Lo sciopero dei trasporti – e non quello delle altre categorie – sarà consentito solo dalle 9 alle 12, mentre non si svolgerà nel settore aereo. Il 17 novembre, quindi, per i sindacati si tratterà di uno sciopero generale che non verterà solo sui temi della Manovra di bilancio, ma anche per difendere il diritto di sciopero. Le manifestazioni si svolgeranno in tutte le regioni del Centro Italia e la manifestazione più rilevante è prevista a Roma in piazza del Popolo. “A questo punto sarà ancora più partecipata”, si commenta nelle sedi sindacali.
Uscendo dall’incontro al ministero, Cgil e Uil hanno espresso reazioni simili: “Riconfermiamo le ragioni dello sciopero e soprattutto la natura della mobilitazione che è e resta uno sciopero generale”, ha detto la segretaria confederale Cgil, Maria Grazia Gabrielli. “Non siamo soddisfatti né del lavoro della Commissione né del ministro”, ha sottolineato Emanuele Ronzulli della Uil. “Andremo avanti con il nostro percorso. Abbiamo capito che il ministro, anche se avessimo proclamato lo sciopero in un’unica giornata, avrebbe avuto lo stesso atteggiamento e questo ci preoccupa rispetto al futuro e glielo abbiamo detto”.
La questione è apparentemente complessa, anche per le modalità un po’ complicate in cui questo sciopero generale è stato proclamato. Sarà generale per tutte le categorie, ma suddiviso per aree geografiche. Il 17 novembre sciopera il Centro Italia, ma alcuni settori sono stati esclusi – acqua, carburanti, elettricità, energia e petrolio, farmacie, gas – mentre nel settore trasporti sarebbe dovuto essere uno sciopero generale nazionale.
In questa articolazione variegata si è inserita la Commissione di Garanzia sugli scioperi – rimaneggiata recentemente dai presidenti delle Camere, a cui spetta la nomina e composta da membri perfettamente in linea con il governo Meloni – che ha fatto da braccio armato all’operazione di Salvini sostenendo che quello dei trasporti non è uno sciopero generale e quindi non può beneficiare della disciplina riservata a quest’ultimo. Sarebbe dovuto essere ridotto o addirittura spostato.
Per i sindacati una interpretazione indebita frutto del progetto attuale di Salvini: interpretare l’uomo forte del governo e intestarsi la presunta voglia di tranquillità dei cittadini colpiti dagli scioperi. Modalità che da quanto filtra da Palazzo Chigi non piace molto a Giorgia Meloni secondo cui una questione burocratica è stata trasformata indebitamente in questione politica con l’effetto, tra l’altro, di conferire a Landini un ruolo più forte di oppositore del governo.
In Cgil e Uil sono consapevoli che la precettazione ridurrà drasticamente il potenziale dello sciopero dei trasporti. Le sanzioni previste dalla legge 146/90 sono sia disciplinari “proporzionate alla gravità dell’infrazione”, ma anche economiche per un ammontare tra i 2.500 e i 50.000 euro che possono essere raddoppiati, quindi fino a 100 mila euro, “se l’astensione collettiva viene effettuata nonostante la delibera di invito della Commissione di garanzia” che è il caso in questione. Ai sindacati, poi, sono sospesi i permessi sindacali retribuiti e possono essere esclusi dalle trattative alle quali partecipino per un periodo di due mesi dalla cessazione del comportamento. Si vedrà in piazza venerdì prossimo l’effetto di questa disfida che oggi avrà due passaggi ancora significativi: audizione in Parlamento per la presidente della Commissione scioperi e poi nel pomeriggio conferenza stampa congiunta di Landini e Bombardieri.