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25 Febbraio 2023Dopo quasi nove ore di camera di consiglio, mentre fuori dal “Palazzaccio” di Roma la tensione inizia a salire oltre il trascurabile – perché il centinaio di anarchici in attesa fin dalle 11 del mattino già mostrava poca pazienza benché tanti propositi di lotta a muso duro (e qualcuno si era spinto addirittura a minacciare «l’inferno per i ricchi in questo Paese, se Cospito dovesse morire») – arriva la sentenza della Cassazione. La Prima sezione presieduta dalla magistrata Angela Tardio ha rigettato il ricorso contro la decisione del Tribunale di sorveglianza di Roma proposto dall’avvocato Flavio Rossi Albertini, legale dell’anarchico che è in sciopero della fame dal 20 ottobre scorso, e ha condannato «il ricorrente al pagamento delle spese processuali». Alfredo Cospito resta dunque al 41 bis.
RIGETTATA PERFINO la richiesta dello stesso Avvocato generale della Cassazione, Pietro Gaeta, che, nel parere depositato l’8 febbraio e siglato anche dal Procuratore generale Luigi Salvato, aveva proposto la revoca del regime penitenziario speciale cui è sottoposto il detenuto anarchico dal maggio 2022, e aveva chiesto il rinvio degli atti al Tribunale di sorveglianza per un «compendio argomentativo del relativo provvedimento impositivo» del 41 bis.
In piazza Cavour, blindata fin dal mattino da un imponente schieramento di forze dell’ordine, il gruppo di anarchici può solo urlare tutta la sua rabbia. Volano parole grosse e qualche minaccia, ma il presidio viene subito sciolto, gli striscioni che definiscono l’ergastolo ostativo e il 41 bis come «tortura di Stato» vengono arrotolati, e i manifestanti abbandonano alla spicciolata il piazzale. In pochi minuti la notizia però arriva tramite tv all’ospedale San Paolo di Milano dove Cospito è ricoverato da un paio di settimane e dove aveva ripreso lentamente ad assumere integratori, rincuorato dalla requisitoria del Procuratore generale della Cassazione. Immediata, ieri sera, la sua decisione – già preannunciata – di interrompere di nuovo ogni forma di alimentazione e ricominciare il suo sciopero della fame fino alla morte. Che «arriverà presto», secondo Cospito, a quanto si apprende da ambienti sanitari. «Spero – avrebbe detto l’anarchico – che qualcuno dopo di me continuerà la lotta».
PER L’AVVOCATO ROSSI ALBERTINI, che potrà vedere il suo assistito solo lunedì (mentre oggi il detenuto sarà visitato dal suo nuovo medico di fiducia), il verdetto equivale «ad una condanna a morte». «Volevano il martire e lo avranno», ha commentato a caldo amareggiato. «Leggendo i pareri favorevoli della Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo, della Direzione distrettuale antimafia e del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria inviati al Ministro – aggiunge poi il difensore di Cospito – avevamo capito che la decisione ministeriale fosse stata politica e non giuridica. Avevo maturato qualche speranza dopo che per ben due volte la Cassazione aveva anticipato l’udienza, e dopo la lettura della requisitoria del Pg Gaeta pensavamo che il diritto potesse tornare ad illuminare questa buia vicenda. La decisione di questa sera (ieri sera, ndr) dimostra che ci sbagliavamo».
«PRENDIAMO ATTO della decisione – commenta uno stringato comunicato del ministro Nordio – Come più volte illustrato in Parlamento, essa attiene al procedimento giurisdizionale di competenza esclusiva della magistratura nella sua piena autonomia e indipendenza».
Ma se Nordio aveva sperato in una via d’uscita offerta dal Comitato nazionale di Bioetica – al quale aveva chiesto di esprimersi su quali margini di autodeterminazione in materia di fine vita e di trattamenti sanitari obbligatori potesse avere una persona detenuta che sceglie volontariamente di rischiare la morte con lo sciopero della fame – dovrà cercarne altre. Perché, a poche ore dalla decisione della Corte di Legittimità, il Comitato nazionale di Bioetica ha fatto sapere con una nota formale che bisognerà attendere ancora per avere il parere richiesto dal Guardasigilli. In sostanza, alla domanda di Nordio se Cospito avesse il diritto di rifiutare l’alimentazione forzata e i trattamenti sanitari offerti per salvargli la vita, i bioetisti di Stato, dopo due giorni di riunioni plenarie, hanno «ritenuto di proseguire l’analisi al fine di ottenere la massima convergenza possibile con riguardo alle delicate e complesse problematiche sottese, nel rispetto di tutte le posizioni sino ad ora emerse».
NESSUNA SPONDA, perciò, per il Guardasigilli. Al quale l’associazione Antigone rivolge un ulteriore appello, visto che «la Cassazione si muove su un profilo di pura legittimità del provvedimento». L’augurio è «che anche alla luce di altri pareri, Nordio possa rivedere la sua decisione, anche perché il regime di 41bis nasceva con altre finalità e non per contrastare ogni tipo di criminalità». Di carattere puramente umanitario è invece l’appello di Amnesty International: «La nostra posizione – riferisce il portavoce italiano Riccardo Noury – resta quella legata alle condizioni di salute di Cospito, rispetto alle quali la persistenza del regime del 41bis continua ad avere un carattere del tutto afflittivo».
E se da Madrid si leva dura la prima reazione degli anarchici – «Stato italiano assassino», è scritto su uno degli striscioni issati davanti all’ambasciata italiana – sale l’attenzione per le tensioni che potrebbero scoppiare anche a Milano, Roma e in altre città europee.
L’ultima chance giudiziaria per Cospito è ancora nelle mani del Tribunale di Sorveglianza di Roma che dovrà pronunciarsi sul ricorso presentato da Rossi Albertini contro il «no» di Nordio. «Il sipario in democrazia non si chiude mai, le istanze democratiche non sono mai dei muri», ricorda la Capogruppo di Alleanza Verdi e Sinistra alla Camera Luana Zanella replicando al capogruppo di FdI alla Camera Tommaso Foti che vorrebbe far calare il silenzio su una vicenda dalle mille contraddizioni. Ma umana, non teatrale.