Quella rabbia disperata e solitaria contro chi non è venuto a salvarti
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31 Ottobre 2023L’analisi
Una strategia forse preparata da tempo, insieme agli attacchi. O una mossa disperata per frenare l’avanzata di Israele a Gaza e dividere il suo fronte interno. Hamas sfrutta cinicamente gli ostaggi diffondendo un video di 76 secondi, nel quale tre donne verosimilmente rapite il 7 ottobre e tenute in ostaggio nella Striscia implorano il proprio governo di permettere la loro liberazione con uno scambio di prigionieri. Lo schema psicologico è ben noto: i sequestrati vengono mostrati per suscitare angoscia e pietà. Il loro messaggio è colpevolizzante per quelli della loro parte e non per i propri carnefici. Siete voi – si dice – che non volete la nostra salvezza, rifiutando di trattare. In questo caso, il messaggio può fare più presa perché in Israele è aperta la ferita della mancata difesa del 7 ottobre e lo stesso premier è sotto accusa da una parte della popolazione per la sua conduzione della crisi. La risposta di Netanyahu non è stata particolarmente convincente, anche se poi la notizia di un blitz in cui una soldatessa è stata salvata dallo Shin Bet dà più credibilità agli annunci sui possibili successi nello scovare i covi nei quali sono tenuti i cittadini israeliani catturati.
Come si muoveranno ora il governo e l’esercito? Come proseguirà il braccio di ferro Hamas? Domande complesse. Le truppe israeliane avanzano nella Striscia ma non è facile individuare il luogo in cui sono trattenute le tre donne e liberarle senza danni. Nello stesso tempo, concedere la scarcerazione di tutti i palestinesi attualmente nelle carceri del Paese, stimati in circa 6.000, non sembra nelle intenzioni dei vertici politici. Proclamare che si vuole eliminare totalmente Hamas e poi rimettere in circolazione militanti e anche qualche capo e stratega di medio livello del movimento sarebbe una contraddizione difficile da spiegare. In questa fase, i fondamentalisti non hanno minacciato l’uccisione dei circa 230 ostaggi e delle tre donne in particolare. Ma potrebbero farlo nei prossimi giorni, per aumentare la pressione sull’opinione pubblica.
Spingersi ad assassinare qualche prigioniero e mostrarne il cadavere sarebbe mediaticamente una mossa che potrebbe alienare ulteriore simpatia per Hamas anche in chi è disposto a concedere credito alla resistenza terroristica. Ma l’eccidio del 7 ottobre non lascia spazio a troppo ottimismo sui limiti dell’orrore.
Resta la carta di una breve tregua che Israele potrebbe concedere per permettere ad altri civili di spostarsi all’interno della Striscia e fare giungere più viveri e materiale sanitario, ottenendo come contropartita il rilascio di almeno un primo gruppo di rapiti.
Ma anche questo scenario appare molto remoto. L’invasione di Gaza via terra prosegue con grande spiegamento di mezzi da parte di Tel Aviv e con apparente scarsa considerazione delle vittime collaterali. La tragedia del Medio Oriente minaccia di proporci presto altre pagine di crudeltà.