I due leader divisi su tutto tengono insieme i gruppi parlamentari da separati in casa. Il leader di Iv annuncia tre proposte di legge, tra cui l’elezione diretta del premier. Ma il segretario di Azione chiarisce: “Non la firmiamo”
ROMA — «Io sono un jukebox, rispondo a tutte le domande, anche in un dibattito con il ministro Sangiuliano su un libro, nel caso il ministro l’abbia letto…». È Matteo Renzi-show, pre-ferie del Parlamento. L’ex premier e leader di Italia viva deposita tre disegni di legge, firmati in conferenza stampa a Palazzo Madama, in favore di telecamere. Uno è sull’elezione diretta del premier: è la mossa per stanare la premier Giorgia Meloni, il centrodestra e anche l’ex partner Carlo Calenda. Tra Renzi e Calenda siamo alle ultime scintille.
A sfrangiare ancora di più un rapporto politico già al capolinea è stata la cena al Twiga di Forte dei Marmi dove, attovagliati allo stesso tavolo, c’erano i renziani Francesco Bonifazi, Maria Elena Boschi, Luciano Nobili con la ministra Daniela Santanchè, famiglia e amici. Cena bollata come “inopportuna” da Azione, il partito di Calenda. Renzi prova ieri a dribblare, senza attaccare direttamente. Ma a buon intenditore poche parole. Parla dei «grillini dell’anti grillismo ». Peraltro tutto il dibattito politico di questi giorni, stoccate di Calenda incluse, è «fuffa». Per chiarire meglio ripete: «A me non interessa dove va a cena Bonifazi, come non mi interessa dove va a cena Richetti. Mi interessa che quando vanno in aula portino avanti gli interessi degli italiani. Imbastire una polemica sulle cene è la stagione del grillismo di prima maniera. Parafrasando Pasolini si potrebbe dire che è il grillismo degli anti grillini. Spero che le sentenze della Consulta abbiano lo stesso spazio delle cene di Bonifazi». Intanto ci sono atti parlamentari che si possono discutere e votare, anche ad agosto: è l’appello al presidente del Senato, Ignazio La Russa di ridurre da 5 a 4 settimane le ferie dei senatori. L’elezione diretta del premier su cui – dice Renzi – ci sono state «chiacchiere, chiacchiere, chiacchiere e 9 mesi di melina», sarà sottoscritta da Calenda? «Chiedetelo a lui», taglia corto. E Calenda prende le distanze e declina l’invito: «Non la firmiano. Non esiste in nessun Paese al mondo perché prevederebbe lo svilimento del presidente della Repubblica (non eletto) e l’impossibilità di cambiare premier senza andare alle elezioni. Siamo poi contrari al presidenzialismo perché il presidente della Repubblica è l’unica figura di unità nazionale. Siamo favorevoli al rafforzamento dei poteri del premier».
Amen. Anche su questo il Terzo Polo è estinto. Però c’è la questione europee. Perciò il leader di Iv non vuole spezzare la corda. I gruppi parlamentari Iv-Azione meglio che restino uniti per ora. Spiega Renzi: «Io sono fermo a quello che ci siamo detti in una riunione chiusa all’unanimità, non mi sentirete mai fare attacchi personali. Se nelle prossime settimane si vorrà fare chiarezza, penso che si dovrà indicare il percorso per le europee. C’è uno spazio enorme per i riformisti. Se si vuole costruire quello spazio noi ci siamo, il menù del Twiga è un’altra cosa ». Si scrolla anche il sospetto di complicità con il governo: «Se domani si va in aula, io voto la sfiducia al governo Meloni. Ma non abbiamo mai immaginato di usare le vicende giudiziarie per attaccare gli avversari». Quindi non ha votato la sfiducia a Santanchè.
Altri punti di divisione tra Renzi e Calenda: la proposta di tutte le opposizioni sul salario minimo non vede d’accordo Renzi, che ieri ne presenta una propria. Commissione parlamentare sul Covid: bene per Renzi (che ne vorrebbe la presidenza per Iv), «una perdita di tempo», secondo Calenda. Su Marco Cappato candidato alle suppletive di Monza: Azione lo appoggia. Renzi? «Decideremo, ma bisogna vedere se si corre per vincere o per partecipare». Piccolo divertissement estivo: la foto di Pier Ferdinando Casini in pantaloncini e canotta che Renzi mostra sul telefonino a inizio conferenza stampa.