ROMA — «Guardi, ne ho parlato anche con la renziana Raffaella Paita. Fanno bene Matteo Renzi e Forza Italia a dire no alla riduzione della soglia di sbarramento per le Europee. Ma adesso occorre mettere da parte alcuni personalismi e lavorare a un cantiere comune per una lista del centro forte, evitando che facciano il pieno solo due partiti in Italia». L’ex ministro dem Beppe Fioroni passeggia dietro Montecitorio e cerca di decifrare quel “no” secco arrivato da Antonio Tajani e da Matteo Renzi appena circolata la notizia, pubblicata da Repubblica, sull’ipotesi di cambiare la legge elettorale per l’Europarlamento riducendo la soglia di sbarramento dal 4 al 3 per cento. Perché quelli che potrebbero esserne i principali beneficiari si sono affrettati a dire subito no? La risposta è che certamente unaconseguenza chiara del no a cambiare la soglia conferma l’avvio di un dialogo, seppure in nuce, tra tutte le forze che si richiamano al centro per evitare un bagno di sangue alle prossime elezioni europee: da Forza Italia a Noi Moderati, dall’Udc passando anche per Il Centro, il neo partito di Renzi dopo la rottura con Azione di Calenda.
Dialoghi sottotraccia, smentitiufficialmente dai vertici, a partire dall’ex presidente del Consiglio ed ex segretario del Pd, che ribadisce il sostegno in Europa a Emmanuel Macron e l’intenzione di restare nei liberali europei e non entrare nel Partito popolare. Ma che qualcosa si stia muovendo sottotraccia è evidente, e lo dimostra anche la risposta piccata di Maurizio Lupi di Noi Moderati che aveva chiesto di abbassare la soglia proprio per evitare listoni. Risposta che non a caso tira in ballo Renzi, come a mettere le mani avanti: «Quello della soglia di sbarramento alle elezioni europee del 3 per cento non è un tema su cui fare le barricate — ribadisce Lupi — ma a chi dice che concedendo una soglia di sbarramento più bassa si fa un regalo a Renzi, io dico che bisogna stare attenti perché a furia di rincorrerlo lo facciamo diventare ciò che non è. Lui prende la sua iniziativa politica, legittimamente, come ha già fatto distruggendoquella del Terzo Polo con Calenda ». Tradotto: Lupi è contrario a listoni con più simboli, a meno che non ci sia chiaramente una lista dei Popolari europei, ma teme il dialogo possibile tra Renzi e Tajani e vuole avvertire l’alleato.
Il segretario di Forza Italia non vuole chiaramente cedere al simbolo del partito in nessun modo e spinge per far diventare Fi l’aggregatore di questo mondo di centro con faro il Partito popolare europeo. Ma allo stesso tempo è tentato da un listone più ampio anche per evitare di contarsi: listone che dovrebbe a questo punto aggregare il centro tutto. Compreso, perché no, quello appena inaugurato da Renzi, che in casa azzurra molti vedono come possibile frontman di un’area moderata.
L’ex segretario dei dem comunque al momento gonfia il petto e si dice sicuro di andare da solo perché «se non arriviamo al 4 per cento il nostro progetto non funziona », come ha detto ragionando con i suoi. Ma sondaggi alla mano, e soprattutto visti i pochi soldi in campo per fare una campagna elettorale a tappeto e nazionale in solitaria, anche dentro Il Centro con la benedizione dei leader c’è chi dialoga con Forza Italia e con un pezzo di Azione, riferimento Mara Carfagna, per provare a lanciare un grande cantiere moderato per una lista unica in vista delle Europee.
Una lista che eviti conte interne e possibili deblacle alle Europee che potrebbero distruggere progetti che puntano alle prossime elezioni politiche in Italia.