luca monticelli
Di questi tempi quando si accosta Paolo Savona al centrodestra la polemica è assicurata. Anche ieri in Parlamento ci sono stati attimi di tensione quando la commissione d’inchiesta sul sistema bancario ha deciso di far saltare l’audizione del presidente della Consob, fissata alle 12 da oltre un mese. Poco più di un’ora prima della convocazione il numero uno dell’autorità nazionale per le società e la Borsa è stato avvisato che non avrebbe potuto tenere la sua relazione, quando l’auto era ormai pronta a partire verso il centro di Roma. Il presidente della commissione sulle banche Pierantonio Zanettin, senatore di Forza Italia, spiega che il rinvio è dovuto esclusivamente all’accavallarsi dei lavori parlamentari: il voto in aula per la legge sugli animali e il decreto sicurezza approdato ieri pomeriggio in commissione Giustizia a Palazzo Madama. Per quel che riguarda l’esame dell’aula, il via libera si è concluso intorno alle 13.30, ma le tempistiche erano note dal giorno precedente, mentre il termine per la presentazione degli emendamenti al decreto sicurezza è stato stabilito alle 15. Tra le fila dell’opposizione serpeggia addirittura l’ipotesi di un intervento del governo per indurre la maggioranza a rimandare il dibattito con Savona, per non alimentare lo scontro interno al centrodestra sull’Ops di Unicredit a Banco Bpm. Una ricostruzione smentita dello stesso Zanettin: «Tanti colleghi mi hanno chiesto di annullare l’audizione a causa di altri impegni, anche dell’opposizione». Sta di fatto che l’incontro con Savona in Parlamento non è stato ricalendarizzato e l’intenzione della commissione sembra essere quella di richiamare la Consob a luglio. Infatti, le audizioni della commissione banche solitamente si tengono il giovedì e le caselle future sono già tutte occupate. La settimana prossima c’è la campagna per i referendum e non si farà nulla; il 12 giugno ci sarà l’audizione del presidente dell’Ania Giovanni Liverani; il 19 giugno toccherà al numero uno dell’Acri Giovanni Azzone e il 26 giugno al Mef (ma non verrà il ministro Giorgetti).
Le ultime dichiarazioni di Savona risalgono alla settimana scorsa, quando ha ventilato la possibilità di dimettersi dalla Consob se considerato «sgradito» dal governo. All’economista sardo diversi esponenti di Fratelli d’Italia imputano di aver sconfessato la linea di Palazzo Chigi sul Golden power, reo di aver allungato di trenta giorni l’Ops di Unicredit su Bpm. Critiche che probabilmente sarebbero state reiterate in audizione.
Intanto non si placa lo scontro sul Golden power. Ieri il ministro Antonio Tajani è tornato a chiedere una modifica del Dpcm che obbliga Unicredit a cessare le proprie attività in Russia. Secondo il leader di Forza Italia, i nove mesi di tempo accordati all’istituto di piazza Gae Aulenti devono essere effettivi, quindi dal momento in cui l’offerta di Unicredit verso Banco Bpm entra nel vivo, «non dall’approvazione del decreto». Nonostante Matteo Salvini neghi tensioni, Tajani non molla: «Lo Stato deve dare buone regole, poi la partita la giocano coloro che sono in campo, io continuerò a battermi per questo».