L’ Unione
Europea è cerebralmente defunta. Alla prova della guerra si è rivelata inutile per risolverla. Nei tre anni di conflitto in Ucraina non ha saputo articolare uno straccio di proposta per farlo cessare. Nata all’ombra della Nato, nella pace e per la pace, quale braccio economico del sistema euroatlantico promosso dagli Stati Uniti, si svela ormai obsoleta. Esattamente come la Nato, la cui dipartita era stata anticipata con notevole lungimiranza da Macron nel 2019, durante il primo mandato Trump. Con parole che suonano attualissime: “Guardiamo le cose in faccia. Ci sono degli alleati che sono insieme in una stessa regione del pianeta e non c’è nessun coordinamento delle decisioni strategiche degli Stati Uniti con questi alleati”.
Allora si trattava di proteggere i curdi dalla Turchia, formalmente alleata della Francia, di fatto considerata ostile da Parigi. Oggi l’imperativo è salvare l’Ucraina prima che si dissangui completamente e/o che l’invasione russa si sveli prodromo della terza guerra mondiale.
Sono gli stessi soci dell’Ue che ne certificano l’inservibilità. Leggiamo la lista degli invitati al summit “europeo” di emergenza a Londra, seguito di quello del 17 febbraio a Parigi. Le virgolette sono d’obbligo. Anzitutto perché si è svolto in una capitale extracomunitaria. Poi perché vi hanno partecipato Canada e Turchia, soci della Nato ma non dell’Ue. Il primo anche in quanto paese minacciato di annessione dagli Usa, il secondo perché grande potenza in ascesa prossimo all’area bellica, oltre che unico, insieme a Israele, ad aver agito da mediatore fra Kiev e Mosca. Manca all’appello mezza Unione Europea, tra cui i tre paesi baltici — Estonia, Lettonia, Lituania — che sarebbero probabilmente le prime vittime di un attacco russo se il conflitto finisse fuori controllo.
Il motore di questo inedito quanto raffazzonato schieramento euroatlantico — che ieri non è andato al di là di una dichiarazione di buone intenzioni in quattro vuoti punti — è la coppia nucleare Francia-Regno Unito.
Potenze atomiche che se anche riunite non avvicinano minimamente l’arsenale russo, al quale solo l’americano è comparabile. Ma questo passa oggi il convento occidentale orfano dell’America.
Tanto sconvolgimento nasce dalla decisione americana di promuovere un negoziato di pace fra Russia e Ucraina partendo dall’intesa con Putin e continuando con la crisi dei rapporti con Kiev. Tale da indurre lo speaker della Camera dei rappresentanti, il repubblicano Mike Johnson, a dire quello che Trump e Vance lasciano intuire: la pace deve passare per le dimissioni di Zelensky.
Stiamo assistendo in diretta alla dissoluzione dell’asse euroatlantico. Apparente trionfo di Russia e Cina. Non fosse che a promuoverlo è l’America, fino a ieri avversaria di entrambe. Colpo di sole? Follie trumpiane destinate a rientrare? Niente affatto. È venuto a galla il risentimento americano nei confronti degli europei. Visti da Washington, colpevoli di aver scatenato due guerre mondiali e di aver goduto a sbafo, nel lungo dopoguerra, della protezione a stelle e strisce.
Gli Stati Uniti avevano deciso di restare in Europa dopo la fine della seconda guerra mondiale per farne la loro prima linea di difesa contro l’Unione Sovietica. Poi nei confronti della Russia. Ora che i russi si sono svelati molto meno efficaci militarmente di quanto gli atlantici immaginassero — tanto da perdere centinaia di migliaia di uomini senza prendere Kiev né Odessa né Kharkiv — l’establishment strategico americano non valuta più Mosca una minaccia reale. Prova quindi a staccarla dall’abbraccio di Pechino, dopo avercela gettata nove anni fa. Di più: scaduti i travestimenti, ciascuno viene considerato secondo il suo peso specifico. Ci si confronta fra grandi potenze militari, gli europei seguiranno. E se non lo faranno, peggio per loro.
In tale contesto, non stupisce che la maschera dell’Unione Europea risulti inservibile. Di qui a considerare gli esperimenti di Parigi e Londra come premessa di un ruolo meno passivo dei principali paesi europei nella rivoluzione geopolitica in corso, molto ne corre.
Bisogna riconoscere a Trump il merito di averci riportato alla realtà, per noi europei assai sgradevole. Sappiamo quel che non siamo più. Né più torneremo a essere. Urge riflettere su che cosa possiamo volere. Vale anche per noi italiani. Anzitutto, serve la pace in Ucraina alle condizioni meno peggiori possibili e con decenti garanzie di sicurezza per Kiev, scontando che senza americani non se ne farebbe nulla. Su questo Roma può contribuire. In fondo, siamo stati l’unico paese europeo a proporre uno schema di soluzione negoziale della guerra un mese dopo che era scoppiata, poi inopinatamente depositato in un cassetto del segretario generale dell’Onu, dov’è ovviamente marcito.
All’ordine del giorno è la ricostruzione di un equilibrio paneuropeo all’interno di un compromesso strategico fra Stati Uniti, Russia e Cina. Prima e non dopo la terza guerra mondiale. Perché il dopo è in dubbio.