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16 Dicembre 2022La giornata conclusiva della settimana di scioperi generali regionali indetti da Cgil e Uil contro la manovra del governo Meloni vedrà oggi fermarsi i lavoratori di Basilicata, Emilia Romagna, Liguria, Lombardia, Molise, Toscana e Lazio.
In Alto Adige, Campania, Friuli, Sardegna invece lo sciopero sarà solo della Cgil.
Maurizio Landini concluderà la manifestazione che si terrà a Roma, in piazza Madonna di Loreto, a partire dalle ore 10. Sempre a Roma ma a piazza Santi Apostoli dalle 14 si terrà la manifestazione nazionale dei pensionati dello Spi Cgil. Nel Lazio la protesta è stata allargata a 24 ore e dunque si prevedono disagi specie nel settore dei trasporti così come probabili sono sospensioni nelle lezioni in scuole e università.
DOPO LE MOBILITAZIONI già svolte in Calabria (12 dicembre), Sicilia e Umbria (13 dicembre), Puglia, Trentino, Valle d’Aosta e Veneto (14 dicembre), Marche, Abruzzo e Piemonte (ieri), si tratta della giorno clou della mobilitazione.
Le richieste di Cgil e Uil sono chiare: decontribuzione al 5% per i salari fino a 35.000 euro, una riforma fiscale progressiva (quindi niente flat tax), tassazione degli extraprofitti allargato per un contributo straordinario di solidarietà, rivalutazione delle pensioni, risorse per l’istruzione e la sanità, cancellazione della legge Fornero, con l’uscita flessibile dal lavoro a partire dai 62 anni o con 41 anni di contributi.
Gli scioperi contro la legge di bilancio continuano però a dividere il fronte confederale. Ieri la Cisl ha tenuto l’assemblea nazionale dei delegati, assise scelta dal segretario Luigi Sbarra per spiegare la posizione sulla manovra: «La Cisl ha un giudizio un po’ diverso sulla legge di bilancio, diamo un giudizio articolato. Vediamo luci che pensiamo vadano valorizzate, e ombre sulle quali ci stiamo mobilitando. Noi – continua Sbarra – pensiamo che questo sia il tempo della responsabilità. Forze politiche e sociali devono remare tutte nella stessa direzione per aiutare il paese. Senza urlare alla luna, senza demagogia, parlando e divulgando nei luoghi del lavoro e nel territorio il linguaggio della verità: è con questo spirito che vogliamo tenere la barra dritta su un’agenda sociale che metta al centro lavoro, persone, crescita e sviluppo».
Sbarra crede dunque al governo: «Il premier Giorgia Meloni si è impegnata a migliorare alcune misure nel corso dell’iter parlamentare. Noi ci crediamo e continuiamo a spingere che questo si realizzi. Un impegno forte per noi che porteremo avanti senza infiammare i rapporti sociali e le relazioni industriali».
E ATTACCANDO DIRETTAMENTE i cugini confederali, Sbarra usa termini forti: «Sulla manovra non si può dire, se non in malafede, che non c’è nulla di positivo. Cgil e Uil anche l’anno scorso fecero sciopero contro la manovra del governo Draghi».
IL PROBLEMA PER LA CISL è che i miglioramenti promessi da Meloni sono infinitesimi e soprattutto non toccano le richieste principali dello stesso sindacato guidato da Sbarra: «Bisogna assicurare la piena indicizzazione delle pensioni rispetto all’inflazione – ha detto Sbarra -. Bene l’intervento per la perequazione delle pensioni base, ma bisogna alzarla anche a quelle medie. Consideriamo questa una grande priorità. Poi dobbiamo tornare indietro rispetto ai troppi vincoli su Opzione Donna. Pensiamo che occorra assicurare gli attuali requisiti ed evitare forme di discriminazione». Secondo Sbarra «dobbiamo alzare l’importo per l’esonero contributivo» a chi assume donne e giovani. La Cisl ritiene che «la misura positiva del taglio del cuneo fiscale vada alzata a 35.000 euro».
NIENTE DI TUTTO QUESTO è previsto negli emendamenti allo studio del governo. E dunque la Cisl porterà a casa solo briciole rispetto alle proprie richieste. Specie per pensionati e lavoratori della sanità, le due categorie più colpite dalla manovra. L’unica forza politica a fare sponda alla Cisl è infatti Forza Italia con Roberto Pella, uno dei relatori della manovra, che considera «tra le proposte in cerca di fondi anche quella arrivata dalla Cisl della rivalutazione piena delle pensioni da 4 a 5 volte il minimo». Difficile però che venga ascoltato dal governo che ha dimostrato ben altre priorità.