del Mef, che ragionevolmente ha fatto opera di sensibilizzazione presso le sue “vigilate”, le Fondazioni. Del resto, è difficile immaginare che di suo l’aumento di Mps avrebbe avuto una calda accoglienza. Ma a questo punto lo scoglio è quasi aggirato. E, per chi ha firmato un contratto di sub-underwriting, c’è anche una commissione retrocessa dalle banche (il 3,5%) mentre il consorzio, insieme all’Algebris di Davide Serra, percepisce una commissione massima pari a 125 milioni.
Comunque, l’ultima parola sull’aumento sta per essere messa. Poi si guarderà al futuro. Il governo «lavorerà per gestire in maniera ordinata la dismissione della quota azionaria dello Stato, nel rispetto degli impegni presi con la Commissione Ue», ha detto il ministro del Mef Giancarlo Giorgetti. È quella la vera prova del nove.