IDEE PER LA CITTA’: RITROVIAMO COLLABORAZIONE E ARMONIA CON I COMUNI SENESI
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7 Ottobre 2022di Pierluigi Piccini
A leggere i giornali degli ultimi giorni la questione del Monte dei Paschi acquista dei contorni preoccupanti. Vediamo da dove nascono le ansie: Anima e AXA non hanno assunto ancora un impegno formale per l’aumento di capitale. Meglio, vogliono sapere se ci sono e quali sono gli eventuali soci privati per un importo di almeno di altri 300 milioni di euro. Quota dei privati che sarebbe garantita dal consorzio per altri 300 milioni di euro. Alcuni investitori chiedono inoltre di conoscere i numeri che probabilmente la Banca fornirà nel prospetto che accompagnerà l’aumento di capitale. L’altra considerazione da fare è che non esiste un piano B, i vari soggetti interessati a livello nazionale e internazionale hanno lavorato per questa unica soluzione. Mi preme ricordare che altre ipotesi erano possibili, una di queste era stata proposta anche da Per Siena. Ipotesi che non vedo del tutto tramontata, ma se ne riparlerà fra qualche mese. Così come a nulla sono serviti gli allarmi che sono stati detti più volte anche in Consiglio comunale sulla situazione contestuale nella quale si vuole fare l’aumento. Grava su tutto l’impossibilità di avere le coperture politiche necessarie in un momento in cui il vecchio governo sta per terminare e il nuovo non si è ancora insediato. Quindi una grandissima difficoltà nel governare i processi e francamente non invidiamo l’amministratore delegato che sta cercando di risolvere problemi non di facile soluzione. In questo contesto si inserisce la discussione circa il ruolo che la Fondazione Monte dei Paschi potrebbe giocare per venire incontro alla Banca: un intervento da trenta milioni di euro. A questo proposito è necessario fare alcune considerazioni. La Fondazione ha ottenuto un rimborso dalla Banca di 130 milioni a fronte di una richiesta iniziale di circa tre miliardi di euro. Restituirne 30 vorrebbe dire aver percepito 120 milioni denaro che per la missione della Fondazione non è di poco conto. In più la triste storia della Fondazione è dovuta al fatto che nel passato è stata cannibalizzata dai continui aumenti di capitale a favore del Monte dei Paschi. Inoltre è necessario ricordare che la Banca non potrà distribuire utili fino al 2026 con riferimento al bilancio del 2025. Bene, tutto ciò per memoria. Le pressioni sono forti a fronte di una partecipazione della Fondazione nel Monte che ammonta all 0,003% che prima del raggruppamento delle azioni valeva circa quarantamila euro e oggi non vale più di diecimila euro, euro più euro meno. Allora come si giustificherebbe un intervento da trenta milioni di euro, solo sul piano della narrativa storica e nulla più. Esistono, comunque, degli strumenti che in qualche modo possono garantire meglio l’intervento della Fondazione. E noi per non fare torto al nostro modo di lavorare ne proponiamo uno quello: di ricorrere a dei bond AT1, Additional Tier 1. Non sono degli equity puri permettono, comunque, l’aumento di capitale del Monte garantendo il sottoscrittore. Ci sono dei rischi ma molto limitati e nel caso della Banca ex senese difficilmente realizzabili. Un fallimento, cosa che crediamo impossibile per il Monte. La trasformazione in equity nel caso che la Banca scenda sotto un certo valore dei ratios patrimoniali. In questo caso i bond sarebbero trasformati in equity, con un valore diverso, ma comunque rimarrebbero delle azioni. Anche questa situazione ci sembra molto lontana da diventare possibile. Perché questa proposta? Semplicemente perché si comprende che si voglia fare tutto il possibile per aiutare la Banca in questo momento e per non sentirsi in colpa per non aver fatto nulla. Ma fuori da questa proposta e ricorrendo ad un aumento “classico” ritorneremmo a quel periodo del passato che è meglio dimenticare in cui gli aumenti di capitale si sommavano ad aumenti di capitale anche perché quello di cui stiamo parlando non sarà certamente l’unico.